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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
11.04.2025 L’Occidente si diletta di “Latino neutro”
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 11 aprile 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «O tempora o mores! L'Occidente che si diletta di "Latino neutro" finirà tra il Dragone e l'Islam»

Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "O tempora o mores! L'Occidente che si diletta di "Latino neutro" finirà tra il Dragone e l'Islam".


Giulio Meotti

La nostra più gloriosa università "adatta" il Latino mentre intasca da Pechino e dalle dittature della sharia. Il nuovo libro di Finkielkraut: "La nostra cultura sta finendo nel pattume della Storia"

“È una cosa meravigliosa la distruzione delle parole, noi ne distruggiamo decine, centinaia, ogni giorno”, dice il solerte impiegato del Ministero della Verità in 1984 di George Orwell.

Oxford, la più gloriosa università d’Europa, dopo 800 anni avrà una nuova cerimonia di laurea in Latino, “neutra dal punto di vista del genere” e a beneficio degli “studenti non binari”.

Ha ragione il londinese Times a citare Cicerone: “O tempora, o mores!”.

L’università antica mille anni conferisce lauree in latino dal XII secolo, ma ora sono i tempi della decostruzione. Così, invece di riferirsi agli studenti con “magistri” (maestri) – una parola maschile – ora si dirà “vos”, che è un termine neutro per voi. Via “doctores” (dottori), anch'essa maschile.

“È davvero il latino di Schrödinger”, afferma David Butterfield, professore di latino che ha officiato cerimonie di laurea dell'Università di Cambridge in lingua antica per otto anni. “Non si può nascondere il fatto che il genere grammaticale sia insito nella lingua. Se si vuole essere non binari, bisogna rifugiarsi nel genere neutro, che il latino usa per il subumano e l'inanimato. Ma nessuno vuole essere un ‘esso’, quindi Oxford ha truccato le cose rimuovendo qualsiasi parola che differisca esplicitamente nella forma tra il genere maschile e quello femminile. Il risultato è un latino incredibile e bizzarro”.

Non è facile, ma nel Wokistan nulla è impossibile.

Oxford

Durante la cerimonia di laurea, un funzionario, noto come decano di laurea, prende la mano di uno studente e lo presenta al rettore in latino. “Praesento vobis hunc baccalaureum in artibus”, ovvero vi presento questo mio studioso. La modifica rimuove la parola “hunc”, maschile, e aggiunge invece “hic adstantem”, che significa in piedi qui.

A Oxford lo studio dell’Iliade e dell’Odissea di Omero era già stato ridimensionato per la “diversity”. Oxford ha anche deciso che i Racconti di Canterbury sono “razzisti e misogini” e li ha posti sotto schiaffo morale, con un avviso prima della lettura. L’Università di Exeter, una delle più importanti università del Regno Unito (e fra le prime cento al mondo), da gennaio avverte gli studenti che potrebbero “incontrare opinioni e contenuti scomodi” nei loro studi su Omero.

Secondo Douglas Hedley, docente di filosofia a Cambridge, siamo di fronte a “un indice deplorevole del decadimento della nostra civiltà”.

Michel Onfray ci invita a “resistere ai deliri politicamente corretti”. Anche perché se cediamo sul Latino neutro, cederemo sulla sharia.

Basta chiedere a Selina Todd, docente di Storia proprio a Oxford. Essendo una femminista critica del gender alla Rowling le è stata assegna una sicurezza durante le lezioni. Minacce abbastanza serie da fornirle guardie del corpo che la accompagnassero alle lezioni.

Jeff McMahan, un celebre professore di Filosofia morale a Oxford, al Times dice: “Penso che non si possa essere più a sinistra di me, ma non riesco a capire la sinistra contemporanea. Trovo incredibile che le persone che sostengono di mettere a tacere tutte le opinioni critiche siano di sinistra”.

La sinistra sembra impazzita. E Oxford è una specie di microcosmo culturale dell’Occidente.

Dal 2017, Oxford ha ricevuto 99 milioni di sterline in donazioni da Pechino.

