CLICCA QUI per vedere il VIDEO Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati 07/04/2025
Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati Video a cura di Giorgio Pavoncello
Duro atto di accusa di Brigitte Gabriel, libanese, contro l'OLP e le organizzazioni terroristiche che gestiscono i profughi palestinesi. Ovunque siano andati, hanno distrutto i paesi ospiti, come un cancro che agisce in tutto il Medio Oriente.
Chi preferisce la Cina Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 05 aprile 2025 Pagina: 1 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Ci mancavano soltanto gli eurolirici alla pechinese che odiano Donald Trump»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/04/2025, a pag. 1, con il titolo "Ci mancavano soltanto gli eurolirici alla pechinese che odiano Donald Trump", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Trump ci maltratta, allora viva la Cina? Non scherziamo! Eppure sono molti e autorevoli (a partire da Prodi) che colgono l'occasione dei dazi di Trump per perorare la causa della alleanza con la dittatura comunista cinese. Che sarebbe come finire dalla padella nella brace.
Trale evenienze più curiose dei tempi pazziin cui viviamo va registrata l’insorgenza della bizzarra categoria degli eurolirici alla pechinese. Scherzo? Mica tanto: si tratta di personalità politiche di peso, di analisti ritenuti autorevoli, di protagonisti del sistema mediatico, che per un verso invocano “più Europa” e per altro verso - in odio a Trump - levano cori di elogio verso la Cina, invitando l’Ue a guardare all’Estremo Oriente e contemporaneamente incoraggiando l’Estremo Oriente a una penetrazione sempre più prepotente qui da noi.
Da Romano Prodi (capofila di questa scuola di pensiero) a Nathalie Tocci, passando per Federico Fubini, il ventaglio delle opzioni è largo: qualcuno auspica, qualcuno descrive, qualcun altro paventa o avvisa. Ma - con lenti più o meno rosa- è sempre più vasta la schiera di coloro che immaginano o ritengono inevitabile una torsione verso l’Asia, e in particolare verso Pechino, del nostro orientamento economico e a quel punto anche geopolitico.
Ora, che l’Italia debba cercare altri sbocchi commerciali è non solo pacifico ma addirittura doveroso, ci mancherebbe. Tutto il mondo vuole “vestire italiano”, “mangiare italiano”, “bere italiano”, “arredare italiano”: ed è dunque sacrosanto sfruttare ogni possibile opportunità di libero commercio a favore delle nostre imprese esportatrici. Ma è abbastanza surreale immaginare - per questa via- di sostituire l’immenso mercato nordamericano, o pensare comunque di poterne fare a meno. Ancora più folle il viceversa, sul piano delle nostre importazioni o dei nostri consumi: qualcuno sano di mente pensa di fare a meno dei telefonini prodotti in America?
O di tutti i canali social (da Facebook a X a Instagram)? O di rinunciare alla messaggistica di Whatsapp? Davvero si propone un grande ritorno al piccione viaggiatore? Roba da matti.
E allora c’è dell’altro, e vale anche per le considerazioni in materia di sicurezza e difesa. Troppi insistono (le parole-chiave che svelano le loro intenzioni sono: “autonomia strategica dell’Europa”) su un’Ue anche geopoliticamente e militarmente “terza” tra Nato e potenze asiatiche. Sarebbe un errore colossale, che ci renderebbe pericolosamente ambigui nella grande partita strategica dei prossimi anni, quella tra Washington e Pechino, tra Occidente e fronte dei Brics egemonizzato dalla Cina.
Certo che Donald Trump non è un interlocutore facile. E ci verrò subito, anche indicando quello che mi pare un punto largamente sottovalutato dalla Casa Bianca: proprio alcune mosse trumpiane, pur comprensibili in base alle sue promesse elettorali e pur gradite alla sua base, rischiano di “facilitare” il lavoro di Pechino. Rendendo gli Usa meno centrali, e consentendo alle furbe manovre tattiche cinesi di offrire un’interlocuzione a chi si sente “abbandonato” dall’ombrello americano.
Trump- dunque- farà bene a riflettere su questo punto, che gli è stato onestamente e chiaramente posto dal Wall Street Journal (non certo un quotidiano progressista). Ma - simmetricamente- da questo lato dell’Atlantico una serie di soggetti devono evitare di usare le spigolosità di Trump come alibi per sottrarsi - loro - alla lealtà occidentale e infilarsi nell’area geoeconomica e geostrategica che Pechino punta a egemonizzare. Non giriamoci intorno. Pechino già festeggia per la follia del green deal europeo, che ci renderà strutturalmente dipendenti dalla Cina. Sarebbe il caso di evitare altri regali, spontanei o “spintanei” che siano. In questo senso, è veramente risibile leggere - come abbiamo dovuto fare ieri- che la prossima visita a Roma del vicepresidente americano Vance sarebbe una “trappola”, qualcosa che minerebbe la compattezza europea. Ah sì? Quindi Giorgia Meloni dovrebbe rifiutarsi di interloquire con la Casa Bianca? Non scherziamo, per favore.
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