Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Bernard-Henry Lévy: nessuno si illuda più su Putin Commento di Bernard-Henry Lévy
Testata: La Stampa Data: 20 aprile 2025 Pagina: 9 Autore: Bernard-Henry Lévy Titolo: «Sumy, la carneficina che ricorda Sarajevo»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/04/2025, a pagina 9, con il titolo "Sumy, la carneficina che ricorda Sarajevo" il commento di Bernard-Henri Lévy.
Bernard-Henry Lévy
Il bombardamento di Sumy rimarrà come uno degli esempi del crimine russo. Ha fatto strage fra i fedeli ortodossi che rientravano a casa dopo la messa, nella Domenica delle Palme. E' una strage paragonabile a quelle commesse dai serbi a Sarajevo.
Con l'amico Marc Roussel, abbiamo filmato questa bella e grande città che prima della guerra contava 250 mila abitanti quasi come oggi, perché gli abitanti non se ne sono andati, hanno resistito, resistono.
Abbiamo visto le donne al mercato, gli studenti in biblioteca all'università, i bambini alla scuola materna, i passanti e le passanti che, con calcolata noncuranza, si godevano i primi piaceri della primavera, il tram di Walter Benjamin, i passaggi di Charles Baudelaire, la chiesa cattolica della Santa Trinità, le tre chiese ortodosse.
Abbiamo cenato al ristorante Sazha con alcuni intellettuali ucraini che dedicano parte del loro tempo a interessarsi alla vita delle idee, abbiamo parlato con un regista in preparazione di un documentario sulla guerra che sta devastando la sua città, abbiamo fatto riprese al fronte e alla rete antidroni sull'ultima strada prima della Russia.
Abbiamo visto i patrioti della città, e dell'Ucraina, e dell'Europa, raccogliersi sulle tombe degli amici morti in combattimento: si sentiva il ronzio dei droni e, in lontananza, il rumore delle granate; i funzionari municipali mormoravano «presto, facciamo presto, evitiamo gli assembramenti, per il nemico siamo un bersaglio…». Ma si sono presi tutto il tempo che serviva, non hanno permesso ai mercenari nordcoreani o ai cinesi venuti da Pokrovsk di imporre le loro regole.
Mi è piaciuta questa città. Ho amato che fosse intrepida e coraggiosa. Sono rimasto affascinato dal suo aspetto di piccola capitale. Poi, di ritorno a Parigi, le immagini della strage.
A spedirmele immediatamente è stato Andriy Yermak, il conestabile del presidente, il più leale tra i leali, il primo dei Compagni per la liberazione dell'Ucraina.
Via Petropavlivska ricoperta di sangue.
I sudari neri, o color argento e oro perché fatti di coperte termiche, allineati davanti al palazzo Sumovskykh, la cui facciata asburgica che sfuma nel verde al crepuscolo e all'alba mi aveva incantato.
I volti essenziali dei cadaveri che non c'è stato il tempo di coprire e che, nello scatto fotografico, sembrano palpitare ancora. Quella sagoma piegata in due in un gesto incompiuto, sul sedile del tram, il cui tetto in parte si è staccato.
Quell'edificio che mi sembra di riconoscere e di cui nella foto non resta che un ascensore dalle porte d'acciaio annerite dal fuoco.
Le macchine in fiamme, che mi rammentano quelle di viale Marsala Tita a Sarajevo, nei giorni dei bombardamenti.
Le brigate dei vigili del fuoco che corrono da tutte le parti, si direbbero quasi smarriti, e ho l'impressione di rivedere le autobotti la notte in cui andò in fumo la biblioteca della capitale bosniaca.
E uno striscione di cui resta solo un lembo, appeso a un balcone.
E i morti, ancora i morti, come minimo 35.119 feriti, alcuni abbracciati, le loro grandi sofferenze: guerra? No, una carneficina! Un crimine! Un crimine contro l'umanità! lo ha definito immediatamente il presidente Zelensky che, come in ogni circostanza, sa prontamente trovare le parole giuste: «Solo un bastardo poteva fare questo».
Spesso, in una lunga guerra, c'è il crimine di troppo.
A Sarajevo fu il bombardamento del mercato di Markale che toccò i cuori delle anime nobili del mondo.
In Libia fu la violenta repressione delle manifestazioni contro Gheddafi a Bengasi e a Tripoli.
In Sudan sarà, forse, la scoperta in questi stessi giorni di enormi fosse comuni che le truppe dell'esercito ribelle in fuga da Khartoum si sono lasciate alle spalle.
L'opinione pubblica si abitua, accondiscende, non vede più l'orrore quotidiano e infido, prende solo atto di una delle svolte dell'ordine delle cose, a stento vi crede ancora: e poi arriva il crimine di troppo, l'evento mostruoso e fuori da ogni regola, che lascia il mondo prima incredulo e poi sconvolto.
Forse, la carneficina di Sumy sarà quel massacro di troppo.
Forse, provocherà quel conato di vomito planetario che in tanti attendiamo da tre anni, alcuni da undici.
Forse, ai cristiani del mondo, e a quelli americani in particolare, non piacerà molto che questo gesto di barbarie si sia verificato una domenica delle Palme, in vista della Pasqua, celebrazione dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme: il simbolo non è eccessivo? Il terrorista di Stato Putin riuscirà, dopo questo, a continuare ad affermare che difende i valori cristiani?
Forse, arriverà il momento in cui sarà lo stesso Trump a dire, con la sincerità che gli rimane, «troppo cinismo, troppo sangue» e, con quel che gli rimane dell'onore, «basta, mi avete preso in giro a sufficienza, ho preso accordi con Putin, ho ratificato la sua narrazione nazionale… Quando è troppo, è troppo!».
Prego affinché così accada.
Scrivo queste righe nei giorni della Pasqua ebraica, e la mia speranza è questa: che ci sia un sussulto e che l'Ucraina, così coraggiosa, si liberi una buona volta dei faraoni. —
(Traduzione di Anna Bissanti)
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante