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Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati 07/04/2025

 Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati
Video a cura di Giorgio Pavoncello

Duro atto di accusa di Brigitte Gabriel, libanese, contro l'OLP e le organizzazioni terroristiche che gestiscono i profughi palestinesi. Ovunque siano andati, hanno distrutto i paesi ospiti, come un cancro che agisce in tutto il Medio Oriente.

 



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Il Giornale Rassegna Stampa
06.04.2025 Le visite a Orban e Trump, una sfida alla CPI e all’ONU
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 06 aprile 2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Le visite a Orbán e Trump una sfida alla Cpi e all’Onu»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 06/04/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Le visite a Orbán e Trump una sfida alla Cpi e all’Onu".


Fiamma Nirenstein

Netanyahu sfida il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale quando va in Ungheria a incontrare Orban e poi Trump negli Usa. L'Ungheria ha deciso di ritirarsi dalla CPI. Gli Usa non ne hanno mai fatto parte. L'Italia resta. Cosa aspettiamo a uscirne?

L’abitudine di dimenticare che la guerra di Israele è la risposta obbligata alle atroci azioni di Hamas che ne minacciano la distruzione, è molto simile a quella che in questi giorni sembra dominare i commenti sul viaggio di Netanyahu in Ungheria e sulla condanna, sua e di Orban, della Corte Internazionale. Iuri Maria Prado ha scritto che è stata guardata anche dagli “eserciti del garantismo” come “ un centro di orientamento oracolare”. E’ così. Normalissimo, per la stampa che Netanyahu sia trattato da criminale di guerra. Anzi, va biasimato perché ha visitato Orban, la pecora nera dell’UE. C’è sotto una congiura autoritaria. Perché è logico, Israele si deve biasimare comunque: se si parla di guerra, si dimentica che Israele per sopravvivere deve, ed è fatica, sconfiggere Hamas... e si scatena un biasimo virtuoso e antisemita al contempo sugli aspetti umanitari (che Israele ha invece rispettato con cibo, avvertimenti, rispetto delle regole su cui le fake news danzano) e  sulle cifre (tutte supergonfiate,basta verificare le inchieste serie) dei morti. 

E ora se si parla di viaggio a Budapest, si dimentica, incuranti, il senso politico del viaggio di Netanyahu: toccare di nuovo in sicurezza il suolo Europeo, sfidare la Corte penale internazionale (Cpi) e la menzogna che essa rappresenta mentre Orbàn annuncia che la lascerà. Molti giornali, intanto, la citano come se questa istituzione avesse agito legalmente, non come se, e basta studiarne le carte, avesse tradito il suo compito per motivi politici; la decisione politica era quella di bloccare Israele, e quindi di condannarlo a perdere la guerra.  La Cpi, istituzione che ha accolto a pieno lo “Stato palestinese” fra i suoi membri, ha deciso di arrestare l’Unico capo di Stato democratico del Medio oriente col suo ministro della difesa, in parallelo con Sinwar, l’arci assassino. Prove insensate, testimoni di parte. Ma poca opposizione: qualcuno ha osato dire che non c’è giurisdizione (l’Italia e la Francia, per fortuna), e qualcuno non ci sta (la Cecoslovacchia, il Belgio...). Ma solo Orbàn e gli USA, sono usciti dal giuoco onusiano dell’attacco istituzionale a Israele, un giuoco largo, politico, “corrotto” come ha detto Netanyahu a Budapest. Da là Israele ha voluto suonare la squilla di una nuova legalità internazionale, fuori dell’ONU. Quale che sia la critica a Orban, non si può dismetterlo su questo tema, l’ONU è marcia quando si parla di Israele, e la Cpi è corrotta.  Come Gutierrez disse a suo tempo che l’orrore del 7 ottobre “non accade nel vuoto” per via di una inesistente “occupazione durata 75 anni”, così adesso si vuole scoprire un’internazionale di semidittatori, specie da quando si sa che il Primo Ministro Israeliano lunedì va a trovare Trump. E’ una bassa banalizzazione che nasconde il problema di una Cpi politicizzata e corrotta, e di un’ignoranza imbottita di pregiudizi sia su Netanyahu che su quello che accade in Medio Oriente. Netanyahu cerca in USA ora una tessitura internazionale nuova: Israele è, come tutto il mondo, investita dal problema dei dazi, va a discutere le sue soluzioni. Lo scenario mediorientale è del tutto nuovo: oltre ai rapiti e Gaza per cui si deve avviare una conclusione, non una ma due realtà diverse dal passato aspettano decisioni. Sull’Iran sciita, Trump soppesa distruggere le strutture atomiche e un accordo; sul fronte sunnita Turchia e Qatar sono bellicosi e ringalluzziti dai fallimenti del fronte sciita. Israele ha l’intenzione ma non le armi per tenere tutto a bada. 

La visita a Orbàn, che rimette sul tavolo le istituzioni internazionali, e poi gli USA America, progettano non una prospettiva autoritaria, ma una determinazione alla sopravvivenza. Non è ovvio, sembra. Non dice niente al cuore dell’Europa che non un solo Primo Ministro abbia esclamato di essere lieto che il capo dello Stato Ebraico sia tornato a calcarne il suolo, Nessuno che abbia voluto seguire Orban nell’invito? Che non senta il bisogno di dire finalmente che la Cpi deve essere almeno riformata? E allora, almeno non scandalizzatevi se Netanyahu va a trovare il Primo Ministro ungherese, e se Trump ha il buon senso di incontrare il piccolo Paese che si batte per la libertà di tutti dal terrorismo.  

 

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