Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "'L'Inghilterra potrebbe diventare uno stato islamista con armi atomiche'".

Giulio Meotti
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Due anni fa, quando morì Elisabetta II, scrissi: “Il mondo che ha creato Elisabetta se ne va con lei. O come scrisse James Joyce, ‘la vecchia Inghilterra sta morendo’”.
Neanche io però, che non pecco di facile ottimismo, avrei immaginato così velocemente.
Il governo inglese ha appena nominato il nuovo capo dell’Ofsted, il mega ente che ispeziona le scuole pubbliche. Si chiama Hamid Patel ed è un mufti.
E poi dicono che l’“islamizzazione non esiste”.
Patel è stato preside di una scuola di Blackpool, la prima nel paese a chiedere alle allieve di indossare l’hijab fuori da scuola, di “recitare il Corano almeno una volta alla settimana” e di “non portare cancelleria che contenga immagini non islamiche”. E già che c’era, Patel ha anche invitato un imam saudita a parlare male degli ebrei, che non guasta mai.
Una specie di emirato nel Lancashire.
L’Oftsed ottiene così il suo “primo leader religioso nella storia” e visto che in Inghilterra ci saranno presto più musulmani praticanti che cristiani perché non anticipare un po’ i tempi?
“L'Inghilterra e l'Europa stanno sprofondando nel declino, nell'ingenuità e nella paura” scrive l’imam Hassen Chalghoumi, che se ne intende visto che in Francia deve indossare il giubbotto antiproiettile e girare con una scorta armata come un capo di stato. “Un islamista a capo dell'Ofsted, la principale istituzione educativa del Regno Unito... Questo è il risultato dell'accondiscendenza nei confronti dell'Islam politico e della Fratellanza Musulmana. Nel mondo arabo e musulmano non assisteremmo mai a una nomina del genere, se non in Afghanistan e in Iran. La morsa islamista non è più solo alle nostre porte, è ormai all'interno del sistema”.
Ho guardato più volte la foto di Patel e poi mi sono dato un pizzicotto, pensavo fosse uno scherzo. Un mufti con la barba da salafita e in abiti islamici chiamato a dirigere il più importante organo del Regno Unito sull’istruzione? Il suo shalwar kameez bianco è stato inventato dai musulmani in risposta al clima dell'Asia meridionale, ma come altri abiti islamici, ora è ovunque, da Londra a Lahore, da Rotterdam a Rawalpindi. Non è più il tempo di Winston Churchill.
“Il Regno Unito potrebbe finire nelle mani dei fondamentalisti islamici” e diventare “uno stato islamista con armi atomiche”. A dirlo non è il solito Meotti allarmista, ma Suella Braverman, ex ministro degli Interni britannico.
Lo scrissi esattamente due anni fa: “Se cedi sulla mano si prenderanno tutto”.

Il cambiamento demografico è il megatrend determinante con le più importanti implicazioni per le società, la cultura e le strutture di governance d’Europa. Basta vedere la percentuale islamica nelle principali città del paese:
Londra, 15 per cento islamica
Birmingham, 1.149.000 abitanti: (29,9 per cento)
Bradford: 536.000 abitanti (30,5 per cento)
Manchester: 553.000 abitanti (22,3 per cento)
Leicester: 357.000 abitanti (23,5 per cento)
Nottingham: 331.000 abitanti (12,2 per cento)
Blackburn: 148.000 abitanti (35 per cento)
Luton: 218.000 abitanti (32,9 per cento)
Slough: 164.000 abitanti (29,4 per cento)
Pendle: 91.000 abitanti (26 per cento)
Oldham: 237.000 abitanti (24,4 per cento)
Rochdale: 211.000 abitanti (18,8 per cento)
Kirklees: 438.000 abitanti (19 per cento)
Sheffield: 556,000 abitanti (10,3 per cento)
Non è difficile immaginare come saranno, diciamo, tra 20-30 anni: ci saranno shalwar kameez indosso al giudice, al capo della polizia e al presentatore tv.
Nel dopoguerra, le élite britanniche lanciarono un esperimento. Volevano dimostrare che il multiculturalismo era compatibile con la grande tradizione liberale della Gran Bretagna. Diedero vita al moderno eccezionalismo britannico: la miscela di liberalismo e multiculturalismo avrebbe risolto i problemi di una nazione multietnica.
Il multiculturalismo britannico non ha mai dovuto fare i conti con un movimento separatista. Nessun partito di estrema destra anti-immigrazione simile al Front National francese ha fatto irruzione a Westminster. E mentre la Gran Bretagna ha approvato leggi anti-discriminazione in stile statunitense, ha evitato i dibattiti politici carichi di razzismo della politica americana. Le élite britanniche hanno lavorato duramente per raggiungere questo obiettivo e marginalizzato con successo politici anti-immigrazione come Enoch Powell, profeta in patria.
Negli ultimi anni, le élite hanno riconosciuto che questa sintesi multiculturale-liberale è sulla difensiva. Multiculturalismo e liberalismo sono compatibili solo finché i gruppi minoritari sono impegnati nei valori liberali e, in Gran Bretagna, i gruppi minoritari chiaramente non lo sono. Ma il multiculturalismo e il liberalismo si sono dimostrati incompatibili. E ora è il multiculturalismo, non il liberalismo, a governare la Gran Bretagna.
Nell’anno con i dati più recenti, i paesi più liberi al mondo dal punto di vista economico sono state Hong Kong (1), Singapore (2), Svizzera (3), Nuova Zelanda (4), Stati Uniti (5), Danimarca e Irlanda (a pari merito al 6 posto), Canada (8) e Australia e Lussemburgo (a pari merito al 9 posto).
Notate qualcosa che questi paesi hanno in comune? Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Irlanda, Canada e Australia - 7 dei primi 10 paesi - sono stati colonizzati dall’Inghilterra. Quando si dice il colonialismo britannico, la Magna Carta, la Common Law, Shakespeare, la democrazia…
Il muftì Patel viene da Blackburn.

Blackburn
Fra le aree che Ed Husain ha visitato per raccontare l’islamizzazione dell’Inghilterra nel suo magnifico libro Among the mosques c’è Blackburn. “Ha la più alta popolazione musulmana al di fuori di Londra ed è l'hub globale dei Deobandi, il movimento che ha creato i Talebani in Afghanistan”, si legge nel libro. I bianchi gli hanno raccontato di aver paura di entrare in "zone vietate" della città, come Whalley Range. “La strada principale è piena di negozi per organizzare pellegrinaggi Hajj, ristoranti che garantiscono la separazione dei sessi, librerie islamiche e un certo numero di moschee”.
Ci sono più di 40 moschee a Blackburn e un quarto della popolazione è già musulmana, racconta la reporter Neil Tweedie del Daily Mail. I bianchi se ne stanno andando. “Il rione di Bastwell a Blackburn è un esempio calzante. Nel 1991, la componente britannica bianca della sua popolazione era del 42 per cento. Ora è sotto il 7 per cento”. A Blackburn ci sono aree al 95 per cento composte da minoranze etniche.
The Express racconta che “minareti e moschee hanno sostituito i campanili delle chiese a Blackburn”. E visto che le chiese in Europa sono vuote, a Blackburn le chiese ora vengono convertite in moschee. La prima chiesa di Blackburn che venne usata come moschea fu nel 1978.
I fratelli Issa, fra i miliardari più noti del Regno Unito, a Blackburn stanno costruendo un’altra mega moschea con minareti alti 36 metri. Già nel 2007 il New York Times parlava di Blackburn come di una città dove i bambini sotto i dieci anni sono divisi a metà: cristiani e musulmani. Il sorpasso intanto è avvenuto.
Chiunque sano di mente legge della nomina di Patel non vede un educatore rispettato ma il presagio di un futuro in cui sempre più persone che contano saranno vestite così mentre sono presidente della BBC o governatore della Banca d'Inghilterra o preside di Oxford. Certo, puoi sempre brontolare nella tua birra con i tuoi amici al pub, ma in Inghilterra i pub chiudono al ritmo di cinquanta al mese e in quelli rimasti la nuova legge sui diritti del lavoro di Sir Keir Starmer ha previsto un "divieto di battute".
Secondo il censimento del 2021, il numero di musulmani nel Regno Unito è salito al 6,5 per cento della popolazione totale, rispetto al 4,9 del 2011. Ciò che rende questo cambiamento ancora più sorprendente è la demografia per età: un schiacciante 84,5 per cento dei musulmani ha meno di 50 anni, rispetto a solo il 62 della popolazione complessiva. In altre parole, l'Islam non sta solo crescendo, sta plasmando il futuro della Gran Bretagna.
Nel suo libro Civilization, lo storico scozzese Niall Ferguson scrive: “Se la popolazione musulmana del Regno Unito dovesse continuare a crescere al ritmo attuale sarà il 28 per cento nel 2040, passando il 50 per cento nel 2050”.
Ayaan Hirsi Ali ha appena scritto tre saggi su questa trasformazione spaventosa (uno, due e tre).
Nel paese crescono le corti della sharia.
Si prega Allah anche dentro a Westminster.
Le chiese di oggi saranno le moschee di domani: i cristiani, anche soltanto nominalmente, non sono più maggioranza. In dieci anni l'Islam è raddoppiato e per la prima volta in 1.300 anni il Cristianesimo non è più maggioranza.
La demografia ha preso a girare rapidamente. Muhammad per la prima volta è diventato il nome più popolare fra i nuovi nati nel Regno Unito.
Londra è diventata la capitale mondiale degli investimenti islamici.
Un analista anti-estremismo ha avvertito che la Gran Bretagna rischia di diventare una “base di potere globale” per l’Islam radicale. Amjad Taha afferma che il Regno Unito si trova nella “straordinaria posizione” dell’Islam militante che si diffonde in patria mentre è in declino in paesi come Arabia Saudita o Emirati Arabi Uniti. E ha avvertito che ci sono “più estremisti nel Regno Unito che in Medio Oriente” con gli islamisti radicali che si nascondono dietro la libertà di parola.
Un uomo ha tentato di bruciare un Corano fuori dal consolato turco a Knightsbridge, Londra. Un tizio lo ha poi aggredito, buttandolo a terra e tentando di accoltellarlo. Tanto per essere chiari ai miei lettori non britannici, l’uomo che ha aggredito fisicamente un essere umano è in libertà su cauzione; l’uomo che ha aggredito fisicamente un oggetto inanimato è “in custodia cautelare”, ovvero in una cella di una prigione.
In Inghilterra è appena nata la lobby British Muslim Network. Ha la benedizione del ministro laburista per la fede e le comunità, Wajid Khan (musulmano).
Il distretto londinese di Tower Hamlets è sotto il pieno controllo politico di un partito politico esclusivamente maschile islamico-bengalese, chiamato Aspire. Sostituendo il partito laburista al potere nel 2022, Aspire ha scioccato l'establishment politico vincendo le elezioni locali senza alcun sostegno mainstream, con una campagna settaria e un leader, Lutfur Rahman, precedentemente bandito dall'incarico a causa di frode elettorale.

