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Il Foglio Rassegna Stampa
25.03.2025 Nonostante il 7 ottobre, in Israele c’è stato un altro baby boom
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 25 marzo 2025
Pagina: 4
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Nonostante il 7 ottobre, in Israele c’è stato un altro baby boom»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 25/03/2025, a pagina 4, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Nonostante il 7 ottobre, in Israele c’è stato un altro baby boom".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Nonostante il 7 ottobre, in Israele c'è stato un altro baby boom | Il Foglio
Israele dimostra ancora una volta la sua unità, nonostante il conflitto, continua a crescere, a generare vita. Il confronto con altri paesi sviluppati rende questo fenomeno ancora più straordinario, mostrando come la vitalità e la speranza prevalgano anche nei momenti più difficili

Roma. Un paese per quindici mesi angosciato dal destino di due bambini, Ariel e Kfir Bibas, e dove la guerra entra nelle case di tutti, non è solo l’unico paese occidentale, sviluppato, ricco, libero e moderno che ha ancora tassi di sostituzione demografica, è anche l’unico paese al mondo che durante la guerra vede crescere le nascite.

Nonostante quindici mesi di conflitto, Israele sta vivendo quello che i funzionari definiscono un “baby boom”, con un balzo del dieci percento nelle nascite durante gli ultimi mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Secondo Shlomo Winker, responsabile della divisione medica presso Leumit Health Care Services, un aumento del tasso di natalità dopo un periodo di guerra o tragedia nazionale è un fenomeno noto sia a livello internazionaleche in Israele in particolare.

“Questo è stato particolarmente vero subito dopo la guerra dello Yom Kippur”, ha detto Winkler a Channel 12. “Tuttavia, l’attuale baby boom è sorprendente, dato che tali aumenti di solito si verificano dopo la fine della guerra: l’esempio più famoso è il drammatico aumento dei bambini in America dopo la Seconda guerra mondiale, che ha definito un’intera generazione”. I dati del 2024 presentano un quadro unico per Israele: 134mila nascite, contro le 131mila del 2023 e le 132mila del 2022. Israele rimane anche nella top ten dei paesi più felici al mondo nonostante un anno di guerre contro Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano. Israele si è classificato all’ottavo posto nel WorldHappiness Report 2025, in calo rispetto al quinto posto dell’anno precedente. Finlandia, Danimarca e Islanda sono di nuovo in cima alla lista, seguite da Svezia e Paesi Bassiper chiudere la top five. Costa Rica e Norvegia 

hanno superato Israele, seguito da Lussemburgo e Messico. Nessuno di questi paesi è in guerra, solo Israele. Lo stato ebraico detiene il primo posto in medio oriente. Il Libano è in fondo alla classifica al 145esimo posto, lo Yemen è al 140esimo posto a livello mondiale, i territori palestinesi al 108esimo e l’Iran al 99esimo. Ciò che rende questo minuscolo paese sulla costa sud-orientale del Mediterraneo interessante agli occhi dei demografi non è la sua alta natalità in sé: con tre figli per donna, gli israeliani hanno solo la metà dei figli di paesi a massima natalità come il Ciad o la Repubblica Centrafricana. Piuttosto è il fatto che Israele è un paese moderno, dinamico e di successo, parte a tutti gli effetti del mondo sviluppato. Si tratta di un tasso di fecondità che è cresciuto da 2,5 a 3 nella passata generazione, mentre nel resto del mondo è collassato. Le donne israeliane non solo hanno tre o quattro volte il numero di figli delle sudcoreane che non sono più ricche, né più istruite o urbanizzate, ma hanno anche più del doppio dei figli di donne che abitano in paesi molto meno sviluppati come Thailandia e Giamaica.

Mentre il regime islamico iraniano e i suoi sgherri in occidente gridano “morte agli ebrei”, Israele risponde con l’amore per la vita.

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