Il coraggio civile di Oriana Fallaci ricordato da Daniel Pipes
Testata: L'Opinione Data: 27 settembre 2006 Pagina: 0 Autore: Daniel Pipes Titolo: «Oriana Fallaci va onorata per il suo coraggio civile»
Da L'OPINIONE del 27 settembre 2006, un ricordo di Oriana Fallaci, scritto da Daniel Pipes:
Oriana Fallaci è morta il 15 settembre, a Firenze, in Italia. In sua memoria, offrirò all’attenzione dei lettori una presentazione della Signora Fallaci, che ho pronunciato, su sua richiesta, il 28 novembre 2005, in occasione di un evento organizzato in suo onore dal Center for the Study of Popular Culture, diretto da David Horowitz. Il suo intervento di quella sera, al 3 West Club di New York City, è stato in seguito inserito nel suo libro La Forza della Ragione, ed io credo che quella sia stata la sua ultima apparizione pubblica. È un grande piacere per me presentarvi Oriana Fallaci. Nata a Firenze, in Italia, nel 1929, la Fallaci è cresciuta in una famiglia antifascista e suo padre fu un leader nella lotta contro Mussolini. All'età di 14 anni, la Fallaci prese parte alla Resistenza. Per l'attività svolta nel corso della guerra, fu insignita di un'onorificenza consegnatale dal Comandante delle Forze Alleate in Italia. Più tardi, ella ha frequentato l'Università di Firenze.
Sin da piccola ha nutrito la passione per la scrittura. Scrivendo all'età di 9 anni e a 16 (dopo aver mentito sull'età) ciò che ella definì "brevi storie ingenue", iniziò ad occuparsi di argomenti di cronaca e medici. Riporto qui di seguito come la Fallaci ha descritto la sua esperienza di scrittrice: La prima volta che sedetti alla macchina da scrivere, mi innamorai delle parole che emergevano come gocce, una alla volta, e rimanevano sul foglio (…) ogni goccia diventava qualcosa che se detta sarebbe scivolata via, ma sulle pagine quelle parole diventavano tangibili. Con una vena meno poetica, ella ha dichiarato altresì che "ciò che mi induce veramente a scrivere è la mia ossessione per la morte". Successivamente Oriana Fallaci ha scritto per innumerevoli pubblicazioni italiane, europee ed americane, come Il Corriere della Sera, Le Nouvel Observateur, Der Stern, Life, Look, New York Times Magazine, Washington Post e The New Republic. Come corrispondente di guerra, ha seguito i maggiori conflitti del nostro tempo. Ha trascorso sette anni sui campi di battaglia in Vietnam, sia del Nord che del Sud, finendo per essere espulsa dal Vietnam del Sud. Ha documentato le rivoluzioni in America Latina: in Brasile, Perù, Argentina, Bolivia, come pure il massacro di piazza Tlatelolco, a Città del Messico, dove fu una dei due soli superstiti. (Ha partecipato ad una manifestazione di protesta contro la decisione del governo messicano di investire grosse somme di denaro nei Giochi Olimpici del 1968 ed è rimasta ferita alla spalla, alla schiena e al ginocchio da alcune schegge di proiettili sparati dalla polizia messicana).
La Fallaci ha condotto le sue caratteristiche interviste provocatorie a personaggi di spicco, oppure per utilizzare la sua terminologia più colorita a "quei bastardi che decidono delle nostre vite", e tra essi spiccano i nomi di Willy Brandt, Lech Walesa, Muammar Gheddafi, Golda Meir, Ariel Sharon, Haile Selassie, lo Scià di Persia, Indira Gandhi, Zulfikar Ali Bhutto, Deng Xiaoping e H. Rap Brown. Inoltre, ha intervistato importanti personaggi estranei alla politica come Federico Fellini, Sean Connery, Sammy Davis, Jr., Arthur Miller, Orson Welles e perfino Hugh Hefner. È stata l'unica persona ad avere intervistato l'Ayatollah Khomeini, con cui si è intrattenuta sei lunghe ore togliendosi, a un certo punto, indignata il chador. Famosa per le sue tattiche caratterizzate dal condurre delle interviste provocatorie, ella ha pungolato i suoi soggetti a fare delle rivelazioni non volute. "Mi parli della guerra", intimò ad Henry Kissinger in una intervista del 1973, probabilmente quella che gli americani ricordano meglio. Prima di questa intervista Kissinger aveva rivelato alla stampa poche cose della sua vita e della sua personalità. Nel corso della conversazione, la Fallaci incalzò il Segretario di Stato americano affinché spiegasse i motivi che resero un semplice diplomatico così famoso. Egli eluse la domanda, per poi alla fine rispondere: "A volte, mi considero come un cowboy che guida la carovana in sella al suo cavallo, una leggenda del selvatico West, se preferisce".
