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Libero Rassegna Stampa
01.12.2005 Una voce scomoda contro la "nuova inquisizione"
i passi salienti del discorso di Oriana Fallaci a Nerw York

Testata: Libero
Data: 01 dicembre 2005
Pagina: 2
Autore: Alessandro Gnocchi
Titolo: «La nuova inquisizione si chiama sinistra»
LIBERO di giovedì 1 dicembre 2005 pubblica a pagina 2 un articolo di Alessandro Gnocchi che riporta i passaggi più importanti del discorso pronunciato da Oriana Fallaci pubblicato mercoledì 30 novembre dal FOGLIO e segnalato da Informazione Corretta in "Oriana Fallaci premiata a New York".

Ecco il testo:

Ci sembra di vivere in autentiche democrazie, democrazie sincere e vivaci, quindi governate dalla libertà di pensiero e di opinione, mentre viviamo in democrazie deboli e pigre, governate dal dispotismo e dalla paura. Paura di pensare e, pensando, di raggiungere conclusioni che non corrispondono a quelle dei lacchè al comando. I lacchè dell'Islam. Paura di parlare e, parlando, di dare un giudizio diverso da quello subdolamente impostoci da loro. Paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili e quindi essere scomunicati attraverso l'esilio morale con cui le democrazie pigre e deboli ricattano il cittadino. Paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio. "Il segreto della felicità è la libertà, e il segreto della libertà è il coraggio" ha detto Pericle, il quale sapeva di cosa stava parlando». Questa è solo la premessa del duro discorso (pubblicato integralmente in lingua inglese dal Foglio di ieri) con il quale Oriana Fallaci ha accettato l'Annie Taylor Award, il prestigioso premio assegnato dal Centro Studi di Cultura Popolare di New York. Il riconoscimento le è stato consegnato da Daniel Pipes (fondatore del Middle East Forum Campus Watch) e dal padrone di casa David Horowitz. Le motivazioni parlano chiaro: si è voluto «onorare l'eroismo e il valore» della scrittrice italiana, «simbolo della resistenza contro il fascismo islamico». I LACCHÈ DELL'ISLAM L'analisi della Fallaci prende il via dalle pagine di Alexis de Tocqueville, uno dei maestri del pensiero liberale, pagine che si rivelano più che mai attuali. Difficile, nella nostra società, sostenere posizioni non ossequiose nei confronti del politicamente corretto, una vera e propria ideologia di regime. Chi osa schierarsi contro i «lacchè dell'islam», pronti a svendere la nostra civiltà in nome di un malinteso pluriculturalismo, deve subire un vero e proprio «esilio morale », lo strumento col quale le democrazie senza anima mettono a tacere i dissidenti. I regimi dispotici attaccano il corpo. Picchiano, torturano, uccidono. Le democrazie inerti attaccano lo spirito. Censurano, insultano, emarginano. Un nuovo tipo di Maccartismo si aggira per l'Europa. Ma questa volta la caccia alle streghe è orchestrata dalla sinistra. La nuova Inquisizione non brucia gli eretici. Li imbavaglia, impedisce loro di parlare. La nuova Inquisizione falsifica la storia, come nel romanzo "1984" di George Orwell, in cui il Partito riscrive senza sosta il passato a seconda delle proprie necessità politiche. «Il fatto è che dopo l'11 settembre - si legge nel discorso - la stragrande maggioranza dell'Europa è divenuta una cascata del Niagara di Maccartismo sostanzialmente identico a quello che affliggeva questo Paese (gli Usa, ndr) mezzo secolo fa. Unica differenza, il suo colore politico. Perché mezzo secolo fa era la Sinistra a essere vittimizzata dal maccartismo. E oggi è la Sinistra che vittimizza tutti gli altri col Maccartismo. Non meno, anzi, a mio giudizio assai di più che negli Stati Uniti. Oggi infatti l'Europa strabocca con una Caccia alle Streghe che colpisce chiunque vada controcorrente. Strabocca con una nuova Inquisizione che brucia gli eretici tappandogli o tentando di tappargli la bocca». La svendita delle nostre radici inizia nelle scuole elementari in cui esporre il presepio è considerato un'offesa ai bambini musulmani. E prosegue nelle scuole superiori e nelle università, in cui diventa una forma di indottrinamento e lavaggio del cervello. Non c'è da stupirsi se questa mentalità si manifesta attraverso una violenza che richiama lo squadrismo. La Fallaci ricorda alcuni avvenimenti simbolici, oscurati da una parte dell'informazione italiana. Ad esempio, l'assalto alla chiesa del Carmine (a Torino), portato a termine dagli studenti di estrema sinistra sotto lo sguardo tollerante delle forze dell'ordine. Il monumento è stato sfregiato con scritte quali "Nazi-Ratzinger". Ma nei comuni di sinistra, tali misfatti sono ritenuti «libertà-di-espressione ». E ancora. A Marano, nei pressi di Napoli, il sindaco comunista Mauro Bertini si è opposto, almeno inizialmente, a intitolare una via ai diciannove militari italiani assassinati dai kamikaze islamici a Nassiryia. Per lui non sono martiri, ma invasori. Meglio quindi dedicare una strada a Yasser Arafat, simbolo dell'unità e della resistenza palestinese. Questa piaga, cioè l'odio dell'Occidente verso se stesso, è diffusa anche da un sistema giudiziario che ha perso ogni senso della giustizia. Mostra benevolenza nei confronti dei terroristi. E persegue con durezza i reati d'opinione. I processi alla Fallaci sono lì a dimostrarlo. Alla scrittrice sono contestati vilipendio dell'islam, razzismo, razzismo religioso, xenofobia, istigazione all'odio. Può l'odio essere proibito per legge? La Fallaci rivendica il diritto all'odio: «Sì, io odio i Bin Laden. Sì, io odio gli Zarkawi ». E i tagliatori di teste, i kamikaze che fanno saltare in aria gli innocenti, i vandali che imbrattano le chiese. I Noam Chomsky, i Louis Farrakhan, i Michael Moore. «Li odio come ho sempre odiato ogni attacco alla Libertà». C'è da notare anche una singolare asimmetria. La scrittrice è stata incriminata per aver offeso la religione islamica. Ma nessuno si è sognato di fare altrettanto con chi voleva che la "Rabbia e l'Orgoglio" fosse venduto con una fascetta che avvertiva il lettore: «Attenzione! Questo libro può essere pericoloso per la tua salute mentale ». E che dire di chi attacca manifesti di Bush con le svastiche al posto degli occhi? LE ULTIME POLEMICHE La Fallaci poi ricorda le ultime polemiche che, suo malgrado, la hanno coinvolta. Il violento attacco di Pietro Citati dalla colonne di Repubblica in seguito allo "scandaloso" incontro fra la scrittrice e Papa Ratzinger. Il recentissimo pamphlet di Giancarlo Bosetti dal titolo quanto mai esplicativo: "Cattiva maestra. La rabbia di Oriana Fallaci e il suo contagio". (Pubblicato da Marsilio, editore che fa parte del gruppo Rizzoli, lo stesso che porta in libreria le opere della Fallaci). Il pandemonio scatenato dalla sinistra milanese quando il nome della Fallaci è stato inserito dal centrodestra tra i vincitori dell'Ambrogino. Ma perché l'autrice della Trilogia (4 milioni di copie vendute) dà così fastidio all'intellighenzia progressista? Perché si vuole condannare una scrittrice alla morte civile? Perché non se ne prendono in considerazione le opinioni senza nascondersi dietro allo scherno o all'insulto? Il motivo è che sulla Fallaci non si possono attaccare etichette. Non si può intruppare. Non si lascia arruolare in alcuno schieramento. Non è di destra. E non si può quindi liquidare con l'indifferenza solitamente riservata a questa parte politica. Inoltre rivendica un passato e un presente da rivoluzionaria. Possibile che esistano rivoluzionari che non amano la falce e il martello? Che non vogliono prendere la Bastiglia e mettere in funzione la ghigliottina? Che richiamano al senso di responsabilità e alla difesa della propria identità? Che si oppongono a una concezione debole e senza anima della democrazia e della tolleranza? Sì, è possibile. È questo che urta. I PUNTI CRUCIALI Nel concludere il suo intervento, la Fallaci richiama alcuni punti fondamentali del suo pensiero. Il terrorismo è l'arma più visibile, ma non la principale, con la quale l'islam conduce la guerra contro l'Occidente. È l'immigrazione incontrollata il Cavallo di Troia che sta trasformando l'Europa in una terra di conquista (la Eurabia della "Forza della Ragione"). Il pluri-culturalismo si è avvitato su se stesso producendo anche effetti tragicomici. La scrittrice ricorda un episodio avvenuto di recente al teatro Barbican di Londra. In una scena del "Tamerlano" di Christoper Marlowe, il protagonista brucia una copia del Corano lanciando una sfida al Profeta: se ne hai il potere, vieni qui e fai un miracolo. Il passaggio è stato ritenuto offensivo dai musulmani inglesi. Il Barbican si è adeguato e ha tagliato l'intero passaggio. E questa sarebbe integrazione? Dialogo fra le culture? Netto anche il rifiuto dell'idea stessa di Islam moderato. Quanti imam hanno il coraggio di condannare senza mezzi termini i kamikaze? Secondo la Fallaci, non esistono due islam, uno cattivo e l'altro buono. Quest'ultimo se lo sono inventato gli occidentali. L'islam è il Corano. E il Corano è il "Mein Kampf" di una religione che istiga all'odio e all'intolleranza. L'islam vuole sostituire la democrazia con una merce della quale l'Europa s'è gia liberata a fatica: il totalitarismo, questa volta in versione teocratica.
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