Un convegno con un pessimo autore Israele sfrutta la Shoah?
Testata: La Repubblica Data: 23 ottobre 2003 Pagina: 50 Autore: Susanna Nirenstein Titolo: «L'industria di Finkelstein»
Riportiamo l'articolo di Susanna Nirenstein, pubblicato su La Repubblica giovedì 23 ottobre 2003. Con un dibattito a dir poco imbarazzante si è aperto il Secondo Salone del Libro Storico. Al centro, uno storico americano sopra le righe, Norman G. Finkelstein e le sue contestate ed estreme tesi sull’Industria dell’Olocausto (dal titolo di un suo libro, per altro best seller in Francia e Germania), ovvero su quello "sfruttamento senza scrupoli" che, a suo parere, le élite ebraiche americane e Israele avrebbero fatto della Shoah, a partire dal ’67, per assolvere e giustificare la politica dello stato medio-orientale, e spolpare le banche svizzere con le richieste di risarcimento per i beni dei sopravvissuti. A poco sono servite le argomentazioni sensate di Pierluigi Battista e della storica dell’ebraismo Anna Foa, in base alle quali l’elaborazione dello sterminio nazista è partita in America, come in Europa, come in Israele, all’inizio degli anni Sessanta con il processo ad Eichmann a Gerusalemme, e forse già prima con la pubblicazione del Diario di Anna Frank (anche Primo Levi uscì con Einaudi nel ’58). "Che il ricordo della Shoah sia iniziato solo dopo la Guerra dei Sei Giorni, come vorrebbe Finkelstein, dimostra la sua forzatura ideologica: una memoria rivendicata solo dopo il ’67 dimostreerebbe l’obiettivo assolutorio nei confronti dell’Israele a parer suo "illegittimo", quello che aveva occupato la Cisgiordania, per altro a seguito della guerra che gli stati arabi gli avevano scatenato contro per annientarlo" hanno in sintesi sottolineato Battista e Foa. Finkelstein, con le vene gonfie del collo e gli occhi stralunati, ha persino dato di nazisti ai suoi interlocutori: il mondo che Finkelstein descrive è un universo dove America e Israele hanno ordito tutto, compreso il ricordo della Shoah, a fini di potere. Un pianeta in cui, sostiene, oggi non esistono né un pericolo di terrorismo, né un pericolo antisemita. Una tesi da far invidia ai Protocolli dei Savi di Sion. Strano esordio per il Salone. Strano invito. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.