Oxford ha anche cambiato nome a una delle sue più prestigiose cattedre di fisica in onore di una società di software cinese accusata di stretti legami con i servizi di intelligence del regime comunista, in cambio di una donazione di 700.000 sterline, ha appreso il Daily Mail. La cattedra di fisica Wykeham, istituita nel 1900, ora si chiama “cattedra Tencent-Wykeham” in onore del conglomerato cinese. Anche il colosso Huawei, legata in molti modi al regime di Pechino, sta investendo molto negli istituti di Oxford.

E poi c’è l’Islam. Il Qatar ha donato al St Antony's College di Oxford, dove insegnava Tariq Ramadan, undici milioni di sterline. Il Centro di studi islamici da 75 milioni di sterline di Oxford è stato sostenuto da 12 paesi musulmani, rivela il Financial Times. I sauditi hanno dato 20 milioni di sterline a Oxford, senza contare il denaro arrivato da Brunei e Maldive, paesi dove vige la sharia.

Il futuro

Scrive il sito di Ayaan Hirsi Ali che l’Islam sta diventando la “nuova religione di stato britannica”: “Se credeste all'emittente statale BBC – come fanno oggigiorno sempre meno persone – sareste perdonati a pensare che la Gran Bretagna sia diventata un paese islamico. Il Ministero dell'Interno, il governo e persino i Crown Estates sono stati ideologicamente catturati dall’Islam politico. Il 2 marzo, l'ente di beneficenza registrato Ramadan Tent Project ha occupato il Castello di Windsor con un Iftar, segnando l'inizio del Ramadan. La Famiglia Reale ha diffuso messaggi di sostegno per celebrare l'inizio del Ramadan il 30 marzo, pur essendo stata visibilmente silenziosa nell'augurare ai cristiani un buon Mercoledì delle Ceneri e una buona Quaresima. Allo stesso modo, Keir Starmer ha omesso di augurare alle madri britanniche una felice Domenica della Mamma; ma chiunque gestisca il suo account X si è assicurato di pubblicare ‘Eid Mubarak’, a nome del nostro primo Primo Ministro dichiaratamente ateo. Ramadan Tent ha collaborato con l'Abbazia di Westminster, la Camera dei Lord, l'Università di Cambridge, la British Library, la Royal Albert Hall, il Victoria & Albert Museum, lo Shakespeare's Globe e le Cattedrali di Bradford e Coventry, tutti edifici con legami storici con la monarchia britannica e la Chiesa anglicana. Il Palazzo di Westminster ha anche ospitato quest'anno ‘il primo grande iftar in Parlamento’, con la partecipazione di Starmer e di molti ministri laburisti. Dovrebbe sconvolgerci, ma non sorprenderci, dato che i parlamentari presenti hanno fatto dell'accettazione dell'Islam una priorità”.

Un college di Oxford ha così cancellato la festa di San Giorgio per far spazio all’Eid islamico.

E ora non solo una commissione inglese vuole bandire le immagini di donne islamiche non velate, ma il Labour ha abbandonato l’inchiesta sulle gang di stupratori pakistani per non “offendere l’elettorato musulmano”.

La capitolazione dell’establishment culturale al woke appare completa. Finiranno tra il Dragone e l’Islam. Basta leggere How the World Made the West (Come il mondo ha creato l’Occidente) di Josephine Quinn, rinomata docente di Storia antica ad Oxford, che vuole distruggere tutto ciò di cui, a generazioni di studiosi e studenti universitari, si è insegnato ad andar fieri, cioè i valori e le conquiste occidentali. Quinn ci dice che non esiste quella cosa che viene chiamata “civiltà occidentale”. Il mondo ha fatto l’Occidente, non il contrario.

Perché come spiega il filosofo della Sorbona Jean-François Braunstein nel suo libro La religion woke, “l’onda woke sta travolgendo il mondo occidentale e il resto del pianeta osserva con stupore. Molti lo vedono come un segno dell'esaurimento della nostra civiltà e sono sorpresi che gli eredi di una cultura così ricca come la nostra siano determinati a distruggerla. Alcuni paesi, come la Cina o la Russia, hanno notato l'entità di questa ondata woke e ne stanno traendo una serie di lezioni. I miei studenti cinesi, quando spiego loro queste teorie, sono combattuti tra risate e compassione. Anche altri oppositori delle democrazie liberali, come i musulmani radicali, si sono resi conto dei benefici che possono trarre dal wokismo”.

Alla domanda se sia un pessimista culturale, Alain Finkielkraut questa settimana ha risposto: “Georges Bernanos ha detto che gli ottimisti sono degli sciocchi felici, i pessimisti sono degli sciocchi infelici. Cerco di non essere né l'uno né l'altro. Ma vedo poche ragioni per sperare”.

Tra un mese uscirà in Italia Pescatore di perle, l’ultimo libro di Finkielkraut. Lo sto leggendo ed è aria pura per i polmoni. Ne cito un brano che sembra perfetto per la follia in cui siamo immersi.

“Lo slogan “Stay woke!” (Stai sveglio!), che inizialmente era quello del movimento Black Lives Matter, si è generalizzato e ha trasformato il panorama intellettuale di tutte le società occidentali. Nelle università, diventate irriconoscibili, le tradizionali discipline umanistiche sono state spazzate via da innumerevoli studies: african-american studies, women studies, gender studies, queer studies, whiteness studies, post-colonial studies ecc. La cultura generale fa le spese della lotta contro le disuguaglianze e, proprio come le belle città non incoraggiano più i turisti a vestirsi in modo decoroso, così anche i classici non fanno più testo. La borghesia colta è finita con l’aristocrazia nel pattume della Storia. Nessuno ormai vive sotto lo sguardo dei morti, il contegno viene meno, la forma sbiadisce. Dall’alto al basso della scala sociale, i parlanti sono liberi, cioè non più affiliati: la cura della lingua è scomparsa dal loro capitolato d’oneri. La speranza comunista non è sopravvissuta alla caduta del muro di Berlino, ma con il risveglio che riempie il vuoto, la contrapposizione di due visioni la fa ancora da padrona. Il male imperversa e il suo volto è esclusivamente europeo. Mi domando se questa speranza ci sia ancora concessa. Possiamo credere che la febbre sia passeggera e che la chiaroveggenza un giorno riacquisterà i suoi diritti? L’illusione comunista è stata infranta dagli orrori del socialismo reale, ma ci sarà mai una cartina di tornasole per l’ideologia woke? Il presente tornerà ad avere i piedi per terra? Il nostro mondo riemergerà dal dogmatismo e dal narcisismo che lo accecano? Come svegliarsi da un risveglio?”.

Siamo dentro un paradosso culturale enorme appena sollevato dal celebre romanziere algerino Kamel Daoud: “Una scuola in Inghilterra annulla le celebrazioni pasquali e invoca diversità, inclusione, pluralità e multiculturalismo festoso. L’Occidente, contrito e tormentato, cerca una via d’uscita attraverso l’inclusione delle diversità che lo abitano; il ‘Sud’ delle dittature ristabilisce l'unità escludendo le differenze. Se si evoca la paura dell'Occidente di perdere i propri confini in nome del suo universalismo rivisitato o del suo senso di colpa, si viene accusati di appartenere all'estrema destra. In Algeria, ad esempio, le celebrazioni di Capodanno e Natale sono duramente osteggiate dagli islamisti. E nel ‘Nord’ l’inclusività è quasi unidirezionale. In futuro, forse, saranno le festività del calendario a fornire campi di battaglia: Eid, Diwali, Natale e Pasqua. Triste globalizzazione del ‘nulla’”.

Cosa significa “noi”? Quale posizione può ancora occupare un coriandolo demografico e culturalmente in declino come l’Europa di fronte a questa “triste globalizzazione del nulla”?

Presto scopriremo se abbiamo definitivamente abbandonato la Storia da narcisisti che si dilettano di “Latino neutro” o se, come figli prodighi, torneremo al tavolo degli uomini tragici.

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