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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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israele.net Rassegna Stampa
24.04.2025 La fuga dei leader palestinesi dalle loro responsabilità
Analisi di Alex Winston

Testata: israele.net
Data: 24 aprile 2025
Pagina: 1
Autore: Alex Winston
Titolo: «La fuga dalle responsabilità dei leader palestinesi. Hamas ha scatenato la guerra, si nasconde tra i civili, tiene ostaggi e detta condizioni. Se l’Autorità Palestinese vuole essere presa sul serio deve denunciare tutto questo in modo chiaro e responsabil»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'articolo di Alex Winston uscito sul Jerusalem Post, dal titolo "La fuga dalle responsabilità dei leader palestinesi. Hamas ha scatenato la guerra, si nasconde tra i civili, tiene ostaggi e detta condizioni. Se l’Autorità Palestinese vuole essere presa sul serio deve denunciare tutto questo in modo chiaro e responsabile".

Alex Winston
Varsen Aghabekian, ministra dell’Autorità Palestinese per gli Affari Esteri e gli Espatriati. Si è lanciata in una filippica contro Israele e quella che lei chiama "guerra genocida" a Gaza, ma non ha pronunciato una sola parola per la liberazione degli ostaggi

E’ una grottesca ironia che, mentre i palestinesi di Gaza continuano a morire sotto il peso delle scelte di Hamas e delle ritorsioni israeliane, i leader palestinesi, coloro che sostengono di rappresentare il loro popolo sulla scena mondiale, non abbiano ancora pronunciato l’unica frase che potrebbe iniziare a tracciare un percorso verso la pace: “Restituite gli ostaggi”.

In un’intervista rilasciata questa settimana al quotidiano saudita Arab News, la dottoressa Varsen Aghabekian, ministra dell’Autorità Palestinese per gli Affari Esteri e gli Espatriati, si è lanciata in una prevedibile filippica contro la campagna militare israeliana a Gaza, definendola una “guerra genocida” e accusando lo stato ebraico di godere di “impunità”.

Ha parlato della distruzione a Gaza, della morte di civili e dei costi umanitari. Ciò di cui non ha parlato – per nulla – è la responsabilità di Hamas.

Non una parola sui 250 ostaggi deportati a Gaza il 7 ottobre. Non un solo riconoscimento del fatto che il rilascio dei restanti 59 ostaggi, 24 dei quali si ritiene siano ancora in vita, potrebbe portare al cessate il fuoco e salvare migliaia di vite.

Si è attenuta fedelmente allo schema palestinese: sempre vittime, mai responsabili.

Israele, nonostante tutti i suoi difetti e le sue mancanze, ha avanzato delle proposte. La più recente offriva un cessate il fuoco di 45 giorni in cambio di 10 ostaggi. Hamas, sostenuta in silenzio e talvolta a parole da esponenti palestinesi come Aghabekian, l’ha respinta categoricamente.

Che razza di leadership è quella che rifiuta in toto un’apertura verso il sostegno, la ricostruzione, la cessazione delle uccisioni della propria gente?

Aghabekian ha affermato che “un cessate il fuoco duraturo implica il soddisfacimento delle richieste di entrambe le parti”. Ma di sicuro sa benissimo che una delle due parti rifiuta persino il più elementare gesto di umanità: il rilascio di ostaggi innocenti.

Invece, definisce “irrealistica” la proposta di Israele di lasciare Gaza solo quando Hamas sarà disarmata. Che cosa è realistico, allora?

Il gruppo terroristico che ha scatenato questa guerra, massacrando famiglie israeliane e prendendo ostaggi, dovrebbe rimanere armato e ben trincerato a Gaza? Dovrebbe essere quel gruppo a dettare le condizioni della pace nascondendosi dietro donne e bambini, oltre che agli ostaggi?

Ancora peggio è il ruolo che l’Autorità Palestinese svolge in questo grottesco teatro di fuga dalle responsabilità.

“Non una parola sulle responsabilità di Hamas”

Nell’intervista, Aghabekian insiste sul fatto che l’Autorità Palestinese “sta facendo i compiti” per prepararsi alla governance di Gaza. Ma dove sono i “compiti” sulla riconciliazione politica? Sull’esigere da Hamas che renda conto del proprio operato? Sull’usare anche solo una frazione della propria tribuna diplomatica per chiedere la restituzione degli ostaggi?

Se Aghabekian vuole dimostrare che l’Autorità Palestinese è in grado di governare Gaza al posto di Hamas, che inizi chiedendo il rilascio incondizionato degli ostaggi ancora imprigionati nei tunnel.

Se l’Autorità Palestinese, che è in conflitto con Hamas da anni, ritiene di essere la legittima erede al governo di Gaza, ha l’opportunità (e l’ha avuta per tutti i 18 mesi di guerra) di costruire un rapporto migliore con Israele, di chiedere il rilascio degli ostaggi e piantare un altro chiodo nella bara di Hamas.

Invece, continua a ripetere gli stessi slogan che il mondo sente da decenni: che l’aggressione israeliana è un genocidio ecc.

Aghabekian afferma: “Non vogliamo trasferire in Cisgiordania ciò che sta accadendo a Gaza”, e afferma che la leadership è “concentrata sull’evitare ulteriori vittime civili”. Ma ci sono già “ulteriori vittime civili” a Gaza, e non tanto per intenzione israeliana ma perché gli organi di governo palestinesi si rifiutano di agire in modo responsabile.

Invece di impegnarsi per salvare vite umane, la leadership è tutta concentrata su grandi conferenze diplomatiche, riproponendo le stesse vacue petizioni su diritto internazionale e “genocidio”, mentre non mostra alcun interesse per la soluzione più pratica e immediata: liberare gli ostaggi.

Non bisogna mai dimenticare che Hamas ha scatenato questa guerra. Hamas continua a tenere ostaggi. Hamas si nasconde tra i civili.

Eppure, le dichiarazioni di Aghabekian non contengono nessuna condanna del gruppo. Solo una velata indulgenza, come quando attribuisce la responsabilità del fallimento del cessate il fuoco alle intenzioni di Israele, non ai crimini di Hamas.

Le morti di civili sono una tragedia. Ma altrettanto tragico è il rifiuto della leadership palestinese di assumere un ruolo guida. Il suo rifiuto di chiedere il ritorno degli ostaggi. Il suo rifiuto di condannare Hamas. Il suo rifiuto di assumersi la responsabilità per il futuro del proprio popolo.

Se diplomatici palestinesi come Aghabekian vogliono essere presi sul serio, devono prima riconoscere il marciume morale e strategico che Hamas ha inflitto a Gaza e alla causa palestinese.

Fino ad allora, l’Autorità Palestinese rimarrà un ostacolo alla pace, anziché una forza a suo favore.

(Da: Jerusalem Post, 21.5.25)

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