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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
13.04.2025 Ucraina divisa come la Berlino del Muro
Analisi di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 13 aprile 2025
Pagina: 17
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Ucraina divisa come la Berlino del Muro. Il piano indigeribile per Kiev e Mosca»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/04/2025, a pag. 17, il commento di Anna Zafesova dal titolo "Ucraina divisa come la Berlino del Muro. Il piano indigeribile per Kiev e Mosca".

ad Alessandria con Anna Zafesova ...
Anna Zafesova

Ucraina divisa fra le grandi potenze, come la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma lo merita? L'Ucraina è la nazione invasa e in questo modo perderebbe la sovranità sui territori orientali occupati militarmente dai russi, mentre in Occidente la sua indipendenza verrebbe garantita dalla presenza di truppe anglo-francesi. Questo almeno prevede il piano del generale Kellogg, che agisce per conto di Trump. Il piano però è indigeribile per Zelensky, la parte lesa. E anche per il criminale Putin, che non si accontenta di quattro mezze regioni. 

Dividere l'Ucraina «quasi come Berlino dopo la Seconda guerra mondiale»: il generale Keith Kellogg ora dice di essere stato frainteso dal Times, e di «non aver parlato di una spartizione» nella sua intervista, ma le spiegazioni che ha fornito ai giornalisti britannici non lasciano molti dubbi riguardo all'idea di un Paese diviso in tre zone. Il piano proposto dall'inviato dell'amministrazione americana fondamentalmente "congela" il conflitto lungo la linea del fronte esistente, con una zona demilitarizzata di circa 15 chilometri da ogni lato, sul modello delle due Coree. I territori già conquistati dalle truppe russe rimarrebbero quindi sotto il controllo militare e amministrativo di Mosca, mentre il resto dell'Ucraina verrebbe diviso in due: la parte dalla linea di divisione fino al fiume Dnipro (e quindi a Kyiv) rimarrebbe sotto la protezione esclusiva dell'esercito ucraino, mentre il Centro e l'Ovest verrebbero presidiati dagli ucraini insieme al contingente misto anglo-francese di "forza di pace".

Un accordo che, secondo Kellogg, non prevede la divisione dell'Ucraina in settori controllati dai vari Paesi, ma permetterebbe di «sostenere la sovranità» di Kyiv dopo l'eventuale accordo di cessazione delle ostilità. In questa prospettiva, gli ucraini dovrebbero rassegnarsi a perdere di fatto – ma non giuridicamente – i territori dell'Est già conquistati dai russi, ottenendo in cambio come garanzia di sicurezza la presenza sul proprio suolo di truppe occidentali, che però non entrano a contatto diretto con i russi. Il numero di questo contingente sarebbe da decidere, ma è evidente che non sarebbe comunque sufficiente a contenere un'eventuale massiccia avanzata russa, fungendo fondamentalmente da "scudo umano", nella speranza che il Cremlino non osi entrare in guerra con le truppe dei Paesi della Nato. La "zona cuscinetto" di territori ucraini che rimarrebbero invece soltanto sotto la protezione dell'esercito nazionale sembra indicare a Mosca che, in caso di una nuova offensiva, gli occidentali non interverrebbero a difenderla.

Vista da Kyiv, una «protezione a due livelli» probabilmente sarebbe inacettabile, anche perché esporrebbe di fatto l'Est del Paese – che Vladimir Putin ha più volte rivendicato come la "Novorossia" dell'impero degli zar – a una potenziale nuova invasione russa. Vista da Mosca, è un'idea che «Putin potrebbe rifiutare», ammette Kellogg: i russi chiedono tutte le quattro regioni dell'Est, inclusi i territori sotto il controllo di Kyiv. Ma soprattutto il problema è a Washington, dove appare sempre più evidente l'assenza di una strategia nei confronti della guerra che Donald Trump voleva far finire in 24 ore. Fonti diplomatiche e politiche hanno raccontato alla Reuters di uno scontro tra Kellogg e l'inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff, che aveva già fatto discutere per il gesto della mano sul cuore con il quale ha salutato il dittatore russo a Pietroburgo. Witkoff avrebbe proposto a Trump – senza riuscire a convincerlo, per ora – di concedere alla Russia «in proprietà» le quattro regioni ucraine che Putin vuole.

Witkoff però è stato contestato non soltanto da Kellogg, ma anche da importanti esponenti repubblicani, preoccupati che l'imprenditore diventato diplomatico stia facendo gli interessi russi. Pochi giorni fa ha avuto uno scontro con i responsabili della sicurezza di Washington per invitato a cena a casa sua il negoziatore del Cremlino Kirill Dmitriev in violazione delle regole anti-spionaggio. E diversi senatori repubblicani avrebbero protestato con il segretario di Stato Marco Rubio e il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz per l'intervista in cui Witkoff riconosceva i "referendum" di annessione tenuti dal Cremlino nei territori occupati del Donbas. Alcune fonti di Mosca sostengono che l'emissario americano avesse discusso con i russi anche possibili affari che potrebbero interessare imprenditori a lui vicini. «Witkoff deve andarsene e venire sostituito da Rubio», afferma una lettera che lo sponsor del partito repubblicano Eric Levine ha inviato ad altri finanziatori di Trump. E sempre secondo Reuters ci sarebbero altre tensioni nella trattativa americana con Kyiv sulle terre rare. Gli Usa avrebbero rivendicato il controllo di un gasdotto cruciale utilizzato per portare il gas russo in Europa. I colloqui sono diventati sempre più aspri e la richiesta è stata bollata come "estorsione coloniale".

Intanto ieri il presidente americano ha prorogato le sanzioni contro la Russia applicate dall'amministrazione di Joe Biden. La linea degli Usa quindi per ora non cambia, anche perché in ogni caso l'Ucraina non accetterebbe la cessione di territori «in proprietà» ai russi, e Putin continua a perseguire una ulteriore espansione della sua sfera di influenza. Progetto che però potrebbe risultare impossibile: secondo una serie di esperti militari interpellati dal Telegraph, la mancanza di carri e blindati e gli attacchi dei droni ucraini rendono «quasi impossibile» una nuova avanzata russa. 

 

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