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Il Foglio Rassegna Stampa
28.09.2006 Iraq e terrorismo jihadista
quello che davvero dice il rapporto dell'intelligence americana

Testata: Il Foglio
Data: 28 settembre 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «In Iraq ci sono nuovi terroristi ma c’è anche la chance di battere il jihad»
Dal FOGLIO del 28 settembre 2006:

New York. George W. Bush ha tolto il segreto alle quattro pagine di conclusioni del National Intelligence Estimate, il documento di valutazione delle minacce terroristiche che riassume le analisi delle sedici agenzie di sicurezza americane. Il testo contiene indicazioni molto vaghe, prevedibili e per certi versi anche contraddittorie sullo stato della guerra al terrorismo jihadista, come se le agenzie di intelligence – ancora scottate dai precedenti e clamorosi errori – non avessero voluto escludere alcuna interpretazione dei fatti.
Il succo del testo è questo: al Qaida è stata smantellata, ma il successo dell’azione antiterrorismo ha creato una maggiore frammentazione dei gruppi islamisti, oggi di più difficile individuazione. Il movimento jihadista cresce per quattro ragioni, una delle quali è la guerra in Iraq (le altre sono la corruzione delle dittature locali, l’assenza di riforme politiche ed economiche e l’antiamericanismo), sicché in futuro la loro pericolosità potrebbe aumentare. Gli analisti, però, affermano che la minaccia di questi gruppi privi di strategia globale resta comunque inferiore a quella posta da al Qaida. Secondo quanto si legge nel documento, un maggiore pluralismo, la democrazia e le riforme politiche sono le chiavi per togliere consenso ai terroristi. Il testo aggiunge che a indebolire i jihadisti contribuirà anche la cattura o l’uccisione dei loro capi, come bin Laden o al Zarqawi.
Non c’è solo il fatto che il National Intelligence Estimate sia stato scritto ad aprile, prima cioè che gli americani uccidessero il capo di al Qaida in Iraq, Zarqawi, ma si nota soprattuto che il documento attesta quasi alla lettera quanto detto da Bush in questi mesi, confermando i successi delle operazioni antiterrorismo, ribadendo la reale pericolosità della minaccia e sposando in pieno la strategia di lungo termine per vincere la guerra al jihad. Nei giorni scorsi, però, fonti anonime della Cia avevano fornito ai giornali un’interpretazione differente del documento, come se la comunità d’intelligence avesse redatto un atto d’accusa contro la politica irachena della Casa Bianca. Il testo invece dice una cosa diversa: il fronte centrale di questa battaglia contro il jihad, cioè l’Iraq, ovviamente ha creato una nuova generazione di guerrasantieri, i quali se saranno percepiti come i vincitori saranno in grado di ispirare nuovi militanti pronti a combattere altrove. Al contrario, se i jihadisti lasceranno l’Iraq da sconfitti, nel mondo ci saranno meno terroristi disponibili a continuare questa guerra santa. L’intelligence quindi riconosce la crescente e reale minaccia terroristica causata dall’aver fatto diventare l’Iraq il fronte centrale della guerra, ma asserisce che, se il mondo libero riuscirà a sconfiggere in loco il jihad iracheno, le prospettive di sicurezza globali saranno più rosee. In pratica, queste conclusioni sembrano una sconfessione della politica del ritiro dall’Iraq, più che della decisione di invaderlo e di combattere in medio oriente il fronte del jihad.
A questo proposito sembra interessante il contenuto di una lettera trovata a giugno nel quartier generale iracheno di al Qaida subito dopo l’uccisione di Zarqawi, e resa nota l’altro ieri dal Pentagono. Nella lettera, pubblicata soltanto dal New York Sun, i vertici di al Qaida si lamentano dell’estrema debolezza della loro organizzazione in Iraq e in Afghanistan e accusano direttamente Zarqawi di aver fatto allontanare dalla causa quasi tutti i possibili alleati.

Critiche per la pubblicazione parziale
Bush ha deciso di declassificare il documento proprio perché ciascuno potesse giudicare che cosa c’è scritto, senza affidarsi a indiscrezioni parziali volte a danneggiare il Partito repubblicano alle elezioni di novembre. In realtà ha tolto il segreto soltanto alle conclusioni dell’Estimate, tanto che il New York Times – rimasto a corto di argomenti dopo averle lette – ha accusato la Casa Bianca di adottare una “raffinata arte della declassificazione” e ha chiesto quindi di poter leggere tutto il testo che definisce “certamente un rapporto voluminoso”. Il rapporto integrale però è di 30 pagine.
Bush ha annunciato di voler togliere il segreto in una conferenza stampa con Hamid Karzai. Il presidente afghano si è stupito delle critiche e ha ricordato che “queste forze estremiste hanno ucciso per anni in Afghanistan e altrove… sono venuti in America l’11 settembre, ma vi avevano attaccato anche prima dell’11 settembre in altre parti del mondo... avremmo dovuto aspettare che tornassero a ucciderci?”.

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