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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.03.2006 "I Poli escludano le forze antisemite e antisraeliane"
intervista a Claudio Morpurgo, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 marzo 2006
Pagina: 15
Autore: Gian Guido Vecchi
Titolo: ««Non basta escludere i singoli I poli isolino le forze antisemite»»

Dal CORRIERE della SERA di mercoledì 1 marzo 2006:

MILANO — All'estrema sinistra si bruciano le bandiere di Israele, all'estrema destra dubitano delle camere a gas. Escludere gli impresentabili basta?
«Guardi, togliere i singoli non basta. Io penso che i poli debbano evitare di dare qualsiasi voce o spazio a quelle componenti o formazioni che, pure in modo subdolo, richiamano stereotipi antisemiti o antiisraeliani». Claudio Morpurgo, avvocato giuslavorista, classe 1969, parla con equilibrio istituzionale ma non gira intorno all'argomento. Da tre giorni ha sostituito Amos Luzzatto, dimissionario per motivi di salute. E a 36 anni, dopo esser stato vice ad appena 32, è diventato il più giovane presidente nella storia dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, il primo nato nel dopoguerra. Del resto non sembra affatto un semplice traghettatore verso il congresso di luglio, quando scandisce deciso: «Appartengo a quella generazione di ebrei comunitari cresciuti nei movimenti giovanili e nella rinascita dell'ebraismo: significa ritenere comunque fondanti il dovere della memoria e l'antifascismo ma anche credere, con l'orgoglio di chi è riuscito a rinascere e a rimanere fedele alla propria tradizione, che in Italia sia possibile essere ebrei sempre e comunque, a testa alta»
Luzzatto le ha dato consigli?
«Mi ha sempre chiesto di continuare nella sua linea di unità dell'ebraismo italiano e di non politicizzazione».
Lei fa riferimento una componente diversa, la «destra». È difficile conciliare le due anime?
«Come premessa, penso che lo schema "destra-sinistra" non sia applicabile
tout court alla realtà ebraica.
Certo, ci sono diverse sensibilità politiche e religiose, e parlare di unità non significa impedire il confronto anche aspro. L'unità, però, vuol dire riportare il dibattito all'interno di ciò che ci caratterizza, contribuire in base alla nostra tradizione originale alla vita di un Paese di cui siamo una componente costitutiva».
Però alcuni sembrano più sensibili al corteo con i Comunisti italiani, altri all'accordo della Cdl con Fiamma e soci...
«Ma no, nel mondo ebraico istituzionale c'è una condanna unanime a qualsivoglia forma di negazionismo, revisionismo o ostilità pregiudiziale a Israele. Al di là delle strumentalizzazioni di parte c'è un dato comune: il malessere di una società che ha difficoltà a riconoscere le identità forti, come gli ebrei. Auspichiamo che vengano isolate sia le impostazioni integraliste sia quelle laiciste».
Laiciste?
«Nel mondo di oggi è essenziale il dialogo autentico tra componenti religiose, senza sopraffazioni. Una società laica è quella che permette con coraggio alle identità forti di dialogare tra loro».
Ha ragione l'ambasciatore israeliano Gol a stroncare la candidatura in Rifondazione di Ali Rashid o Bertinotti ad arrabbiarsi?
«Penso che il rappresentante in Italia di qualsiasi Stato possa legittimamente esprimere le proprie opinioni per la tutela degli interessi del suo Paese. Vale per Israele come per la Francia...».
De Michelis suggeriva a Berlusconi di candidare in Forza Italia «un esponente delle comunità ebraiche»...
«Qualunque schieramento dovrebbe non tanto candidare ebrei, cosa che non mi interessa discutere, ma mostrare sensibilità ai temi che a noi interessano: la laicità dello Stato, il multiculturalismo, Israele, l'Europa...».
A proposito di Europa, che dovrebbe fare con Hamas?
«Assumere un ruolo da protagonista senza posizioni partigiane o di interesse. E spingere l'Autorità palestinese ad avviare un confronto con Israele che pregiudizialmente, come condicio sine qua non, sia fondato sul riconoscimento dell'esistenza di Israele e sul rifiuto del terrorismo. Non c'è alternativa» «Una delle poche cose buone del governo Berlusconi è stato migliorare i rapporti con Israele», ha detto Rutelli. E aggiunto che in caso di vittoria l'Unione proseguirà su quella linea.
«Ottimo, è molto importante per un ebreo sapere che le relazioni quotidiane con Israele siano un fattore che unisce anziché dividere gli schieramenti. E poi sarebbe importante scoprire che Israele non è solo un soggetto da tutelare ma un partner straordinario e un laboratorio di incontro tra alterità, una società realmente multiculturale».
Che succederà a luglio?
«Per me conta l'impegno a costruire un ebraismo italiano più forte. La grande conquista del sionismo e dei movimenti è stato educarci alla quotidianità ebraica: non siamo cittadini divisi, dentro e fuori le sinagoghe, ma orgogliosamente ebrei anche nelle scuole, nel lavoro, nella società».

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