lunedi` 07 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati 07/04/2025

 Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati
Video a cura di Giorgio Pavoncello

Duro atto di accusa di Brigitte Gabriel, libanese, contro l'OLP e le organizzazioni terroristiche che gestiscono i profughi palestinesi. Ovunque siano andati, hanno distrutto i paesi ospiti, come un cancro che agisce in tutto il Medio Oriente.

 



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
04.04.2025 I rischi di Israele
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 04 aprile 2025
Pagina: 1/VIII
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Il Qatargate di Israele tra rischi, fumo e una certezza: tutti hanno parlato con Doha»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/04/2025, a pag. 1/VIII, con il titolo "Il Qatargate di Israele tra rischi, fumo e una certezza: tutti hanno parlato con Doha", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini
Qatar-gate: Israeli Businessman Admits ...
Il Qatargate rischia di affondare il governo Netanyahu mentre la guerra entra in una fase decisiva dopo la fine del cessate il fuoco e con IDF che si preparara ad una nuova offesiva di terra dagli esiti incerti

Il premier lo ha permesso per anni nella convinzione, non soltanto sua ma anche degli apparati di sicurezza, che il denaro avrebbe contribuito a tenere tranquilli i miliziani, a comprare la loro calma. Non ha funzionato, Hamas si arricchiva mentre preparava il 7 ottobre, e la responsabilità di questo fallimento in Israele va ben oltre la politica, è un macigno. Il Qatar però non è scomparso dalla scena, non soltanto è la casa degli uomini di Hamas e la sede dei negoziati, ma è entrato con prepotenza nelle divisioni israeliane da quando i servizi segreti dello Shin Bet hanno accusato due stretti collaboratori di Netanyahu di aver preso denaro da Doha mettendo a rischio informazioni riservate in possesso del primo ministro. Netanyahu ha licenziato il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, difende i suoi collaboratori Jonatan Urich ed Eli Feldstein, e dice di essere colpito da “una caccia alla streghe” – ha deciso di prendere in prestito il lessico del presidente americano Donald Trump e da qualche mese abusa di termini come deep state e witch hunt. L’inchiesta dello Shin Bet però va oltre i collaboratori del premier, coinvolge giornalisti di testate molto importanti come il Jerusalem Post, il cui direttore è agli arresti domiciliari, e altri tre giornalisti chiamati a testimoniare. Poi ci sono gli imprenditori, che insieme a un lobbista americano e agli assistenti del premier facevano parte di una chat su Whatsapp, in cui tutti erano impegnati a discutere di come migliorare l’immagine del Qatar, il paese che si contende con l’Iran e con la Turchia il ruolo del peggior nemico dello stato ebraico in futuro. Eppure il Qatar è sempre nel mezzo se si parla di negoziati, investimenti, futuro, mondiali di calcio e lo stesso capo dello Shin Bet, come quello del Mossad, per le loro agenzie si sono ritrovati a dover collaborare con Doha. Anche l’opposizione al primo ministro, transitata nel governo, ha intrattenuto rapporti con la leadership del Qatar, capace di entrare in tutti i gangli della società israeliana.

Prima di partire per l’Ungheria, il primo paese a ritirarsi dalla Corte penale internazionale dopo aver ospitato il premier israeliano, Netanyahu ha mandato un breve messaggio sull’inchiesta che sta mettendo sottosopra la politica israeliana. “Il Qatar non è un paese nemico, lo elogiano in molti”, ha detto. Quel “molti” è riferito all’opposizione, che ha lodato l’impegno nelle mediazioni. E’ riferito al capo dello Shin Bet licenziato, che faceva avanti e indietro da Doha prima dei negoziati per riunioni di lavoro. Il Qatargate potrebbe aprire un gravissimo dibattito sulla sicurezza del paese, potrebbe essere la più grande operazione di maquillage di un paese nemico che vuole indebolire Israele, potrebbe essere anche una prepotente illusione politica arrivata a confondere un paese che dopo il 7 ottobre non sa più di chi fidarsi. Il suo racconto è una rumorosissima telenovela che sta coprendo le manifestazioni per la liberazione degli ostaggi: “Sarebbe meglio non distrarsi con cose come il Qatargate – dice Shelly Tal Meron, deputata del partito di opposizione Yesh Atid – i nostri problemi non sono cambiati. I rapiti sono sempre a Gaza”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

 


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT