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Il Foglio Rassegna Stampa
13.01.2006 Ecco le armi di distruzione di massa di Saddam
hanno solo un altro nome: terroristi

Testata: Il Foglio
Data: 13 gennaio 2006
Pagina: 2
Autore: Christian Rocca
Titolo: «Scoop da Baghdad, dal 1999 al 2002 Saddam ha addestrato ottomila terroristi di al Qaida»

A pagina 2 dell'inserto de Il Foglio di venerdì 13 gennaio 2006 un articolo di Christian Rocca porta all'attenzione del pubblico italiano una notizia di grande rilievo, sottaciuta dal coro dei media "politicamente corretti" :  vi sono le prove che il regime di Saddam hussein addestrò i terroristi di Al Qaeda.

Ecco il testo:

Milano. Saddam Hussein ha addestrato migliaia di terroristi islamici provenienti da tutto il mondo arabo nei quattro anni precedenti l’invasione angloamericana dell’Iraq, dal 1999 al 2002. La clamorosa notizia, che smentisce la supposta estraneità del dittatore nazionalsocialista all’islamismo radicale, contenuta in documenti e fotografie trovati a Baghdad, ed è stata confermata al giornalista del Weekly Standard, Stephen Hayes, da undici funzionari americani. I campi di addestramento segreti erano tre, a Samarra, a Ramadi e a Salman Pak, ed erano diretti dalle unità d’elite dell’esercito iracheno. Le forze della coalizione angloamericana hanno interrogato i dirigenti civili e militari del regime, i quali hanno ammesso l’esistenza del programma. Ogni anno nei tre campi iracheni sono stati preparati a combattere circa duemila terroristi, per un totale di ottomila reclute per l’internazionale del terrore. I combattenti provenivano da gruppi fondamentalisti nordafricani legati ad al Qaida, in particolare dall’Algeria, e dai sudanesi dell’esercito islamico. Fonti di intelligence citate da Hayes nell’articolo sostengono che alcuni di questi terroristi siano tornati in Iraq a combattere contro gli eserciti occidentali arrivati nel paese nel 2003 per liberarlo dalla dittatura di Saddam. Già la Commissione americana sull’11 settembre aveva raccontato di alcuni incontri tra gli iracheni e Osama, di vari tentativa di cooperazione e, in particolare, di una precisa richiesta di Bin Laden di ottenere “spazi per campi di addestramento e assistenza per la fornitura di armi, ma apparentemente l’Iraq non ha mai risposto”. Oggii documenti trovati a Baghdad proverebbero che Saddam invece ha risposto alla richiesta. In altri documenti si legge che a partire dal 1992 il regime iracheno considerava Bin Laden un “assett”, una “risorsa”, dei propri servizi segreti. Si legge che Saddam ha protetto e nascosto il cittadino iracheno che aveva ammesso di aver preparato l’ordigno dell’attentato alle Torri Gemelle del 1993. Si legge che Saddam aveva accettato la richiesta di Osama di trasmettere propaganda antisaudita alla televisione di Stato irachena. Si legge, infine, che secondo Hudayfa Azzam, cioè il figlio del mentore di bin Laden, Saddam aveva accolto “a braccia aperte” membri di al Qaida “entrati in Iraq in grande numero per mettere su l’organizzazione che si sarebbe opposta all’occupazione”. Tutte queste informazioni provengono da una piccola parte dei due milioni di documenti, compact disc, audiocassette, videocassette e dischi rigidi di computer sequestrati dalle forze alleate subito dopo la caduta del regime. Gli ispettori della Cia, guidati da David Kay, avevano subito accantonato i documenti che a prima vista non riguardavano i programmi di armi nucleari, chimiche e batteriologiche. L’urgenza dell’intelligence era quella di trovare la prova fumante delle armi di sterminio, sicché qualsiasi cosa non riguardasse gli armamenti non è stata nemmeno tradotta. Se le rivelazioni di Hayes saranno confermate ufficialmente, l’Amministrazione Bush potrà essere accusata di aver commesso l’ennesimo errore strategico, perché non si è accorta che aveva a disposizione la prova dei rapporti tra Saddam e il terrorismo. Questi documenti iracheni e afghani si trovano in una base americana in Qatar dove si sta procedendo a una lenta traduzione nell’ambito di un programma denominato Docex. A oggi ne sono stati tradotti soltanto 50 mila su due milioni, circa il 2,5 per cento del totale. In corso c’è una campagna giornalistica avviata da Hayes e appoggiata dal deputato Pete Hoekstra per ottenere le trascrizioni integrali dei documenti già declassificati, ma l’Amministrazione non ha ancora deciso che cosa fare. Il servizio di Hayes è stato pubblicato sabato, ma non è stato ripreso da nessuno. Neanche un giornale di quelli solitamente attentissimi a ogni notizia o soffiata di intelligence sull’Iraq ha scritto una riga sulle nuove prove. Ne ha parlato il vicepresidente Dick Cheney alla Fox News. I rapporti tra Saddam e il fondamentaliti non sono una novità, nonostante il fronte contrario all’intervento in Iraq abbia descritto l’Iraq come un regime laico. Non è necessario ricordare i numerosi punti di contatto tra l’islamismo radicale e il nazionalismo arabo, ideologie entrambe influenzate dal nazifascismo europeo. E’ sufficiente sottolineare quanto la realtà irachena fosse distante da quelle descrizioni. Negli anni 80 il regime aveva compiuto una svolta islamista, ospitando l’annuale Conferenza Popolare Islamica simile a quella del fondamentalista Hasan al Turabi. Saddam aveva lanciato la “campagna per la fede” imponendo la sharia, vietando il consumo pubblico di alcol, inserendo la scritta “Allah è grande” nella bandiera, introducendo lo studio del Corano ed esami religiosi per i membri del partito.

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