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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Libero Rassegna Stampa
16.04.2025 Macron vuole riconoscere la Palestina. Netanyahu: 'così premia il terrorismo'
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 16 aprile 2025
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Macron vuole riconoscere la Palestina Netanyahu: «Così premia il terrorismo»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/04/2025, a pag. 15, con il titolo "L’Iran è sicuro dell’accordo sull’atomo Hamas mostra il video di un ostaggio", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Macron e Abu Mazen. Il presidente francese è pronto a riconoscere lo Stato di Palestina. Ma così sta premiando il terrorismo di Hamas, come gli ricorda giustamente Netanyahu.

Il presidente francese Emmanuel Macron, reduce da un colloquio telefonico con il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, ieri ha parlato con Benjamin Netanyahu: la sofferenza dei civili a Gaza «deve finire», ha detto Macron, e solo un cessate il fuoco può portare alla liberazione dei restanti ostaggi israeliani, ha aggiunto. Ma se da un lato ha dichiarato di ribadire «il sostegno della Francia alla sicurezza di Israele e del suo popolo» e che «la liberazione di tutti gli ostaggi è sempre stata una priorità assoluta, così come la smilitarizzazione di Hamas», dall’altro appena pochi giorni fa aveva parlato del possibile riconoscimento francese della Palestina. Netanyahu gli ha risposto: l’istituzione di uno stato palestinese sarebbe «un’enorme ricompensa per il terrorismo».
Intanto, Hamas ha rifiutato l’offerta israeliana per un cessate il fuoco di sei settimane a Gaza in cambio del disarmo. Lo ha riferito la Bbc citando «un alto dirigente palestinese». Questi ha spiegato all’emittente britannica che l’offerta del governo di Benjamin Netanyahu non includeva l’assicurazione che Israele avrebbe posto fine al conflitto né che avrebbe ritirato le proprie forze armate dall’enclave palestinese, due richieste irrinunciabili per Hamas che teme, altrimenti, di uscire di scena.
«La proposta israeliana trasmessa al movimento attraverso l’Egitto chiedeva il disarmo di Hamas senza alcun impegno israeliano a porre fine alla guerra o a ritirarsi da Gaza. Hamas ha quindi respinto l’offerta nella sua interezza», ha riferito l’esponente del gruppo terrorista.
Nel piano degli israeliani, Hamas avrebbe dovuto liberare dieci ostaggi vivi e restituire le salme di altri 16 sequestrati morti o uccisi durante la prigionia: durante le sei settimane di tregua, il governo israeliano avrebbe scarcerato 66 ergastolani palestinesi e rimesso in libertà 611 gazawi arrestati nel corso di questo conflitto.
La rinnovata pressione militare israeliana su Hamas non ha dunque spezzato il gruppo islamico che pure soffre gli attacchi israeliani e le continue perdite dei suoi dirigenti: giorni fa le Israeli Defense Forces (Idf) hanno eliminato Muhammad al-’Ajla, comandante del battaglione Shujaiyya del gruppo terrorista.
Al-’Ajla aveva rimpiazzato il suo predecessore Haitham Razek Abd al-Karim Sheikh Khalil, ucciso cinque giorni fa dalle Idf e identificato come uno degli assalitori del kibbutz Nir Oz il 7 ottobre 2023.
Conseguenza, forse, della forte pressione su Hamas è che ieri Abu Obeida, portavoce delle Brigate ’Izz al-Din al-Qassam, ala militare del gruppo terrorista, ha annunciato di aver perso i contatti con il gruppo che sta tenendo in ostaggio il cittadino israelo-statunitense Edan Alexander «in seguito a un attacco aereo che avrebbe colpito la loro posizione a Gaza». Messo nell’angolo nella Striscia, Hamas si riorganizza però all’estero. Ieri sera la Giordania ha reso noto di aver sventato un complotto volto a «minare la sicurezza nazionale e creare caos all’interno del Paese». Le autorità di sicurezza di Amman hanno arrestato 16 persone che, è stato riferito, sono legate a Hamas, con l’accusa di possedere esplosivi e di produrre missili utilizzando attrezzature e materiali di provenienza locale e di contrabbando.

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