Musulmani in difesa della libertà di espressione Magdi Allam dà voce al coraggio dei dissidenti, ignorati in Occidente
Testata: Corriere della Sera Data: 07 febbraio 2006 Pagina: 1 Autore: Magdi Allam Titolo: «Le voci fuori dal coro dei «musulmani liberal»»
Dal CORRIERE della SERA di martedì 7 febbraio 2006, un intervento di Magdi Allam:
Per nostra fortuna, non ci sono soltanto le masse fanatiche e gli spietati terroristi che distruggono e massacrano nel nome dell'Islam. Giorno dopo giorno i musulmani liberali, illuminati, laici e riformatori escono allo scoperto. Anche in questa crisi internazionale legata alle «vignette sataniche» stanno denunciando la cultura della violenza e fanno sentire la loro condivisione dei valori fondanti della civiltà occidentale. «Immaginatevi un esercito di combattenti con le armi più sofisticate che perseguono un pennello, invocando Allah, convinti che quel pennello provocherà l'annientamento dei loro Paesi, profani i loro simboli sacri e i loro principi irrinunciabili. Chi è che offende veramente una religione professata da 15 secoli da milioni di persone: il disegnatore che ha fatto una vignetta o le reazioni incontrollate che rivendicano il ripristino della polizia censoria e i tribunali dell'Inquisizione? Forse che la richiesta di processare i giornalisti non è terrorismo ideologico?». Così la scrittrice tunisina Raja Benslama ( rajabenslama@yahoo.fr), che vive al Cairo, denuncia la contraddizione di fondo dell'Islam in un articolo pubblicato sul sito www.elaph.com: «Ogni giorno vogliamo dimostrare al mondo che l'Islam non ha nulla a che fare con il terrorismo, che l'Islam è una religione di amore e di tolleranza. Eppure ogni giorno noi diamo la prova che l'Islam che vogliamo e rincorriamo procede nella direzione dello scontro con gli altri, verso una guerra crociata all'inverso». Lo scrittore Omran Silman del Bahrain, sul sito liberale Middle East Transparent ( www.metransparent.com), arriva a questa conclusione: «Noi dovremmo ringraziare il quotidiano danese e gli altri quotidiani europei che hanno pubblicato le vignette su Mohammad (Maometto) perché hanno infranto un tabù tra i musulmani facendo fare un passo in avanti al processo di riforma religiosa dell'Islam». L'autore ( omrans@yahoo.com) domanda: «I musulmani che sono furibondi per le vignette non si rendono conto della paura e del panico causati dalle azioni suicide e dagli attentati in Europa? E' mai possibile che il mondo accetti di vivere al ritmo delle minacce di Al Qaeda e di altri gruppi islamici, senza che si interroghi o abbia un'opinione sulla religione o l'ideologia che ha prodotto tali minacce?». Sul sito www.kikah.com, che si presenta come foro della «cultura libera e i valori della tolleranza», Marwan Ali ( alimarwan@hotmail.com), poeta e scrittore residente in Germania, ironizza sul boicottaggio dell'Arabia Saudita: «La Danimarca esporta nel Paese del "Non c'è altro Dio al di fuori di Allah" il latte, i formaggi, il burro e la mortadella halal. Per contro l'Arabia Saudita ha esportato Bin Laden e migliaia di terroristi che si celano sotto il paravento dell'Islam per distruggere la civiltà e riportarci nell'era dell'oscurantismo e delle tenebre». Poi lancia una provocazione: «Se la pubblicazione in un giornale danese di vignette offensive del profeta ha provocato tutto questo finimondo, che i Paesi europei e gli Stati Uniti chiedano di processare i dirigenti dell'Arabia Saudita perché Bin Laden è un prodotto saudita al cento per cento». L'oppositore siriano Malek Hassan ( malikjassim@hotmail.com) si scaglia contro «questo mondo arabo arretrato». In un intervento sul sito www.metransparent.com lancia un appello: «Difendiamo la Danimarca e i valori e i Paesi occidentali che ci hanno offerto l'opportunità di emanciparci dalla schiavitù dei Fratelli Musulmani, dei takfiriyin (gli islamici che condannano di apostasia i musulmani) e di tutti gli ayatollah». Negli ultimi cento anni, riflette Hassan, «gli altri, l'Occidente ateo, è riuscito ad arrivare all'estremità del sistema solare, mentre i musulmani di tutto il mondo non hanno altra preoccupazione che discutere sui capelli e sull'abbigliamento della donna o se 1400 anni fa il califfato spettava a Ali o a Abu Bakr». Bene. In questo cataclisma che rasenta e paventa lo «scontro di civiltà», sappiamo che ci sono dei musulmani perbene che non hanno perso la testa, sanno fare dell'ironia e difendono una comune civiltà dell'uomo. Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera