sabato 26 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
25.04.2025 Intervista a Davide Romano: Oggi i fascisti sono i rossi-verdi e la sinistra
Intervista di Luca Roberto

Testata: Il Foglio
Data: 25 aprile 2025
Pagina: 1
Autore: Luca Roberto
Titolo: «Contro i veri fascisti»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 25/04/2025, a pag. 1/V, l'intervista di Luca Roberto a Davide Romano dal titolo "Contro i veri fascisti".

Luca Roberto
Davide Riccardo Romano - WikiMilano
Davide Romano (Museo della Brigata Ebraica): "Saremo in piazza con gli ucraini. Basta con i parassiti del 25 aprile. Oggi i fascisti sono quelli rosso-verdi, ma la sinistra non li vede. La sinistra si appropria del 25 aprile andando in piazza con la bandiera della Palestina e indignandosi per quelle della Brigata Ebraica. Bisognerebbe ricordarle che, durante la Seconda guerra mondiale, gli esponenti palestinesi stavano dalla parte di Hitler

Roma. “Siamo preoccupati ma in piazza ci saremo. Rivendicando il diritto a difenderci dai nuovi fascismi: quello rosso, come lo chiamava Pannella, e quello verde, dei filo Hamas. Tutte derive verso cui la sinistra chiude sempre più spesso gli occhi, rifiutandosi di fare da argine”. Davide Romano è il direttore del Museo della Brigata ebraica, il primo al mondo, aperto nel 2016 a Milano. Al Foglio racconta la scelta di esserci, questo 25 aprile, in piazza. “Anche come reazione di orgoglio per quello che abbiamo subìto negli ultimi anni. Sfileremo insieme alla comunità ucraina, che ha riflettuto fino all’ultimo se esserci o meno, visto che sono oggetto di attacchi vergognosi”.

In questo colloquio con Il Foglio il direttore del Museo della Brigata ebraica parte proprio dalla reazione della comunità locale. “Tanti giovani si sono automobilitati dopo tutto quello che è successo lo scorso anno, con insulti e attacchi nei confronti della Brigata”, spiega Davide Romano. “Un gesto di vicinanza anche nei confronti delle associazioni ucraine, che abbiamo invitato a sfilare con noi sin dal 2022, avendo fatto la loro parte anche nella nostra Resistenza. E che anno dopo anno sono andate incontro a nuovi attacchi inaccettabili”. E infatti, racconta Romano, la loro presenza per le strade di Milano, visti i precedenti, non era affatto scontata. “La scorsa settimana sono arrivati a discutere al loro interno se partecipare o meno perché erano stufi di sentirsi etichettare come nazisti, mentre in sottofondo suonavano musiche filosovietiche, con slogan filoputiniani.

Ua.mi ha scelto di non esserci ma le altre associazioni saranno in piazza, scortati dai City Angels, oltre che dalle forze dell’ordine”.

Romano si sente di esternare una considerazione significativa, legando gli insulti al popolo ucraino a quelli alla Brigata ebraica, secondo i Giovani palestinesi (che vorrebbero aprire il corteo di Milano) composta non da eroi ma da “assassini”: “A mio avviso uno può avere anche il diritto di essere antisemita, ma quello che dobbiamo capire è che se gli ebrei vengono attaccati non è un problema solo degli ebrei. Allo stesso modo la messa in discussione della resistenza ucraina non è qualcosa che riguarda solo Kyiv, ma anche noi. Putin va sconfitto non solo per liberare l’Ucraina, ma anche perché sta facendo crescere un certo cancro ideologico all’interno delle nostre società. Guardate cosa succede in Francia, per esempio, dove si scopre che ci sono cittadini russi dietro alle stelle di David che compaiono sui muri delle città. Non è più complottismo: è la realtà dei fatti. Ecco perché umanamente, da italiano, mi vergogno quando vedo gli ucraini che vengono aggrediti nelle nostre piazze”. Più in generale Romano spande considerazioni a tutto campo sul significato del 25 aprile, approfondendo questioni di cui si occupa quotidianamente all’interno del Museo di cui è alla guida. Cosa pensa dell’invito alla sobrietà nei festeggiamenti rivolto dal ministro Musumeci? “Non sono uno psicologo, dico solo che io vorrei un 25 aprile normale, una festa di tutti, come il 4 luglio negli Stati Uniti o il 14 luglio in Francia. E invece a me sembra che ogni anno la situazione vada peggiorando. Sono tutti lì a fare i parassiti del 25 aprile per ritagliarsi il loro minuto di celebrità o mettere la loro agenda sopra il ricordo dei caduti per la nostra libertà”. E’ anche per questa ragione, forse, che il ricordo della Resistenza, dell’antifascismo, come abbiamo osservato qui sul Foglio, dovrebbe andare di pari passo con il contrasto ai fascismi moderni. “Mi ricordo la grande lezione di Marco Pannella, che parlava dei fascismi rossi”, analizza Romano. “Io credo che a partire dal 7 ottobre in poi abbiamo assistito alla prolificazione di un altro fascismo, quello verde dei filo Hamas. Fa una certa specie leggere la lettera che Khamenei ha scritto agli studenti che protestavano nelle università americane e occidentali. E’ esattamente il rischio che corriamo e che stiamo facendo finta di non vedere”. Un rischio ancor più grosso se si considera il tipo di eco e di reazioni che queste prese di posizioni hanno alle nostre latitudini. “Le lotte dei fascisti rossi e dei cosiddetti pro Pal negli ultimi tempi sono andate saldandosi sempre di più. Così facendo il problema s’ingrossa”, analizza ancora il direttore Romano. “Purtroppo a sinistra si finisce per chiudere gli occhi e non si riesce a mettere un argine a queste derive, che sono preoccupanti per la nostra società”. Una prova del disinteresse, secondo Romano, la si avrebbe dalle manifestazioni contro Hamas nella Striscia di Gaza. “Non mi sembra che a sinistra se le siano filate granché”, dice ancora. Prima di una considerazione finale proprio sul valore, oggi, del 25 aprile. “Chi si batte contro i fascismi dovrebbe saper riconoscere i veri rischi per la nostra democrazia come Putin, come il terrorismo di Hamas, come Khamenei. E invece molto spesso noi occidentali siamo superficiali. Così gli altri hanno gioco facile a sfruttare il nostro senso si colpa. E invece quelli sono i fascisti da combattere oggi”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT