Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/08/2017, a pag.6, con il titolo "Trump nella bufera: 'Non condanna i suprematisti bianchi' ", la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Trump è stato regolarmente eletto Presidente da oltre 50 milioni di cittadini americani. Nessun gruppo, dunque, può attribuirsi il merito esclusivo della sua elezione. Un Presidente, inoltre, va giudicato per le sue scelte e non per quelle di alcuni suoi sostenitori. Nulla, negli Usa, lascia pensare a commistioni tra Trump e i suprematisti bianchi.
Ancora una volta sui media di tutto il mondo vanno in scena gli attacchi personali contro un leader inviso alla sinistra, come ha messo in risalto ieri Ugo Volli nella sua Cartolina (http://informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=67266).
Nessuna critica allo sciagurato accordo di Obama con l'Iran che consente agli ayatollah di correre verso l'atomica, nessuna manifestazione contro i crimini del regime di Maduro in Venezuela, per non parlare di quelli degli arabi palestinesi: i media di sinistra preferiscono attaccare Donald Trump sempre e comunque. Un esempio di questo atteggiamento è quello sottolineato da Angelo Pezzana nel suo commento pubblicato oggi in altra pagina su IC, in cui analizza la scelta di Le Monde di attribuire a Trump la responsabilità di una guerra nucleare, quando in realtà va attribuita in toto a Kim Yong-un. Il presidente americano, invece di sottovalutare e tacere,come i suoi predecessori, ha preso sul serio le minacce del dittatore nordcoreano e gli ha risposto come dovrebbero fare tutti i governi democratici.
Ecco l'articolo:
Paolo Mastrolilli
Un'immagine delle violenze a Charlottesville
Il giorno dopo la battaglia di Charlottesville è bufera su Trump, perché non ha ancora condannato in maniera esplicita e diretta i suprematisti e neonazisti che hanno provocato la morte di tre persone. Questo mentre la tensione nella cittadina della Virginia resta altissima, e l’Fbi apre col dipartimento alla Giustizia un’inchiesta sulla violazione dei diritti civili.
Il capo della Casa Bianca sabato ha condannato le violenze, e ieri ha fatto le condoglianze via Twitter alle vittime. Però non ha citato espressamente i nazionalisti bianchi, e ha richiamato le responsabilità che esistono da più parti, mettendo in sostanza sullo stesso piano i neonazisti e i loro oppositori. Questo ha provocato dure reazioni all’interno dello stesso Partito repubblicano, dove diversi senatori come Gardner, McCain, Hatch, hanno criticato l’indecisione del presidente. Lo stesso sito Drudgereport, sempre schierato con il Gop, ha fatto un titolo in cui usava lo slogan della campagna presidenziale di Trump, «Make America Great Again», trasformandolo in «Make America Hate Again». Come a indicare che la benzina gettata sul fuoco durante i comizi dell’anno scorso, ha acceso la fiamma che ora sta incendiando lo scontro razziale negli Usa. Ivanka, la figlia di Donald, ha sentito la necessità di intervenire con un tweet per condannare le violenze, ma il padre è rimasto in silenzio. Una fonte anonima della Casa Bianca ha invece pubblicato questo comunicato: «Il presidente ha detto con molta forza nella sua dichiarazione di sabato che condanna tutte le forme di violenza, bigottismo e odio. Ovviamente ciò include i suprematisti bianchi, il Ku Klux Klan, i neo nazisti e tutti i gruppi estremisti. Ha sollecitato l’unità nazionale e ha chiesto a tutti gli americani di riconciliarsi». Però non ha preso questa posizione di persona, e l’ha affidata a un portavoce anonimo. Il sospetto è che Trump si comporti così perché questi gruppi lo hanno sostenuto durante le elezioni, o addirittura perché condivide alcune delle loro posizioni. Non è un ministero che il capo della sua campagna e attuale consigliere, Steve Bannon, ha rapporti stretti con Alt Right, il movimento della destra alternativa. Infatti l’ex capo del Ku Klux Klan, David Duke, ha avvertito Donald: «Non dimenticare mai che siamo stati noi a portarti alla Casa Bianca, non i liberal radicali».
Il problema è che i nazionalisti bianchi non si sono limitati ad esprimere le loro opinioni, ma hanno ucciso. James Fields, un ventenne dell’Ohio, è stato arrestato e incriminato per omicidio. Era lui alla guida dell’auto che poco dopo l’una si era lanciata sulla folla, uccidendo Heather Heyer, una donna di 32 anni che lavorava come assistente legale. Poco prima Fields era stato fotografato mentre alzava uno scudo di Vanguard America, un gruppo che l’Anti Defamation League definisce neonazista. La madre di James, Samantha Bloom, ha raccontato che non sapeva neppure bene dove fosse il figlio: «Mi aveva detto che andava ad una manifestazione di Albright», confondendo il nome di Alt Right, la destra alternativa che ha organizzato la manifestazione di Charlottesville e aveva appoggiato Donald durante le presidenziali. Quando le hanno spiegato che il figlio aveva ucciso una persona durante una marcia, è sembrata sorpresa: «Pensavo fosse una cosa che riguardava Trump, ma Trump non è mica un suprematista bianco». Questo equivoco sta accendendo la polemica, e fino a quando il presidente non interverrà con forza a condannare i neonazisti, alimenterà il sospetto di esserne complice, o quanto meno di tollerarli.
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