Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Arafat affossa la Road Map Ma gli Stati Uniti non sono d'accordo
Testata: Avvenire Data: 04 settembre 2003 Pagina: 13 Autore: Graziano Motta Titolo: «Arafat: Road map finita. Mazen pronto a lasciare»
Riportiamo la cronaca di Graziano Motta pubblicato su Avvenire giovedì 4 settembre 2003. La Road map è davvero morta come ha detto Yasser Arafat alla Cnn? O l'Autorità palestinese resta sempre impegnata in questo piano di pace, come tiene ad affermare il suo consigliere Nabil Abu Rudeineh, ma solo dopo che l'affermazione del rais ha messo in subbuglio le cancellerie di mezzo mondo? E stamane Abu Mazen si presenterà a Ramallah davanti al Consiglio legislativo palestinese per fare un rendiconto dei suoi cento giorni di governo? E chiederà alla fine un voto di fiducia, accompagnato da più ampi poteri che diversamente si dimetterà, come afferma il ministro dell'informazione Nail Amr? Oppure non si dimetterà in alcun caso e continuerà ad esercitare le sue funzioni, come lo stesso ministro precisa poche ore dopo alla televisione di Abu Dhabi? Insomma quando e come finirà questa prova di forza tra Arafat e Abu Mazen sul controllo dell'apparato di sicurezza, in effetti sulle leve del potere ma anche sull'approccio al negoziato di pace, e al momento al percorso segnato dalla Road map? La verità non riesce ad affiorare dalla palude delle teriversazioni e delle contraddizioni, a liberarsi dal ginepraio delle informazioni e delle smentite in cui viene rilegata non solo da un modo ambiguo di far politica, ma anche dalle pressioni internazionali che si accavallano sui contrasti interpalestinesi. Per cui per la giornata odierna nulla, neanche un calendario di lavori parlamentari, è dato per certo. La mattinata di ieri è stata movimentata dalla sentenza emessa da Arafat: la responsabilità della morte della Road map è di Israele a causa di quelle che ha definito "le aggressioni delle ultime settimane" (soprattutto le uccisioni mirate di esponenti di Hamas) ed è pure degli Stati Uniti "che hanno lasciato fare". Sentenza affidata alla grande tribuna mediatica americana "Cnn", scelta evidentemente per far effetto sul presidente Bush che la Road map ha varato insieme con altri componenti del "quartetto" (Russia, Unione Europea e Nazioni Unite). Un piano di pace nel quale si è impegnato personalmenet e totalmente. A Washington i rintocchi della campana a morto hanno dato fastidio, tanto che l'emissario americano John Wolf si è affrettato a far sapere all'establishment di Ramallah che gli Stati Uniti non accetteranno in alcun caso la caduta del governo di Abu Mazen. Il segretario di Stato Powell si è preoccupato di far sapere che Arafat non ha partecipato alla stesura della Road map e quindi "i suoi commenti non hanno alcun significato"; in Israele si è preso atto con soddisfazione che tutte le considerazioni negative sul conto di Arafat trovavano una clamorosa conferma grazie a lui stesso, che nell'arco di tre anni silurava per la seconda volta il massimo sforzo di pace fatto dalla comunità internazionale, dopo aver fatto fallire a Camp David, nel luglio 2000, quello che aveva promosso e coinvolto appieno il presidente Clinton. Soddisfazione anche nei confronti di quei membri del "quartetto", e dell'Ue in particolare, che tanto hanno sostenuto il rais, politicamente e finanziariamente. E a Tel Aviv, al dicastero della Difesa, si è avuta la conferma che le valutazioni sul conto del rai fatte dal ministro Mofaz, e condivise da Sharon, erano motivate: la sua esplusione da Ramallah doveva già essere fatta da tempo, quando le cirocstanze erano migliori, ma adesso trovava una motivazione politica superiore, la salvaguardia di quel processo di pace in cui Abu Mazen si è impegnato e Arafat ha constratato. Ora tutto ciò non è svanito per la precisazione di Nabil Abu Rudeineh; Arafat non ha fatto alcuna ritrattazione. E' un gioco al quale da tempo si è abituati e che richiede in chi persegue la pace nervi saldi. Anche perchè proseguono le azioni sul terreno: l'aviazione israeliana ieri ha svolto un raid contro obiettivi Hezbollah nel Libano meridionale. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.