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Riprendiamo dalla STAMPA - TORINO di oggi, 03/05/2016, a pg. 47, con il titolo "La conferenza 'anti-israeliana' ", la cronaca di Fabrizio Assandri; dalla REPUBBLICA - TORINO, a pag. IV, con il titolo "Convegno su Israele, il rettore tira dritto: 'Polemica pretestuosa, non è un talk show' ", l'intervista di Jacopo Ricca al rettore dell'Università di Torino Gianmaria Ajani. Gravi le parole del rettore Gianmaria Ajani, che considera ammissibile un incontro senza contraddittorio che già dal titolo denuncia il proprio intento politico, l'odio e relative menzogne contro Israele e il sostegno al boicottaggio dello Stato ebraico in stile nazista. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Fabrizio Assandri: "La conferenza 'anti-israeliana'
LA REPUBBLICA - Jacopo Ricca: "Convegno su Israele, il rettore tira dritto: 'Polemica pretestuosa, non è un talk show' "
«UNA polemica pretestuosa che non ha nulla a che vedere col valore scientifico di un convegno ampio, dove si affronta un tema importante come il Medio Oriente». Il rettore Gianmaria Ajani respinge al mittente le accuse di guidare un ateneo «da tempo piegato su posizioni filopalestinesi» arrivate dal capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, Fabrizio Ricca, parole a cui si è unita la professoressa di Geografia Daniela Santus, che ha definito il convegno “Dal trattato Sykes-Picot al jihadismo stragista”, organizzato dal dipartimento di Lingue da domani fino al 20 maggio, e in particolare il convegno del 16 sulla «colonizzazione» della Palestina, «un’iniziativa dal forte pregiudizio ideologico».
Rettore, siete anti-israeliani o, peggio, antisemiti? «Non scherziamo. Non c’è alcun pregiudizio ideologico da parte di questo ateneo e tacciarci di posizioni filopalestinesi perché ospitiamo un convegno, con decine di docenti da tutta Italia e non solo, non ha senso. È un evento organizzato da un nostro dipartimento e confermiamo la disponibilità degli spazi. Prima di dare giudizi simili bisognerebbe seguire gli incontri o almeno leggere gli atti pubblicati prima». Ci sarà contraddittorio? «Un convegno non è un talk-show dove si offre una poltrona a ogni posizione politica. Ci sarà lo spazio per confutare le posizioni che si ritengono scorrette o criticare i dati che non sono esatti. Non si fa politica come in altri eventi che invece abbiamo ritenuto di non poter ospitare». Si riferisce alle conferenze per il boicottaggio del politecnico israeliano Technion? «Anche. Erano iniziative politiche a sostegno del boicottaggio di un accordo di collaborazione con un ateneo straniero. Noi quell’accordo l’abbiamo sottoscritto e lo riteniamo legittimo. Poi se singoli docenti o studenti vogliono contestarlo sono liberi di farlo, ma quelle sono posizioni politiche, non accademiche». Trova legittimo che docenti boicottino attività accademiche? «Sì, a titolo personale ciascuno può fare quello che ritiene più giusto. Ciò non toglie che, come istituzione, si vada avanti nelle partnership con gli atenei israeliani». L’università diventa terreno di scontro politico o ideologico. È giusto? «La questione israelo-palestinese è sempre stata un tema caldo, che agita gli animi. Non deve diventare pretesto per arrivare a degli scontri o, in casi come questo, a polemiche pretestuose, ma il convegno di cui parliamo è ampio. Affronta un tema vastissimo sul quale è importante continuare a studiare e confrontarsi». Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare direttore@lastampa.it rubrica.lettere@repubblica.it |
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