27/5/02 Intervista in ginocchio intervista a Hammad
Testata: La Stampa Data: 25 maggio 2002 Pagina: 1 Autore: Guido Ruotolo Titolo: «Hammad,i tre palestinesi rispetteranno le intese»
La Stampa del 25-5-2002 ci regala un ottimo esempio di intervista in ginocchio. Non siamo al livello di Gianni Minà con Fidel Castro ma poco ci manca. Sotto il titolo "Hammad,i tre palestinesi rispetteranno le intese" Guido Ruotolo intervista il rappresentante a Roma dell'OLP Nemer Hammad. La prima domanda di Ruotolo è sulla salute dei tre; Come stanno? si chiede Ruotolo, dimenticando che arrivano da un Grand Hotel di Cipro e prima ancora dalle abbuffate in basilica. Hammad li chiama affettuosamente "ragazzi", forse un po' birichini diremmo noi, ma tanto attaccati alla famiglia. "A un certo punto hanno mangiato foglie di arance e limoni bolliti" dice Hammad, mentre Ruotolo mica si premura di dirgli che ormai alla balla della mancanza di cibo non ci crede più nessuno dopo che la verità è saltata fuori. Nossignori, Nemer Hammad straparla e Ruotolo diligente riporta. Mai che gli venga in mente di fargli qualche osservazione. Nella basilica ci sono poi andati solo perchè gli israeliani avevano assediato Betlemme e certamente non per occuparla. Viene da pensare a una visita di cortesia. Peccato che alcuni frati coraggiosi abbiano raccontato come è andata realmente. Qualche verità anche Hammad la dice pure. Alla domanda facile facile "Adesso che sono in Italia, cosa li aspetta?" Hammad risponde " Meritano il riposo in un paese, l'Italia, a cui dobbiamo molto". E certo che i terroristi all'Italia devono molto, basta vedere il ruolo che il nostro paese ha sempre avuto nei confronti del mondo arabo. Non è che siamo ottimisti a tutti i costi, ma qualcosa sta cambiando. Qualche segnale sta arrivando. I "ragazzi" si riposino pure tranquillamente nel nostro paese, Ruotolo & C. continuino pure a specializzarsi in interviste compiacenti, ma l'arrivo dei tre qualche anno fa sarebbe stato accolto con le fanfare. Oggi no. Resta l'intervista, più adatta al Manifesto o a Linea, che non alla Stampa.
L´ARRIVO DEGLI ESULI, PARLA IL RAPPRESENTANTE A ROMA DELL´ANP Hammad: i tre palestinesi rispetteranno le intese «In silenzio stampa, non faranno politica e non parteciperanno a manifestazioni». «Per sbloccare l´assedio alla chiesa della Natività determinanti il ruolo di Andreotti, del Vaticano e dei francescani»
ROMA
C´È un impegno assunto con l´Italia che noi intendiamo rispettare fino in fondo. I tre miliziani manterranno il silenzio stampa, non faranno politica, non parteciperanno a manifestazioni. Se domani il governo decidesse di cambiare i termini dell´accordo allora siamo pronti ad accogliere le novità. Mi preme subito ringraziare il presidente Berlusconi al quale va il merito dell´intesa, dell´accordo raggiunto per salvare la vita ai rifugiati nella basilica e ai suoi frati». Nemer Hammad è il rappresentante a Roma dell´Autorità nazionale palestinese. Appena arrivati in Italia, mercoledì, i tre miliziani reduci dall´assedio di 39 giorni della basilica della Natività di Betlemme, si sono incontrati con il rappresentante dell´Anp. «Sono dei bravi ragazzi - dice Nemer Hammad -, noi respingiamo le accuse rivolte loro dagli israeliani di essere dei terroristi. Ora hanno bisogno di riposo, di uscire dall´incubo di quell´assedio e sono contenti di poter imparare l´italiano». E sull´eventualità di un «intervento» del Mossad israeliano nei confronti dei 12 miliziani ospitati dall´Europa, Hammad dichiara: «Per il momento non credo che Israele abbia interesse a violare un accordo con l´Europa ».
Ambasciatore Hammad, lei ha incontrato Ibrahim Abayat, Khaled Najimeh e Mohammed Atallah. Intanto, come stanno?
«Dovete capire cosa hanno vissuto questi ragazzi che sono nati e cresciuti in una realtà molto difficile. Due di loro, vengono dal campo di Dehsha, l´altro, Ibrhaim Abayat, ha avuto un fratello ucciso dagli israeliani. Nella famiglia Abayat vi sono membri che appartengono al movimento di Al Fatah e altri a quello islamico di Hamas. Un altro fratello di Ibrahim Abayat, che si trovava con lui durante l´assedio alla Natività, è stato espulso e deportato nella striscia di Gaza. Dovete immaginare, a livello umano, cosa significhi avere due genitori che si devono fare carico della moglie di Ibrahim, di quelle dei suoi fratelli, e dei loro figli».
I tre miliziani le hanno raccontato cosa è accaduto nella basilica della Natività?
«Intanto, tutti e tre hanno confermato quello che padre Ibrahim ha ripetuto più volte: i frati non sono stati ostaggio di nessuno. Poi mi hanno raccontato che non si aspettavano l´offensiva israeliana - voglio ricordare che 250 tank e diecimila soldati hanno assediato Beltlemme - e, dunque, che quando sono arrivati gli israeliani sono scappati e si sono rifugiati nella basilica, un luogo di culto sacro per la cristianità. Nessuno di loro immaginava quello che sarebbe accaduto, nessuno di loro ha avuto il tempo o ha pensato di portarsi cibo per sopravvivere. La cosa più terribile che hanno vissuto in quei 39 giorni più che la fame - a un certo punto hanno mangiato foglie di arance e limoni bolliti - è stata l´impotenza nel non poter curare i fratelli feriti, nel veder morire gli otto palestinesi che con loro si erano rifugiati nella basilica, colpiti dai cecchini israeliani e agonizzanti per diverse ore, per giorni. E l´esercito di Sharon si è rifiutato anche di far seppellire quei corpi».
Adesso che sono in Italia, cosa li aspetta?
«Meritano il riposo in un paese, l´Italia, a cui dobbiamo molto. All´inizio dell´assedio della Natività, gli israeliani hanno rifiutato qualsiasi mediazione portata avanti dai capi delle chiese locali, dal patriarca Sabbah al portavoce della Chiesa ortodossa. La situazione si è improvvisamente sbloccata quando è stato premiato lo sforzo, l´iniziativa, la volontà di trovare una mediazione costruttiva da parte dell´Italia. Mi preme sottolineare il ruolo determinante di Andreotti, del Vaticano, dei francescani. A un certo punto, il presidente Berlusconi ha coinvolto la Comunità Europea in questa vicenda, mettendo in risalto come la soluzione positiva dell´assedio alla Natività avrebbe rappresentato un contributo al processo di pace ».
Gli israeliani accusano di terrorismo anche i tre miliziani ospiti in Italia. Dicono che hanno avuto un ruolo nei vari attentati dei kamikaze. Cosa risponde a queste accuse?
«Prima della recente offensiva, gli israeliani chiedevano all´Anp di arrestare 37 palestinesi accusati di terrorismo. Da tre mesi a questa parte, gli israeliani ogni giorno ne uccidono qualcuno. Ma la lista invece di restringersi si allarga. Noi rifiutiamo questa logica e le accuse nei confronti di questi tre ragazzi arrivati in Italia. Perché gli israeliani non hanno mai voluto accettare che un Tribunale internazionale verificasse le accuse che rivolgono verso i singoli palestinesi? Loro non possono certo essere accusatori e giudici contemporaneamente. Sharon ha negato ostinatamente anche una commissione internazionale per fare luce sui massacri di Jenin».
Temete che il Mossad possa uccidere o sequestrare i dodici palestinesi accolti in Europa?
«C´è un accordo politico sottoscritto tra Israele e l´Europa. Non credo che oggi convenga violare quell´accordo. Aspettiamo, vediamo come evolverà la situazione».
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