L’odio per gli ebrei non è solo un pregiudizio, è un fallimento delle società Commento di Levi Meir Clancy
Testata: israele.net Data: 26 marzo 2025 Pagina: 1 Autore: Levi Meir Clancy Titolo: «Quando la menzogna si fa sistema. L’odio per gli ebrei è l’impalcatura ideologica con cui intere civiltà giustificano i propri fallimenti, condannandosi all’autodistruzione»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Levi Meir Clancy tradotto dal Times of Israel, dal titolo "Quando la menzogna si fa sistema. L’odio per gli ebrei è l’impalcatura ideologica con cui intere civiltà giustificano i propri fallimenti, condannandosi all’autodistruzione".
Levi Meir ClancyL'antisemitismo, l'accusa che gli ebrei siano padroni della finanza, dei media e che fomentino tutte le guerre, è una ricerca di un capro espiatorio per i fallimenti delle nostre società. L'odio per gli ebrei non permette di capire le proprie disfunzioni.
Una società che crede che gli ebrei siano coloro che controllano le banche non costruirà mai un’economia stabile. Una società che crede che gli ebrei manipolino i media non svilupperà mai il libero pensiero. Una società che crede che gli ebrei stiano costantemente orchestrando tutte le guerre non comprenderà mai le vere dinamiche della guerra e della pace. Una società che crede che gli ebrei siano il nemico supremo non sfuggirà mai alla propria autodistruzione.
Questa non è solo una teoria. È uno schema coerente e verificabile.
La Germania nazista incanalò tutte le sue ansie economiche nell’odio per gli ebrei, finendo col precipitare nella propria rovina finanziaria e nella distruzione totale.
La Russia stalinista epurò i suoi intellettuali e leader ebrei, lasciando ai posteri un’eredità fatta di disfunzione e paranoia.
Il mondo arabo ha espulso le sue secolari comunità ebraiche ed è sprofondato nella sconfitta, nella discordia, nella dittatura.
Ora, nella nostra epoca attuale, in America alt-left e alt-right (sinistra e destra alternative, alias estremiste ndr) smerciano odio per gli ebrei attraverso selettività e disinformazione, col risultato di garantire che i loro movimenti rimangano intrappolati nelle allucinazioni anziché confrontarsi con la realtà.
L’odio per gli ebrei diventa l’impalcatura mediante cui intere civiltà giustificano i propri fallimenti. È così che acquisisce la sua intensità, la sua irrazionalità e la capacità di rimodellarsi per sopravvivere attraverso le generazioni.
Ovunque prenda piede, l’ossessione per il “controllo ebraico” non danneggia solo gli ebrei. Paralizza intere civiltà intente a riscrivere il passato, il presente e il futuro per adeguarsi alla menzogna.
Ecco perché i nazionalisti arabi insegnano che gli ebrei non hanno mai esercitato sovranità in Terra d’Israele, nonostante le schiaccianti prove del contrario.
Ecco perché americani frustrati ignorano i profughi ebrei dalle terre islamiche, mentre elevano gli arabi palestinesi al ruolo di vittime uniche e straordinarie.
Ecco perché persino la Shoah, meticolosamente documentata, viene ora distorta oltre ogni misura per descrivere, in sostanza, gli ebrei di oggi come aggressori anziché sopravvissuti.
Ciò che inizia come un pensiero cospirazionista diventa il fondamento di una visione politica del mondo. La menzogna si fa sistema.
Una società che vede gli ebrei come padroni dell’economia non si assumerà mai la responsabilità della propria crescita economica. La convinzione che gli ebrei manipolino la finanza globale consente a leader corrotti di sviare le accuse per i loro fallimenti. Epurano i loro cittadini più istruiti, limitano i commerci e giustificano politiche fallimentari dando la colpa a immaginari complotti ebraici.
Accusano lo stato ebraico di essere la fonte di ogni sofferenza, il che permette loro di non fare mai i conti con la corruzione, la dittatura e il settarismo nelle loro società.
Non è un caso se gli stati arabi che hanno espulso nel XX secolo oltre il novantanove percento dei loro cittadini ebrei, poi hanno subìto uno sbalorditivo declino economico e tecnologico.
Non è un caso se i paesi che oggi abbracciano sistematicamente l’odio per gli ebrei, dalla Repubblica Islamica dell’Iran alla Repubblica bolivariana del Venezuela, stanno collassando, mentre quelli che stabiliscono legami con lo stato di Israele, come gli Emirati Arabi Uniti, prosperano.
L’odio per gli ebrei non è solo una bancarotta morale. È un veleno. Un movimento che incolpa gli ebrei per i problemi globali non creerà mai nulla.
Una società che si impegna a distruggere gli ebrei, in tutto o in parte, si impegna inevitabilmente a distruggere se stessa.
La Germania nazista avrebbe potuto imporsi come un impero europeo. Invece, dedicò gran parte del suo sforzo bellico allo sterminio degli ebrei, anche quando ciò avveniva a costo di perdite militari. Risorse cruciali vennero sottratte allo sforzo bellico per mantenere i campi di sterminio. Pilastri dell’economia vennero sacrificati all’odio per gli ebrei, accelerando la sconfitta dell’Asse grazie alla tecnologia sviluppata dagli stessi ebrei che aveva esiliato.
Vediamo lo stesso schema in Egitto, dove proprietà e attività ebraiche esistono solo come ricordi fantasmatici di una comunità che esisteva solo pochi decenni fa.
E vediamo la Repubblica Islamica dell’Iran, un tempo una delle nazioni islamiche più avanzate, sperperare decine di miliardi di dollari in Siria al solo scopo di picchiare ai confini dello stato ebraico.
L’odio per gli ebrei non si limita a frustrare coloro che lo coltivano. Li distrugge attivamente dall’interno.
Quando la Germania nazista cadde, non fu solo una sconfitta militare. Fu un crollo ideologico totale.
Quando l’Unione Sovietica è crollata, non ha solo perso la guerra fredda. Ha anche distrutto la credibilità di decenni di propaganda.
Quando diversi stati arabi iniziarono a normalizzare i rapporti con Israele, non si trattò solo di diplomazia. Fu il riconoscimento del fatto che l’ossessione pluridecennale per la distruzione degli ebrei non aveva portato da nessuna parte.
La domanda è: chi apprende dalla storia e chi si condanna a ripeterla?
L’odio per gli ebrei è suicida. Le società che lo rifiutano prosperano. Le società che lo abbracciano appassiscono.
Per secoli si è messo in conto che gli ebrei accettassero in silenzio la loro oppressione come vittime, collaboratori o spettatori passivi.
Ogni poche generazioni, i loro sforzi per l’autodifesa, l’autorappresentazione e l’autodeterminazione arrivavano quasi a ribaltare l’equazione. Quasi.
Poi finalmente il movimento sionista ha spinto questi sforzi oltre il punto di non ritorno.
La resilienza degli ebrei frantuma ogni predizione sulla loro fine. La sovranità ebraica contrasta ogni tentativo di distruzione. La sopravvivenza degli ebrei smaschera tutti i fallimenti di coloro che scommettono contro di loro.
Improvvisamente, noi ebrei non siamo più oggetti in balìa della storia: ne siamo gli attori, sostenuti anche dalla forza.
Non siamo una nota a piè di pagina: siamo la nostra stessa storia, sostenuti dalla verità.