Così, Kissinger rivelò di considerarsi come un leader solenne ed eroico che controllava la direzione della politica statunitense e che di conseguenza era ampiamente criticato. Perfino anni dopo, Kissinger ha continuato a dire che si è trattata della "conversazione più catastrofica mai avuta con un membro della stampa". Le sue interviste hanno incluso altresì singolari dettagli. Ad esempio ha scritto così di Yasser Arafat: i suoi "folti baffi, com'è d'uopo tra gli arabi, e la sua bassa statura che, insieme alle mani minute e ai piedi piccoli, alle braccia grosse, al tronco massiccio, ai fianchi larghi, al ventre gonfio, lo fanno sembrare alquanto strano". Ella ha descritto la sua testa e il suo viso nei minimi dettagli, osservando che "egli quasi non ha né guance né fronte ed ogni cosa si riassume in una bocca grande dalle labbra rosse e carnose, un naso aggressivo, e due occhi che ti ipnotizzano". Jill M. Duquaine, un biografo, definisce la Fallaci come "la più grande intervistatrice dei tempi moderni". È autrice di 13 libri, tutti eccetto due tradotti in inglese. Complessivamente, sono stati tradotti in 26 lingue e pubblicati in 31 paesi.
Il suo primo volume, I Sette Peccati di Hollywood, è uscito in Italia nel 1956 (e tradotto in inglese nel 1958), con una prefazione di Orson Welles. Il Sesso Inutile: Viaggio intorno alla Donna, è stato pubblicato in Italia nel 1961 (in inglese nel 1964) (si tratta di un reportage su un avvincente viaggio intorno al mondo per conto del settimanale L'Europeo). Penelope alla Guerra, uscito in Italia nel 1962 (in inglese nel 1966) (un romanzo su una giovane donna giornalista desiderosa di far carriera che rifiuta di soddisfare le richieste del fidanzato di rimanere a casa e formare una famiglia). Se il Sole Muore, 1965 (in inglese nel 1966) (una raccolta di articoli sul programma spaziale americano). Gli Antipatici, pubblicato in Italia nel 1963 (in inglese nel 1968). Niente e Così Sia, 1969 (in inglese nel 1972) (sulla Guerra del Vietnam, in cui si schiera dalla parte dei Vietcong), pensiero comune con il nostro ospite di stasera, David Horowitz. Un'Intervista con la Storia, pubblicato in Italia nel 1974 (in inglese nel 1976), una raccolta di alcune delle sue clamorose interviste; il volume è considerato come "uno dei classici del giornalismo moderno". Lettera a un Bambino Mai Nato, edito in Italia nel 1975 (in inglese nel 1976) (un romanzo che è stato definito come "uno dei più bei libri femministi sulla gravidanza, l'aborto e la tortura psicologica"). Un Uomo, uscito in Italia nel 1979 (in inglese nel 1980) (un romanzo basato sul suo legame personale con il poeta greco e leader della resistenza ellenica Alekos Panagoulis). Insciallah, pubblicato in Italia nel 1990 (in inglese nel 1992) (un altro romanzo sulla guerra civile in Libano).
Dopo un silenzio durato dieci anni, la Fallaci ha pubblicato nel 2001 La Rabbia e l'Orgoglio, una risposta alla sfida dell'Islam radicale. Esso ha venduto un milione di copie in Italia e 500.000 nel resto d'Europa. Nel 2004, è la volta di La Forza della Ragione, edito da Rizzoli e che uscirà questo mese in inglese. Il volume ha venduto altresì un milione di copie di Italia. Nel testo, l'autrice arguisce che la caduta dell'Occidente è iniziata a causa dell'Islam radicale. La democrazia di tipo occidentale, con la sua libertà, i diritti umani, la libertà religiosa e di pensiero, non possono coesistere con l'Islam radicale. Uno dei due deve soccombere. E la Fallaci scommette che spetterà all'Occidente cadere. Il terzo libro della sua trilogia islamica, La Fallaci Intervista Se Stessa – L'Apocalisse è uscito nel 2004 solo in italiano (e non ancora in inglese). Qui di seguito, quanto asserito a riguardo da Bat Ye'orsu FrontePageMag.com, un'altra attività dello sponsor di stasera il Center for the Study of Popular Culture: "Nel suo breve capolavoro Oriana Fallaci ci fa commuovere, suscita la nostra ilarità, ci delizia e ci trasmette il suo amore e la disperazione nutriti per un'Europa che ha servito con grande devozione e che adesso guarda con sgomento andare alla deriva".
