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La Repubblica Rassegna Stampa
15.04.2002 16/4/02 LEGGERE PER CREDERE (seguito)
Sandro Viola propone una soluzione

Testata: La Repubblica
Data: 15 aprile 2002
Pagina: 1
Autore: Sandro Viola
Titolo: «un articolo»
Ieri

Su Repubblica di oggi, lunedi 15 aprile, giorno della manifestazione nazionale di solidarietà con Israele, Sandro Viola indica quella che secondo "molti(e non solo dei dementi che sfilano vestiti da kamikaze, ma anche dei colletti bianchi con pubbliche funzioni)" potrebbe essere la soluzione del problema.
Già, perché Israele è "un ascesso...la causa di un conflitto...un paese recalcitrante con una classe politica sorda...un paese da cui non possono venire che guai".
E allora, eccola la soluzione: l' annientamento "indolore" dello stato d' Israele ed il trasferimento della sua popolazione (gli ebrei: così capaci, così adattabili!) in posti meno densamente abitati. La domanda sarebbe dunque soltanto: deserto di Gobi o Antartide?
E, se poi qualche raro abitante di questi territori dovesse protestare (ne avrebbe tutto il diritto!) , esisterebbe sempre l' altra soluzione, quella "finale", già sperimentata con un certo successo da Hitler: Auschwitz.




Ci riserviamo di analizzare tutto questo interessante articolo con più calma, dopo aver dato ai nostri lettori questa breve anticipazione.



Oggi

Riprendiamo, da dove l'avevamo interrotta, la nostra analisi dell' articolo di Sandro Viola su Repubblica di lunedi 15 aprile, intitolato "La doppia solidarietà".
Dopo l'esigenza da noi avvertita di informare i nostri numerosissimi lettori dell' articolo nel giorno stesso in cui essi potevano acquistare il quotidiano in edicola, vogliamo ora soppesare altre delle frasi e delle opinioni, non più attribuite da Viola a deprecabili estremisti di sinistra, ma sue personali.
Viola ammette, e questo ci pare confortante, che l'estremismo di chi vuole far credere di esprimere "solo" opinioni politiche contro Israele in realtà si mischia "alla morchia dell' antisemitismo". Esiste dunque, anche per Viola, un confine labile ed insidiosamente incerto fra una fetta non irrilevante di posizioni politiche radicalmente ostili ad Israele ed il risorgente mostro dell' antisemitismo.
Detto ciò, tuttavia, Viola torna ad attribuire ad Israele responsabilità e colpe esorbitanti rispetto alla verità storica, nei limiti in cui la storia è in grado di fornircene.
Dato per scontato che - come dice Viola- Israele non è l' "Aagnus Dei" della situazione (e nessuno, ci pare, ha mai preteso che lo sia) Viola afferma "Israele non è stato sempre la vittima. Anzi: molte volte, E FORSE LA MAGGIOR PARTE DELLE VOLTE, le vittime...sono stati i palestinesi". Accusa Israele di "annessione propria o impropria" della "Palestina palestinese"; afferma che le leggi della democrazia israeliana sono state "inerenti alla sola società israeliana, e mai adoperate per evitare un sopruso, un'umiliazione, una violenza contro i palestinesi".
Viola non ricorda, evidentemente, la libertà concessa ai soldati del 1982 di rifiutarsi di prestare servizio militare in Libano, ed ai riservisti di oggi di non prestare servizio nei territori occupati; trascura la generosità dei 4000 israeliani che in questi giorni hanno riempito di viveri 30 camion per soccorrere i palestinesi di Nablus e Jenin; non ha presenti i luoghi in cui anche in questi giorni palestinesi ed israeliani hanno continuato a convivere pacificamente sul posto di lavoro; omette di ricordare che in 54 anni la giustizia israeliana non ha mai comminato la pena di morte a nessuno dei terroristi catturati. E trascura di mettere a confronto questa realtà istituzionale con quella palestinese, dove è reato volere la pacifica convivenza con Israele, reato punito con il linciaggio, mentre non è reato linciare israeliani.
E Viola modifica la realtà dei fatti quando afferma che "sino al 1988, secondo anno della prima intifada, nessun governo israeliano accennò mai alla possibilità d' un ritiro dai Territori". Fin dal 1967, dopo la folgorante vittoria in quella guerra non voluta, e da allora in poi molte volte, i governanti israeliani hanno affermato che l'occupazione dei territori era un pegno da restituire in cambio di un trattato di pace: e così fecero quando trovarono chi fosse disposto a metterli alla prova, cioè l'Egitto. Per i "territori" che oggi dovrebbero dare sostanza ad uno stato palestinese, invece, non si trovò un interlocutore: nel 1978 l'Egitto non volle riavere Gaza, successivamente la Giordania rinunciò alla Cisgiordania sottratta fraudolentemente alla Palestina storica nel 1949, ma per quasi vent'anni non vi fu un interlocutore palestinese in veste politica (solo in veste terroristica - ricordate?); e quando, infine, questo interlocutore palestinese vi fu, esso si dichiarò non disponibile ad alcuna soluzione di compromesso del tipo "due stati per due popoli". Avete mai letto l'atto costitutivo dell' OLP, che è pari pari divenuto l' atto costitutivo dell'Autorità Palestinese?




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