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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.04.2025 Negoziati tra Israele e Hamas: perché a Doha?
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 aprile 2025
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Negoziati tra Israele e Hamas: perché a Doha?»

Negoziati tra Israele e Hamas: perché a Doha?
Commento di Michelle Mazel 
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2025/04/negociations-entre-israel-et-le-hamas-pourquoi-doha-313917.html

Ma perché i negoziati per la liberazione degli ostaggi israeliani deve avvenire a Doha? Il Qatar ha protetto Hamas e i suoi leader, ha pagato per la costruzione dei tunnel di Gaza e per stipendiare i terroristi. Non è un paese neutrale, è attivamente impegnato per la diffusione del jihad.

Sotto lo sguardo benevolo dell'Emiro del Qatar con il suo bel turbante, dei team di negoziatori si presentano a Doha a turno. L'obiettivo è trovare un compromesso tra Israele e Hamas per porre fine alla tragedia degli ostaggi, 59 dei quali sono ancora trattenuti da Hamas. Si ritiene che ventidue di loro siano ancora vivi. Proposte e controproposte vengono avanzate tramite intermediari: le due parti non si parlano direttamente. La quadratura del cerchio, per così dire. Quanto all'emiro, l'uomo del giorno, egli medita sulla cecità di tutti coloro che sostengono che il denaro non fa la felicità. Quando assunse il potere nel giugno del 2013, il Qatar, un piccolo emirato la cui superficie è inferiore a quella della Bretagna, godeva di una pessima reputazione. Non si trattava solo di violazioni dei diritti umani, in particolare del trattamento riservato ai lavoratori stranieri. Ma si accusava il Qatar, roccaforte dei Fratelli Musulmani, di finanziare i movimenti terroristici e di incoraggiare la sovversione contro l'Occidente attraverso il suo potente canale televisivo, Al Jazeera, di proprietà dell'emiro., Il suo incrollabile sostegno all'Iran fece inoltre infuriare i suoi vicini del Golfo e portò a un braccio di ferro che rischiò di trasformarsi in uno scontro armato. Parallelamente, i suoi massicci investimenti in settori chiave in Europa, in particolare in Francia, suscitavano preoccupazione. Sebbene questa realtà non sia cambiata, la facciata che presenta al mondo è stata trasformata grazie al colpo di genio del padre dell'Emiro, che ha avuto l'audacia di proporre la candidatura di Doha per ospitare i Mondiali di calcio del 2022. Candidatura accolta – a quale costo? – dalla Federazione Internazionale di Calcio, nonostante ostacoli apparentemente insormontabili. Compresa la totale mancanza delle infrastrutture necessarie per organizzare un evento sportivo di questa portata. Eppure la scommessa è stata vinta. Certo, qualche migliaio di operai morirono sul lavoro, ma tutto era pronto in tempo. L'emiro era arrivato al punto di accettare persino visitatori israeliani. Diecimila di loro hanno potuto partecipare all'evento grazie a dei voli diretti da Israele. In conclusione, questo Mondiale dell’impossibile aveva consacrato la clamorosa rivincita del Qatar. Primo Paese del Medio Oriente e dell'Africa ad accoglierlo, gode ormai di enorme prestigio anche negli Stati in cui un tempo era maledetto. Soprattutto, ha dimostrato che ormai è possibile acquistare qualsiasi cosa se si hanno a disposizione le centinaia di miliardi di dollari necessari. Oggi ne abbiamo una dimostrazione lampante. Il Qatar, che ha finanziato i tunnel sotterranei di Gaza e l'industria bellica di Hamas, continua a offrire generosa ospitalità ai leader di questo movimento. Al Jazeera è più che mai il portavoce dell'organizzazione terroristica. I suoi giornalisti sono presenti a Gaza per diffondere comunicati stampa e immagini di propaganda, nonché “resoconti” sulla messa in scena del rilascio degli ostaggi. Ed è Doha, la capitale del Qatar, che si trova al centro dei negoziati? Certo, è ovvio che l'emiro dispone di enormi mezzi per esercitare pressione sul suo protetto. Non è meno ovvio che non abbia alcuna intenzione di utilizzarli. Inoltre, non può certo pretendere di essere altro che neutrale, o almeno obiettivo. Aspettiamo il verdetto della storia.

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Michelle Mazel


takinut3@gmail.com

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