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Libero Rassegna Stampa
30.03.2006 Un governo di coalizione per realizzare il progetto di Sharon
analisi sul dopo elezioni in Israele

Testata: Libero
Data: 30 marzo 2006
Pagina: 15
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Dopo Sharon, Olmert pensa a un pentapartito all'israeliana»

Da LIBERO di giovedì 30 marzo 2006 l'analisi di Angelo Pezzana sui risultati delle elezioni israeliane: 

Gerusalemme-Già domenica prossima il presidente Katzav inizierà le consultazioni per la formazione del nuovo governo, che sarà presentato ufficialmente dopo la festività di Pesach, la Pasqua ebraica, che cade il 13 aprile. Avverrà tutto molto in fretta, anche perchè i risultati lo permettono. Ehud Olmert (Kadima, 29 seggi) formerà la coalizione con i laburisti di Avodà (22), con la Lista dei pensionati (8) e quasi sicuramente con le due formazioni religiose, Shas (11)  e Giudaismo Unito nella Torah (6), che fanno tutti insieme ben 76 seggi su 120, una maggioranza qualificata a governare. Non deve stupire la presenza dei partiti religiosi, più importanti nel futuro governo di quanto rivelino i loro numeri. Quando si tratterà di riportare i circa 80.000 israeliani che vivono nei piccoli insediamenti che dovranno essere smantellati in Cisgiordania, la parola dei rabbini sarà decisiva. Dalla loro indicazione può derivare una operazione tranquilla o scoppiare una pericolosa rivolta, Gaza insegna. L'uscita dai territori densamente popolati da palestinesi è essenziale perchè si possa concretizzare il progetto di Arik Sharon per la definizione futura di Israele entro confini sicuri che garantiscano insieme una forte maggioranza ebraica in una democrazia quale Israele è sempre stata. Kadima ha dato al progetto un profilo relativamente basso durante la campagna elettorale, non ha alzato i toni, nel timore di allontanare i voti di destra. Confini e territori sono alla base della creazione del nuovo partito, questo lo sapevano tutti, ma la priorità era intascare più voti possibile, cosa non facile visto che Kadima partiva da zero. Olmert e la sua squadra ce l'hanno fatta. E, visti i numeri, conta poco che non abbiano bisogno di Avigdor Lieberman e del suo Israel Beitenu per formare il governo, anche perchè non è facile stabilire con nettezza le differenze fra i due. Sicurezza, contro il crimine ma anche contro il terrorrismo che - piaccia o no alla sinistra- è palestinese, e ridefinizione del territorio sono comuni a entrambi. L'esclusione di Lieberman e la presenza di Peretz porteranno il consenso dall'esterno, dove tutti i media non hanno perso un momento per definire razzista il partito di Lieberman, inventando un presunto transfer di palestinesi di fatto del tutto inventato. E la sinistra israeliana non è poi molto diversa dalle altre, non importa se le accuse contro l'avversario sono false e infamanti, quel che conta è lanciarle, una macchia ci resterà sempre appiccicata. Ma Lieberman si consola con la sconfitta di Bibi Netanyahu, che portando il Likud al minimo storico ha creato le premesse per la propria uscita dalla scena politica. La destra, priva di leadership e di idee, può essere che trovi in Lieberman un nuovo leader all'altezza dei tempi. Le qualità e l'intelligenza non gli mancano, e l'avrebbe anche dimostrato nella coalizione di governo se l'ipocrisia politica non dettasse altre consuetudini. Aspetterà, non è il tempo che gli verrà a mancare. Il successo dei pensionati, invero un po'patetico anche se strabiliante, nulla aggiunge e nulla toglie alla politica israeliana. Ha semplicemente evidenziato alcuni fattori sociali che il prossimo governo dovrà affrontare. Ci auguriamo che riesca a farlo seguendo la via delle riforme economiche che Sharon, seguendo l'esempio di Tatcher,Bush e Blair aveva indicato. Non sarà con il ritorno allo statalismo, che "baffone" Peretz con i suoi sindacalisti spera di imporre, che Israele continuerà la sua straordinaria ripresa economica degli ultimi tre anni, al contrario. Per finire una riflessione sui mezzi di comunicazione di questo paese, dove tutti criticano tutto, non sono mai d'accordo su niente, sovente nemmeno con se stessi. La sera degli exit poll la televisione ha aperto le trasmissioni con un delizioso cortone animato, una presa in giro pungente, ironica senza essere mai volgare, di tutti i leaders dei vari partiti. Disegnati nelle loro manie, nei loro difetti più appariscenti, per far sorridere prima di affrontare la seriosità dei risultati elettorali. Una sorta di umanizzazione della politica che non avrà fatto che bene alla tensione dei telespettatori. Peccato che in Italia manchi alle nostre TV, nessuna esclusa, questa fiducia nella capacità di comunicazione dell'ironia. Sul versante palestinese una novità. Da Gaza per la prima volta è stato lanciato un missile Katyuscia, che ha una gittata molto più lunga degli abituali Kassam. E' caduto vicino ad Ashkelon ed è stato confezionato in Iran. Come si vede non sono solo gli equilibri elettorali a preoccupare gli israeliani. Che però, e forse qui sta la grandezza dello Stato che sono riusciti a costruire, non smettono nemmeno un secondo a sorriderti e a guardare con fiducia e speranza il futuro che li attende.

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