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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.03.2005 Dal tesoro di Arafat sette milioni di dollari alla moglie Suha
una nuova inchiesta francese

Testata:Corriere della Sera
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Sulle tracce di Suha per il tesoro di Arafat Sette milioni di dollari in un conto a Parigi»
Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 22 marzo 2005 pubblica un articolo di Guido Olimpio sulle inchieste francesi sul tesoro di Yasser Arafat e sui trasferimenti di denaro in favore della moglie Suha.

Ecco il testo:

Non c'è pace per Suha Arafat, la vedova del leader storico palestinese. Le autorità francesi — ha rivelato il Wall Street Journal — hanno aperto una nuova inchiesta sul trasferimento di 7 milioni di dollari in favore della « first lady » nel periodo 2002 2003. Il tesoro, conservato presso la Arab Bank di Tunisi, è poi passato su un conto di Parigi, città dove risiedeva all'epoca Suha.
Per gli investigatori non è stato possibile accertare l'origine del denaro. Fino ad oggi non vi è alcuna prova che i dollari provengano dalle casse dell'Autorità palestinese: « Il conto non è nostro » , hanno precisato i collaboratori di Abu Mazen. Il sospetto è che i soldi fossero una parte della « cassa di guerra » creata da Arafat nel corso degli anni.
Un fiume di valuta alimentato da attività gestite dagli uomini di fiducia del raìs. Tra questi, stando a diverse ricostruzioni, vi sarebbe Mohammed Rashid, detto il Curdo, il gestore occulto delle finanze del defunto presidente. Una vasta rete con investimenti di ogni genere: imprese immobiliari, una sala per il bowling a New York, tangenti sui commerci palestinesi, speculazioni in compagnie telefoniche, duty free in paesi del Terzo Mondo, fondi affidati a banchieri ebrei in Svizzera e affari stipulati con ex 007 israeliani. Il tutto — o quasi — a spese dell'Autorità palestinese, alla quale sono stati sottratti capitali importanti.
Quando, su pressione americana e dei donatori internazionali, è stato nominato un nuovo ministro delle Finanze palestinese, l'onesto e capace Salam Fayyad, i trucchi contabili del raìs hanno subito un primo esame. Fayyad ha scoperto « buchi » nel budget ed ha sollecitato il presidente affinché la contabilità dell'Autorità fosse trasparente. Sono poi scattate inchieste e una ha portato la polizia francese a compiere una clamorosa scoperta: il trasferimento, oltre un anno fa, sempre sul conto di Suha di 11 milioni di dollari.
Fonti ufficiose — palestinesi e israeliane — ritengono che i passaggi di denaro fossero delle operazioni condotte da Suha Arafat su incarico dell'allora presidente. I rapporti coniugali erano difficili, ma questo non impediva che la consorte seguisse questioni delicate. Con l'aiuto, spesso decisivo, di un uomo d'affari libanese di fede cristiana, Pierre Rizk. Il suo ruolo è stato a lungo tenuto coperto, ma è emerso nelle ore successive alla morte di Arafat quando si è scatenata la caccia al tesoro del presidente. Uno scontro duro con molti protagonisti: l'Autorità palestinese, il gruppo di Rashid, Suha e alcuni personaggi vicini al leader. E nella partita non sono mancati episodi incredibili. Come quello della sparizione di una valigia contenente oltre un milione di dollari. Il borsone si trovava in una stanza accanto a quella del raìs morente nell'ospedale militare di Parigi. A vegliarla un funzionario palestinese. Ma all'indomani del decesso di Arafat la valigia è svanita.
Altro capitolo nebuloso, quello di un presunto accordo tra Suha Arafat e gli eredi politici del marito. Indiscrezioni, forse fatte trapelare dai dirigenti palestinesi che non hanno mai amato la « first lady » , parlavano di una liquidazione miliardaria concessa a Suha e alla figlia. Altre voci rilanciavano la storia di 5 milioni di dollari che Arafat avrebbe depositato su un conto a suo nome presso la Arab Bank al Cairo. Colpi pesanti all'immagine di Mr. Palestina.
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