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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
23.04.2025 Israele in subbuglio contro Bibi. Bar, ultima scusa per spodestarlo
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 23 aprile 2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele in subbuglio contro Bibi. Bar, ultima scusa per spodestarlo»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 23/04/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Israele in subbuglio contro Bibi. Bar, ultima scusa per spodestarlo".


Fiamma Nirenstein

Ennesima protesta contro Netanyahu. Ma non chiamatela "rivoluzione". Si tratta dell'ennesimo tentativo di spodestare il premier, stavolta il pretesto è il licenziamento di Ronen Bar, il direttore dello Shin Beth. Ma quel che veramente importa è la lotta per la sopravvivenza di Israele, combattuta su sette fronti.

Lo chiamano rivoluzione il sommovimento interno, la vertigine sotterranea continua che caratterizza la storia di Israele in questi lunghi mesi quanto la guerra su sette fronti. E’ una guerra sull’ottavo fronte contro Benjamin Netanyahu condotta da un vasto ambito di leader e di intellettuali anche di fama internazionale, e anche di soldati, che si ritengono offesi dal fatto che il modello Ben Gurion che ha creato tanti eroi liberali, soldati e contadini, studiosi di notte e di giorno alla difesa del confine, siano stati sostituiti per così tanto tempo da un leader certo di grande famiglia, di gravitas militare e intellettuale, ma di destra nella certezza che il popolo ebraico nel suo insieme, anche nella parte religiosa, abbia come compito principale soprattutto la difesa e lo sviluppo dello stato che compie 77 anni proprio in questi giorni e che è in pericolo di vita. La rivoluzione contro il primo ministro scelto da 11 anni dalla gente del popolo, dagli intellettuali, dai soldati, dagli economisti conservatori, da chi vuole riformare la struttura giudiziaria che è una bandiera della sinistra, ha trovato negli ultimi due giorni un nuovo capo determinato a guidare le folle dopo aver invece guidato per tanti anni i servizi segreti dell’interno, lo Shin Beth. Ronen Bar dopo essere stato licenziato ha consegnato un affidavit alla Corte Suprema, che ha dato molti segni di non sopportare Netanyahu e ha rimandato il licenziamento di bar. Netanyahu consegnerà un documento contrario giovedì. Quello di Bar è una dichiarazione di sfiducia e di accusa personale e politica cui già l’amplissimo fronte anti Bibi nel mondo si affretta a affiancarsi: si sa, Bibi è accusato di tutto, il contesto pacifista internazionale ne fa una figura che rifiuta di concludere la guerra per istinto bellicistico e opportunismo. Gli si contesta sempre una scarsa sensibilità verso i rapiti: ma la verità è che Netanyahu cerca, noncurante del governo dato che una volta senza problemi si è già giuocato l’uscita di Ben Gvir, di combattere Hamas fino alla vittoria mentre cerca con tutte le forze disponibili di recuperare i rapiti. Hamas non si accuccerebbe, non restituirebbe i rapiti di fronte a un cedimento, ma preparerebbe il prossimo 7 ottobre. Di fatto Bibi ha tolto la fiducia a Bar quando è stato chiaro che peggio non avrebbe potuto affrontare il 7 di ottobre, senza capire, reagire, avvertire. Lui stesso l’ha dichiarato.  I  rapporti si sono fatti  sempre più tesi a causa di rivelazioni alla stampa di cui i due uffici si sono accusati, Bar ha fatto le mosse di attacco aspettandosi il licenziamento, ha approvato un’inchiesta, in cui il PM non è coinvolto, sul rapporto fra impiegati dell’ufficio del primo ministro e il Qatar,e poi ha accusato Netanyahu di volerlo licenziare per questo, mentre la decisione era presa da tempo. Bar dichiara nel suo affidavit anche di avere avvertito Netanyahu alle 5,15 di mattina dei movimenti sul confine; afferma di aver ricevuto dal Premier la richiesta di coprire la richiesta di non recarsi tre volte a settimana al processo a lui intentato; lamenta che Bibi gli abbia chiesto di sorvegliare cittadini coinvolti nelle manifestazioni di protesta contro di lui, facendo così dello Shabbah, dice Bar, una polizia personale. Sono accuse che fanno scudo a Bar che certo soffre per le spaventose responsabilità nel 7 di ottobre. Ha capito che la sua personale frustrazione era coperta dalla rabbia politica di Ehud Barak, Carmi Gilon, Avichai Mandelbit... alta nomenclatura, esempi di  centinaia che con la stessa determinazione accusano Netanyahu di essere un dittatore e ne chiedono la rimozione. Netanyahu ha dichiarato che tutte le bugie verranno smontate: Bar, dice, ha fallito al cento per cento nel compito di avvertire lui e Gallant, la telefonata arrivò solo alle 6,15. Bar, si sostiene, ha detto che Bibi voleva cacciarlo molto prima del Qatargate; e Netanyahu chiese non di aiutarlo a posporre il processo, ma dopo le continue minacce di morte e i due missili sulla sua casa, di spostarlo in un luogo sicuro. Bar accusa Netanyahu di averlo voluto usare nello studiare le mosse dei leader della piazza, ma si sa che lo Shabbach ha sempre indagato i movimenti di destra come di sinistra, al tempo che Carmi Gilon era capo dello Shabbach Rabin fu ucciso da un fanatico di destra, nessuno vuol tornare a quegli errori fatali. Lo squillo di tromba di Bar comunque avrà l’eco che si aspetta, Netanyahu ancora deve stringere i denti sui sette fronti di cui non lascia la resa. Trump ieri gli ha telefonato per dirgli che gli USA sono con Israele: chissà se intendeva sull’Iran. Questo è quello che deve importare veramente a chi tiene a Israele. 

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