Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Kiev si fida dell’America Intervista ad Andriy Yermak di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 10 aprile 2025 Pagina: 13 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: ««L’America sta capendo che il problema è Putin. Presto nuovi negoziati»»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/04/2025, a pag. 13, con il titolo "«L’America sta capendo che il problema è Putin. Presto nuovi negoziati»" l'intervista ad Andriy Yermakdi Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Andriy Yermak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, convinto che Trump abbia capito che il vero ostacolo alla pace sia Putin. Ma lo avrà davvero capito?
L’Ucraina ha ancora fiducia negli Stati Uniti, nonostante tutto. Lo ribadisce Andriy Yermak. Il 53enne capo dell’ufficio presidenziale e consigliere più ascoltato da Volodymyr Zelensky ci ha parlato ieri per un’ora e mezzo nel suo ufficio.
Zelensky sostiene che ci sono 155 cinesi che combattono coi russi…
«Sono decine e decine su più punti del fronte. Non so quanti, ma tanti. È una cosa seria di ampia scala che stiamo investigando».
Scusi, ma lei sa bene che con i vostri soldati combattono migliaia di volontari e mercenari americani, tedeschi, francesi, italiani e tanti altri. Non è la stessa cosa per i mercenari cinesi dei russi?
«No, perché la Cina ci ha sempre detto che è neutrale. I nostri volontari vengono da Paesi che ci sostengono come il vostro. Pechino ci deve chiarimenti».
State preparando le elezioni per l’estate?
«Stupidaggini assolute. Impossibile pianificare le elezioni mentre ancora si combatte. Prima occorre finire la guerra, soltanto dopo potremo votare».
L’amministrazione Trump sta sconvolgendo l’economia mondiale e anche la sua diplomazia sembra fare acqua da tutte le parti. Crede ancora sia un mediatore efficace tra voi e la Russia?
«Nell’emergenza della guerra noi ucraini ci fidiamo dei fatti. E la realtà prova che gli americani sono stati fondamentali contro i russi. Senza il loro aiuto in questi tre anni non saremmo dove siamo oggi. Ho guidato la nostra delegazione ai negoziati in Arabia Saudita pochi giorni fa e posso dire con certezza che l’atteggiamento americano è stato ottimo e costruttivo. Nessuno ha messo in dubbio le responsabilità russe della guerra e la necessità di fare chiarezza per un accordo di cessate il fuoco comprensivo e senza alcuna precondizione. Trump ci ha dimostrato che vuole finire questa guerra e ha la forza di costringere la Russia a farlo. Io credo nel nostro presidente e nella nostra causa, che ora non è per la difesa di qualche territorio specifico, ma una vera lotta di sopravvivenza. Noi vogliamo il cessate il fuoco totale e un sistema concreto di monitoraggio. E solo gli Stati Uniti hanno gli strumenti per monitorare seriamente».
Ma intanto tutto è bloccato...
«Non lo credo. Prima di tutto si devono fare scambi rilevanti di prigionieri di guerra, liberare i nostri civili e riportare a casa i nostri bambini deportati. E poi sarà possibile pensare ai prossimi negoziati. Noi non abbiamo alcuna fiducia nei russi. Basta vedere i loro continui attacchi di terra, i nostri 20 civili uccisi a Kryvyi Rih, i bombardamenti quotidiani...».
Lei era presente allo scontro frontale di Zelensky con Trump e Vance a Washington. Non crede che da allora la vostra strategia sia dire sempre sì agli americani, nella speranza che sia Putin adesso a litigare con Trump?
«Certo noi speriamo che gli Usa siano con noi. Intanto continuiamo a ricevere aiuto militare e dell’intelligence Usa. È vero che adesso per noi è più difficile dell’anno scorso, ma sappiamo anche che gli Stati Uniti sono fondamentalmente dalla nostra parte. Zelensky agli americani quel giorno nell’Ufficio Ovale ha detto onestamente ciò che pensava e ritengo che alla fine sia stato vincente».
Ma voi credete ancora nella mediazione americana?
«Siamo certi che nei momenti cruciali concordiamo sull’essenza delle cose. Anche prima della guerra avevamo chiesto armi e ricordo che fu Trump a darci i missili Javelin, che poi sono stati importanti per bloccare le prime ondate di attacco russe nel 2022. Nel primo mandato era contrario al Nord Stream. Oggi sappiamo che occorre fare di più per parlare con Trump».
Come vede i prossimi negoziati?
«Non abbiamo informazioni. Non c’è nulla di preciso. Avverranno presto, ma non ci sono date fissate».
Intanto voi e i russi continuate ad accusarvi a vicenda di rompere una tregua che nei fatti non c’è...
«Siamo come nella fase dei falliti accordi di Minsk prima dell’invasione russa. Dobbiamo rimetterci al tavolo e lavorare e voi europei lo avete capito».
Valuta che Trump sia adesso più duro con Putin?
«Penso che stia capendo che il problema è Putin. E spero che alla fine si convinca che l’unico modo per arrivare alla pace sia darci la forza di resistere agli attacchi russi».
Crede che Putin sia oggi più flessibile?
«Non vedo alcuna flessibilità. Putin non può imporre condizioni al cessate il fuoco».
Dunque la mediazione Usa sta fallendo?
«Trump non accetterà mai alcun fallimento. Continuerà a provare e lo apprezzo. È troppo presto per giudicare».
Sareste pronti a cedere i territori occupati dai russi in cambio di una pace certa e sicura?
«Noi non riconosceremo mai la legittimità dell’occupazione russa delle nostre regioni con la forza. Per noi è una linea rossa. In secondo luogo necessitiamo comunque di garanzie di sicurezza serie. E la Russia deve pensare alle riparazioni di guerra».
Zelensky una volta era pronto a congelare lo status dei territori occupati per 15 anni: vale ancora?
«Troppo presto per parlarne. Andiamo per gradi: prima il cessate il fuoco totale».
Può l’Europa darvi gli aiuti che forniva l’America?
«Non nel breve o medio periodo. Vediamo che gli europei stanno armandosi a una velocità che solo poco fa era impensabile. Noi comunque ci stiamo armando. Le nostre industrie militari sono all’avanguardia oggi. I russi mirano a dividerci e noi dobbiamo restare uniti. L’Europa è la nostra casa e dobbiamo difenderla assieme».
La premier Meloni andrà a Washington...
«Avete una grande primo ministro che resta in Europa, sostiene l’Ucraina e sa parlare con Trump. Ha un ruolo fondamentale. Con l’Italia abbiamo un rapporto di grande amicizia e pazienza se Totti va a Mosca. Vorrà dire che dovremo avere più scambi anche culturali tra noi».
L’arma migliore data dagli italiani?
«Le batterie di missili Samp-T».
Per inviare un commento al Corriere della Sera, telefonare: 02/ 62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante