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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/07/2017, a pag. 26, con il titolo "I curdi divisi tra loro non sanno sfruttare la popolarità anti-Isis", il commento di Lorenzo Cremonesi.
A parole Ankara condanna. Ma dietro le quinte è contenta di mettere i bastoni tra le ruote al governo sciita di Bagdad e all’Iran, che sono contrari. Persino un esponente curdo di rilievo come l’ex ministro degli Esteri del governo di Bagdad, Hoshyar Zebari, in passato contrario alla separazione, oggi difende il referendum contro lo strapotere delle milizie sciite irachene. Ma Erdogan conta sul fatto che l’eventuale nuovo mini Stato sui confini meridionali turchi dipenderà dalla sua politica. Soprattutto, Barzani gli offre in cambio carta bianca contro i curdi del Pkk in Turchia e i loro alleati di Rojawa, enclave curda in Siria. Non stupisce che, in un terreno tanto infido, gli stessi dirigenti di Rojawa insistano adesso per uno loro statuto di forte autonomia, però nel contesto di uno nuovo Stato siriano federale. «Non importa se Bashar Assad resterà o meno al potere nella Siria pacificata del futuro. Quello che conta è che si riscriva la Costituzione in senso federale in cui venga riconosciuta la nostra autonomia», ci spiegava pochi giorni fa a Qamishli uno dei massimi consiglieri dell’autogoverno locale, Bedran Jakurd. Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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