CLICCA QUI per vedere il VIDEO Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati 07/04/2025
Brigitte Gabriel: I palestinesi hanno distrutto tutti i paesi in cui sono andati Video a cura di Giorgio Pavoncello
Duro atto di accusa di Brigitte Gabriel, libanese, contro l'OLP e le organizzazioni terroristiche che gestiscono i profughi palestinesi. Ovunque siano andati, hanno distrutto i paesi ospiti, come un cancro che agisce in tutto il Medio Oriente.
Orban accoglie Netanyahu, Israele bombarda Hamas e Siria Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 04 aprile 2025 Pagina: 15 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Orban accoglie Netanyahu e molla la Cpi. Israele bombarda Hamas e pure la Siria»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/04/2025, a pag. 15, con il titolo "Orban accoglie Netanyahu e molla la Cpi. Israele bombarda Hamas e pure la Siria", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Orban, in Ungheria, ignora il mandato di cattura internazionale e riceve Netanyahu. Poi annuncia l'uscita del suo paese dalla Corte Penale Internazionale. Ben fatto! Dovremmo fare così anche noi.
A riceverlo all’aeroporto di Budapest giovedì mattina c’era il ministro della Difesa, Kristóf Szalay-Bobrovniczky, assieme aun drappello d’onore di militari magiari. Accompagnato dalla moglie Sarah, il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu è stato scortato fino al suo albergo da dove poi si è recato alla Chiesa carmelitana di Buda, trasformata in un teatro sotto l’imperatore Giuseppe II e dal 2019 sede ufficiale del primo ministro d’Ungheria. Spostamenti che sottolineano come il leader del Likud sia libero di muoversi sul suolo magiaro: a garantire la sua immunità dal mandato d’arresto spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale (Cpi) per presunti crimini contro l’umanità commessi nella guerra a Gaza è stato il capo del governo di Budapest, Viktor Orban. Al pari degli altri 26 stati membri dell’Ue, anche l’Ungheria ha ratificato il Trattato di Roma che ha istituto la corte; eppure, ha spiegato l’uomo alla guida del governo di Budapest dal maggio del 2010, «se ho firmato l’adesione dell’Ungheria alla corte, adesso ho firmato il documento per il ritiro dalla stessa». Il leader magiaro non è uno che la manda a dire.
Nella conferenza stampa con Bibi seguita al loro incontro a quattr’occhi, Orban ha accusato la Cpi di «interferire in un conflitto in corso per scopi politici». Poco dopo, una lettera della Cpi rivolta a Orban esprimeva “preoccupazione” per la decisione del suo governo. Musica per le orecchie del premier israeliano: altri governi europei pur non pregiudizialmente ostili al suo (a partire da quello italiano) preferiscono non essere obbligati a sconfessare la Corte in modo esplicito. Ma Orban, forte di quindici anni al potere senza soluzione di continuità (ma era già stato primo ministro dal 1998 al 2002), non teme di andare controcorrente; anzi, in Europa è la sua specialità. E Netanyahu, benvenuto per adesso solo a Washington e a Budapest, ne approfitta per cambiare aria fermandosi in Ungheria fino a domenica. Preso commiato da Orban che ha celebrato l’Ungheria quale paese più sicuro per Israele e gli ebrei – ma negli anni della Seconda guerra mondiale il governo collaborazionista decimò la comunità ebraica magiara – Bibi è stato ricevuto anche dal capo dello Stato, Tamas Sulyok secondo cui «un Israele forte è essenziale non solo per la sicurezza del Medio Oriente, ma anche per la sicurezza dell’Europa».
Alla sicurezza Israele ha pensato in queste ore continuando a operare in Siria dopo aver distrutto le basi militari T4 (nel centro del paese) e Hema (a ovest). Giovedì il governo provinciale di Deraa, nel sud, ha affermato che nove civili sono stati uccisi e diversi sono rimasti feriti in un bombardamento israeliano. Continua poi a crescere la pressione militare su Hamas con le Idf che cercano di stabilire un nuovo corridoio nel sud della Striscia per isolare Rafah. Ieri le Idf hanno affermato di avero colpito «importanti terroristi» a Gaza City mentre l’Iron Dome ha intercettato un missile esploso da Gaza contro il sud d’Israele.
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