In un'intervista del 2002 le venne posta una domanda su George Bush alla quale ella replicò: "Vedremo. È ancora troppo prematuro parlare. Ho l'impressione che Bush sia dotato di un certo vigore ed abbia altresì una dignità che gli Stati Uniti hanno dimenticato negli ultimi otto anni". Ma la scrittrice è in disaccordo con lui, specie quando il Presidente definisce l'Islam come "una religione di pace". "Sapete che faccio ogni volta che lo vedo apparire in televisione? Sono là da sola, lo guardo e dico: ‘Silenzio! Non dica una parola'. Ma lui non mi ascolta". Un tempo, con i suoi reportage si era messa parecchie volte in posizioni svantaggiose, oggi, i suoi scritti sull'Islam, diretti e implacabili, costituiscono per lei un pericolo ancora maggiore. "La mia vita", ha scritto di recente la signora Fallaci, "è seriamente in pericolo". Ella ha avuto anche dei grattacapi legali. Nel 2002, subì due processi in Francia e nel maggio 2005 le è stata intentata una causa in Italia. È stata accusata di aver violato un articolo del Codice penale italiano che punisce la "diffamazione di ogni culto religioso ammesso dallo Stato". In modo specifico, esso ritiene che La Rabbia e l'Orgoglio "diffama l'Islam".
Si potrebbe perciò dire che a causa di un reato di diffamazione commesso nel suo paese natale, la giornalista più famosa d'Europa adesso vive in esilio a Manhattan. Il querelante è un musulmano estremista di origini scozzesi, di nome Adel Smith. Si pensa che sia l'autore di un pamphlet dal titolo "L'Islam punisce Oriana Fallaci", in cui si chiede ai musulmani di "eliminarla" e di "andare e morire insieme alla Fallaci". Per inciso, Smith ha chiesto anche la distruzione dell'affresco medievale "Il Giudizio Universale" di Giovanni da Modena, contenuto nella Cattedrale di Bologna (Chiesa di San Petronio), poiché esso ritrae il Profeta Maometto che languisce nell'Inferno. Naturalmente, gli scritti della Signora Fallaci le sono valsi altresì innumerevoli opportunità. Vorrei menzionarne una, che le ha permesso di essere la prima persona ad essere invitata da Papa Benedetto XVI per una chiacchierata. Un incontro alquanto significativo per lei, che si è dichiarata pubblicamente un'atea. Prima dell'incontro ecco cosa la scrittrice ha detto del nuovo Papa: Quando leggo i libri di Ratzinger mi sento meno sola, io che sono un'atea. E se un'atea e un papa pensano le stesse cose, ci deve essere qualcosa di vero. È semplicissimo! Qui ci deve essere qualche verità umana che va al di là della religione. È un particolare onore per me avere qui stasera insieme a noi la Signora Fallaci, poiché lei non è esattamente conosciuta per essere una persona che fa vita mondana. Ecco come lei descrive la sua routine lavorativa: Inizio a lavorare presto la mattina (otto, otto e mezza) e vado avanti fino alle sei o sette di sera senza interruzione, senza mangiare e senza riposare. Fumo più del solito, il che significa circa cinquanta sigarette al giorno. Dormo male la notte. Non vedo nessuno. Non rispondo al telefono. Non vado da nessuna parte. Ignoro le domeniche, le feste, il Natale, il Capodanno. Divento isterica, in altre parole, e infelice e colpevole se non produco molto. A proposito, sono una scrittrice molto lenta. E riscrivo ossessivamente. Per concludere, ecco qui di seguito come Oriana Fallaci parla del suo retaggio, lei spera attraverso i suoi libri:di morire un po' meno, quando morirò. Di lasciare dei bambini che non ho (…) di fare pensare la gente un po' di più, fuori dai dogmi che questa società ci ha inculcato per secoli. Di fornire alla gente storie e idee che l'aiutino a capire meglio, a pensare meglio, a conoscere un po' di più.
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