lunedi` 31 marzo 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Free Palestine è uno slogan sionista 21/03/2025


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
26.03.2025 Il piano di Israele per Gaza
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 26 marzo 2025
Pagina: 9
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Svelato l’ultimo piano di Israele per Gaza»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/03/2025, a pag. 9, con il titolo "Svelato l’ultimo piano di Israele per Gaza", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Soldati dell'IDF di nuovo a Gaza dopo i mesi di tregua. Quali sono gli obiettivi? Un articolo sul Financial Times rivela che l'obiettivo è sempre quello di distruggere Hamas e, nel medio periodo, rioccupare la Striscia di Gaza. 

Se distruggere Hamas è l’obiettivo di breve periodo di Israele, rioccupare la Striscia di Gaza sarebbe quello di medio periodo. Il condizionale è d’obbligo per due motivi. Il primo: restare a Gaza significa perdere vite umane quasi ogni giorno. Il secondo: non si tratta di un annuncio del governo di Gerusalemme ma di una rivelazione del Financial Times secondo cui il piano israeliano di tornare per un lungo periodo nell’enclave palestinese sarebbe farina del sacco di Eyal Zamir, nuovo capo di stato maggiore delle Forze armate (Idf). Un progetto non ancora formalizzato ma che avrebbe il sostegno ufficioso – da vicino – dei due ministri della destra estrema, Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale) e Bezalel Smotrich (Finanze) e – da lontano – del presidente americano Donald Trump.
Se diventasse realtà, il ritorno a Gaza segnerebbe una svolta strategica rispetto al ritiro unilaterale dalla Striscia voluto nel 2005 dall’allora primo ministro Ariel Sharon, già generale, già cavallo di razza del Likud (lo stesso partito dell’attuale capo del governo Benjamin Netanyahu), diventato lo stesso anno fondatore del partito centrista Kadima. All’epoca a Gaza esistevano insediamenti israeliani che Sharon fece smantellare con la forza cacciandone i residenti senza troppi complimenti. Il Ft non parla di insediamenti ma di occupazione militare e forse dell’annessione di territorio; opzioni contro le quali Joe Biden ha sempre messo il veto. «La precedente amministrazione voleva che ponessimo fine alla guerra.
Trump vuole che la vinciamo», ha detto un funzionario israeliano anonimo all’Ft. Difficile capire cosa c’è nel futuro di Gaza: l’unico punto su cui Israele, Ue, Usa e arabi moderati concordano è che nessuno vuole più Hamas al potere nell’enclave.
Sul piano interno, martedì c’è stato l’ennesimo braccio di ferro tra la Corte Suprema e il governo. Il massimo tribunale d’Israele ha respinto la richiesta della procuratrice generale Gali Baharav-Miara di impedire al governo di intervistare nuovi candidati per la guida dello Shin Bet. Per il governo, che giorni fa ha licenziato l’attuale numero uno del servizio di intelligence interna, Ronen Bar, a far data dal 10 aprile, la posizione è vacante. La Corte ha invece ribadito che quel licenziamento è nullo ma intanto ha permesso al governo di intervistare nuovi candidati. E Netanyahu, che nel frattempo punta a cacciare la stessa Baharav-Miara, inizierà i primi colloqui oggi.
Ieri è anche stato rilasciato il palestinese Hamdan Ballal, il co-regista che insieme all’israeliano Yuval Abraham ha da poco vinto il premio Oscar per un documentario sul conflitto israelo-palestinese. Ballal era stato ferito e arrestato in Cisgiordania il giorno prima dalle Idf dopo che era stato picchiato da alcuni coloni.
Resta invece in carcere negli Usa l’ex studente della Columbia University e attivista proPal Mahmoud Khalil arrestato l’8 marzo con l’accusa di non aver dichiarato alcuni incarichi lavorativi precedenti nella compilazione della domanda perla green card. Intanto il Jerusalem Post scrive che «i principali gruppi di attivisti antisraeliani con sede negli Usa tra cui Apartheid Divest della Columbia University e Within Our Lifetime, e leader come Mahmoud Khalil erano a conoscenza del massacro del 7 ottobre» prima che accadesse. Lo si evince «da quanto affermato lunedì in una causa intentata dalle famiglie delle vittime dell’attacco guidato da Hamas».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT