L'Osservatore Romano guarda con attenzione sempre una parte sola: quella palestinese
Testata: L'Osservatore Romano Data: 07 settembre 2003 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «Il Premier palestinese Abu Mazen si dimette per contrasti con Arafat»
Le dimissioni di Abu Mazen e i contrasti insanabili con Arafat occupano l’edizione odierna dell’Osservatore Romano. I retroscena della fine del vecchio e della formazione del nuovo governo sono raccontati con la solita inadempienza, visto che non si fa accenno al fatto che un premier vicino ad Arafat, non solo non sarebbe accettato come interlocutore da Israele, ma gli stessi Stati Uniti hanno fatto sapere più volte che non sarebbe una soluzione a loro gradita, essendo il "vecchio leone" personaggio mal visto dall’amministrazione americana. Poi l’Osservatore Romano indugia nell’ennesimo episodio di scontri nei Territori: La svolta politica ai vertici palestinesi giunge all'indomani di una nuova incursione israeliana nei Territori avviata allo scopo di eliminare un membro di Hamas. Ieri a Nablus l'esercito ha ucciso Mohammed Hambali, il comandante locale dell'organizzazione che era in testa all'elenco dei palestinesi più ricercati in Cisgiordania. Nello scontro a fuoco è morto anche un militare di ventitré anni, membro di una unità di élite della Marina. Nome e cognome ed età del soldato israeliano ucciso irrilevanti, non una sillaba dedicata alla parola "terrorismo", credono forse di parlare di una qualche brigata eroica di chissàquale resistenza antifascista. Poi, la solita descrizione imparziale, enfatizzata e retorica: Hambali si è difeso aprendo il fuoco con un mitra, mentre i soldati sono ricorsi all'uso di razzi anticarro. Dopo l'uccisione del leader islamico l'esercito ha fatto saltare l'intero edificio lasciando senza un casa le ventotto famiglie palestinesi che vi abitavano. Perché questo giornale così stimato e che dicono avere grande autorevolezza politica, non fa riferimento alcuno al vero e inedito fatto politico del giorno, l’introduzione di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche da parte dell’UE e la chiusura dei rubinetti finanziari? Magari, avrebbero potuto riportare le parole del ministro degli esteri israeliano Shalom: "La qualifica di Hamas come organizzazione terroristica, la sua esclusione dalla legittimita' internazionale e la chiusura di suoi canali di finanziamento rappresentano un contributo molto serio nella lotta al terrorismo, e non solo nella nostra Regione". Lo stesso Shalom aveva dichiarato che "il popolo palestinese deve scegliere tra la via del negoziato di pace o quella del terrorismo". "Con nostro rammarico - continua - i palestinesi si rifiutano di prendere la decisione strategica di combattere il terrorismo come via per arrivare alla pace. E' una linea, questa, che e' guidata da Yasser Arafat". "Il governo israeliano non negozierà con Arafat che e' parte del problema e non della soluzione. Egli e' un elemento di instabilita' nella regione''. Oppure quelle di Rantisi: "In reazione all'eventuale congelamento in Europa dei fondi di organizzazioni di assistenza islamiche destinati ai bisognosi i palestinesi nei Territori dovranno boicottare i prodotti europei". Magari, diciamo magari, avrebbero potuto far notare che quei soldi più che ai bisognosi servono per sostenere le attività terroristiche contro lo stato d’Israele e che quegli attentati hanno fatto tragicamente fallire la Road Map. Oppure ancora le parole di Hamas contro Sharon: ''Avvisiamo Sharon che le nostre truppe ora vogliono la sua testa'', fanno sapere con gli altoparlanti nell'ospedale di Gaza dove e' stato ricoverato Yassin dopo il ferimento. No, l’Osservatore Romano preferisce riportare le parole di Amr Mussa, della Lega Araba, arrivato a Cernobbio: "Finché continueranno le riserve da parte israeliana la pace sarà sotto una minaccia costante". "Gli Usa potranno salvare la "road map" se impediranno ad Israele di costruire muri". Si svia, si inibisce il lettore raccontandogli frottole come questa, come se il problema fossero i muri che Israele tira su per difendersi da quel terrore vero e unico responsabile del fallimento del nuovo percorso di pace. Invitiamo i nostri lettori a scrivere il loro parere alla redazione de L'Osservatore Romano. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.