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Libero Rassegna Stampa
29.07.2006 Bombardamenti chirurgici a Beirut
la verità nascosta dalla propaganda di Hezbollah

Testata: Libero
Data: 29 luglio 2006
Pagina: 5
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Macché distruzione, Beirut è stata bombardata col contagocce»

Da LIBERO del 29 luglio 2006, un articolo di Andrea Morigi sulla vera entità dei bombardamenti israeliani a Beirut:

Libanesi in fuga, andate a Beirut. Dopo i bombardamenti israeliani, la capitale è ancora lì, al 99 per cento. C'è qualche vetro per terra, ma non l'hanno distrutta, contrariamente a quanto lasciano credere le immagini televisive. C'è chi specula e dipinge uno scenario apocalittico. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (Pam), braccio operativo per gli aiuti alimentari delle Nazioni Unite, un libanese su cinque si troverebbe senza casa. Non certo da Beirut in su. Ma, per dare un senso alla propria esistenza, le agenzie umanitarie si danno un'importanza proporzionale agli eventi. E, per farlo, devono adottare ufficialmente la leggenda della catastrofe, cioè la propaganda mediatica di Hezbollah. Per timore di rappresaglie, a smentire la versione dei terroristi sciiti, che controllano militarmente i loro territori, sono necessariamente pochi coraggiosi. Anderson Cooper, inviato della CNN, è uno di questi e in un servizio del 24 luglio ha raccontato quante siano le limitazioni per i cineoperatori. Un appuntamento con gli Hezbollah si trasforma in un tour guidato per cronisti da indottrinare: «Ci hanno permesso di riprendere soltanto certe strade e certi edifici». Così, il pubblico televisivo del pianeta ha creduto che Beirut fosse ridotta più o meno a un cumulo di macerie. E la campagna di disinformazione continua: «Dopo averci permesso di prendere immagini di alcuni edifici danneggiati ci hanno portato in un altro luogo, dove si trovavano alcune ambulanze in attesa. Questo è un evento mediatico pesantemente orchestrato da Hezbollah. Quando siamo arrivati le ambulanze erano tutte in colonna. Ci hanno permesso di parlare qualche minuto con gli autisti. Poi è stato loro ordinato di mettere in funzione la sirena e di filarsela, in modo che tutti i fotografi presenti potessero scattare sulle ambulanze che si precipitavano a soccorrere i civili». Che poi gli abitanti di quelle zone fossero davvero civili, è messo seriamente in dubbio da Cooper, che concede almeno la possibilità a Israele di aver colpito nel segno, dove i terroristi si facevano scudo della popolazione. È un trucco sperimentato: ci si infiltra con i camion lanciarazzi tra le abitazioni e da lì si spara. Qualche filmato, messo in rete dal blog statunitense vitalperspective.typepad.com, mostra la realtà, poco prima che gli aerei israeliani distruggano i veicoli dei terroristi e le case che li ospitano. Ma soprattutto fornisce una mappa di Beirut dove sono localizzati gli obiettivi colpiti durante l'offensiva aerea. Pochi punti, delimitati e chirurgicamente neutralizzati: un radar, dei magazzini di armi e carburante utilizzati da Hezbollah e, infine, i loro centri di comando e controllo. Aeroporto, porto, strade di accesso, infrastrutture non sono stati risparmiati, per evitare che i terroristi potessero rifornirsi e circolare liberamente. Ma, in particolare, i quartieri più danneggiati sono quelli in cui c'era poco o niente da distruggere, quella banlieue sciita che assomiglia più a una baraccopoli che a un conglomerato civile. Magari è l'occasione per riqualificarla. Non per ristabilire la normalità, ma per stabilirla una volta per tutte.

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