Complottisti a Matrix: così l'11 settembre diventa un reality show sulla trasmissione di Enrico Mentana
Testata: Libero Data: 13 settembre 2006 Pagina: 12 Autore: Andrea Scaglia Titolo: «Caro Mentana, ora basta. Liberaci dai complottisti»
Da LIBERO del 13 settembre 2006:
Ma adesso liberateci. Liberateci dai complottisti in servizio permanente effettivo, dai guru del "vi dico io che cosa c'è dietro". Dai paladini del conformismo alternativo. E qui non si tratta dell'"elogio della velina", o di fermarsi sempre e comunque alla versione ufficiale. Ma di quelli che indossano la divisa del perfetto "giornalista scomodo", e con questa scusa si sentono autorizzati a spacciar panzane senza capo né coda. Per poi magari rivendersele in libri e trasmissioni e conferenze, nel sempre più fiorente mercato della "controinformazione". In coppia con Dario Fo Prendiamo Giulietto "baffone" Chiesa. Presente chi è? Per dieci anni corrispondente da Mosca dell'Unità, poi alla Stampa. Ora è al Parlamento Europeo, eletto nel 2004 nella lista Di Pietro-Occhetto. Un comunista d'antan , da anni convertito alla causa no global. E l'altra sera a Matrix, il programma di Enrico Mentana, era presente per render conto di quella che è diventata la sua occupazione principale: smascherare la cospirazione che sta dietro agli attentati dell'11 settembre. Avete visto con i vostri occhi gli aerei che colpivano le Torri? Mavalà, ingenuotti che non siete altro: quella era una messinscena, in realtà le hanno tirate giù con l'esplosivo. E il Boeing che si è schiantato sul Pentagono? Frottole, al limite era un missile. E i fondamentalisti islamici? Macché, qui c'è di mezzo la Cia. Peraltro, Chiesa ha anche annunciato l'uscita di un film sulla questione, da lui realizzato con la collaborazione di Dario Fo. Siamo a posto. Al suo fianco, l'altro cospirazionista per eccellenza: Maurizio Blondet. Lui copre il versante "destro" dello schieramento: ex giornalista di Avvenire, il quotidiano dei vescovi (da cui è stato licenziato in tronco), vede complotti giudaico-massonici dappertutto. La sua posizione sull'attacco alle Twin Towers è ben esemplificata dal titolo di un suo libro: "Osama Bin Mossad", dove unisce il nome del capo di Al Qaeda a quello dei servizi segreti israeliani. O ancora: "11 settembre: colpo di stato in Usa". Capito l'antifona? Una coppia improbabile. Che però, nello studio televisivo, si è ricompattata nel nome della teoria più gettonata del momento: quegli attentati, gli americani se li sono fatti da soli. Le prove? Pronte, eccole. E via con le analisi di esperti sconosciuti, le misteriose esercitazioni militari, le inchieste "indipendenti", testimonianze scomparse, video alternativi, dati presi un po' qua e un po' là. Una sequela di sciocchezze che non arretra nemmeno di fronte all'evidenza dei fatti, così chiara da risultare ormai scontata (e dunque televisivamente meno interessante). E il teatrino è riuscito anche a regalare momenti tragicomici. Come quando Blondet ha tirato fuori la storia degli israeliani notati mentre, allegri e sorridenti, si facevano fotografare con alle spalle le Torri infuocate. E di fronte alla malaparata - Mentana che reagisce, «scusi, ma che cosa vuole dire?», quasi non sapesse chi aveva invitato -, Giulietto riprende il pallino in mano, la sua voce si fa seria: «Eh no, non sono assolutamente d'accordo con Blondet, anzi prendo le distanze...». Bene, che sia rinsavito? Macché. «Prendo le distanze - prosegue Chiesa - perché non c'è bisogno di arrampicarsi sui vetri, quando ci sono rispondenze pre-ci-se. Per esempio, il signor Ramirez...». E attacca con questo Ramirez, un tecnico o ingegnere o roba del genere, che pare fosse proprio lì, in una delle Torri, o comunque nei paraggi, e ha sentito delle esplosioni provenire dal basso, e sì, insomma, lì c'è qualcosa che non quadra. Il signor Ramirez... Ora, a parte il fatto che le sgangherate teorie dei complottisti sono state smentite per mare e per terra (domenica scorsa questo giornale ha dedicato due pagine all'argomento, e chi volesse ulteriori informazioni può connettersi al sito internet di un famoso "cacciatore di bufale", www.paoloattivissimo.info ), il discorso è anche un altro. L'impressione è che ci siamo ingoiati l'11 settembre, l'abbiamo digerito e ora lo risputiamo in forma di reality-show o di gioco enigmistico, sul genere "scopri dov'è l'errore". E l'apparente e malizioso alone di credibilità concesso dagli organi d'informazione non fa che aumentare la confusione. Ormai, se sostieni che gli attentati sono responsabilità di Bin Laden e compari, in parecchi ti guardano con aria di compatimento, «povero scemo, ma ancora ci credi?». E Mentana? Nella sua trasmissione aveva già affrontato la questione delle teorie "alternative". Ed è stato come al solito impeccabile nel concedere lo stesso spazio ai complottisti e ai - come dire? - ai "normali". Ma è proprio qui il punto: siamo certi che Chicco in nulla concordi con Chiesa e Blondet. E allora perché intitolare la trasmissione "Le verità contrapposte" ? Come si fa a mettere sullo stesso piano il legittimo interesse a far luce completa su un evento epocale, ma perlomeno partendo dall'evidenza dei fatti, con una sequela di - scusate l'eufemismo - cazzate? Perché qui non si tratta di essere in disaccordo con Bush o con le politiche statunitensi passate presenti e future. Qui si è su un altro piano ancora, lo stesso di chi crede che Elvis Presley sia ancora vivo e se la stia spassando con Moana. Giornalismo imparziale Certo, il cronista ha il diritto-dovere di informare su un fenomeno - quello del complottismo, appunto - sempre più diffuso. E non è suo compito "educare" la platea, non sia mai. E la libertà d'espressione, poi, quella è fuori discussione, come anche la libertà di scempiaggine, ci mancherebbe. Ma suona stonato - e qui, imbarazzante a dirsi, siamo addirittura d'accordo con Bondi - suona stonato se un giornalista considerato tra i più credibili dal grande pubblico televisivo, fa passare il concetto che le due versioni siano in qualche modo paragonabili. Anche perché, ripetiamo, restiamo convinti che anche lui non le ritenga tali. Si dirà che ha fatto il suo mestiere, presentando imparzialmente le diverse ricostruzioni in modo che ognuno possa farsi un'idea propria. E che in studio c'erano anche due anti-complottisti. Vero: ma che cosa puoi rispondere a uno che ti bombarda con nomi impronunciabili e numeri riassemblati alla bisogna? Al limite gliene dici di ogni, ma certo non è televisivamente convincente. Senza contare che la grande maggioranza delle persone non ha poi la possibilità di verificare e approfondire ulteriormente. E così, magari senza volerlo, si rischia di dare ulteriore credito a quell'assurdo e paradossale gioco di società a cui è stato ridotto l'11 settembre. Per la gioia del signor Ramirez.