Tower Hamlets
Il caso dell'Aspire Party è diventato sempre più comune nella Gran Bretagna multiculturale sotto la crescente influenza dell'Islam. Mentre i musulmani costituiscono il 6,5 percento della popolazione totale del Regno Unito, rappresentano il 40 percento della popolazione di Tower Hamlets.
Tolkien e Birmingham
Basta farsi un giro nelle due città inglesi alle quali puntare per un viaggio in Inghilterra sulle orme di J. R. R. Tolkien.
La famiglia Tolkien viveva fuori Birmingham, a Sarehole Mill, che ha ispirato la Contea degli Hobbit. Qui si trova Perrot’s Folly, una torre costruita alla fine del XVIII secolo con l’intento di essere usata come luogo di osservazione e che lo scrittore ha utilizzato per Barad-dûr di Mordor e la torre di Isengard. Oxford è stata per Tolkien una vera e propria culla culturale. All’Exeter College, Tolkien ha passato molti anni e la biblioteca Bodleian conserva uno dei primi manoscritti de Il Signore degli Anelli. Tolkien amava molto, sia da studente che da professore, passeggiare nei Botanical Gardens di Oxford.
Lo skyline di Birmingham è cambiato dai tempi di Tolkien. Ora assomiglia a qualsiasi altra grande metropoli asiatica. E gran parte delle terre della contea che circondavano Birmingham nella giovinezza di Tolkien sono state divorate dall’espansione urbana. Ma l’urbanizzazione è l’ultimo dei problemi della città.
Il panorama spirituale è quello che più è cambiato e il cambiamento è stato drammatico. Ora ci sono 175 moschee nell'area di Birmingham, di cui cinque nella sezione di Edgbaston, dove Tolkien trascorse la sua adolescenza. I musulmani entro 20 anni diventeranno la maggioranza. A Birmingham i bambini musulmani in città hanno superato quelli cristiani. Persino la scuola ebraica locale ha una maggioranza di alunni islamici.
“Le elezioni locali del Regno Unito segnano un inquietante successo islamista” racconta il Wall Street Journal. Si parla delle West Midlands di Tolkien.
I sauditi hanno donato otto milioni di sterline all'Università di Exeter. E Oxford?

Il centro di Oxford ha 12 moschee
Dieci anni iniziarono a fare campagna perché le famose guglie medievali di Oxford includessero il minareto dell'Oxford Centre for Islamic Studies, il primo centro accademico dell'Europa occidentale per lo studio di tutti gli aspetti della società musulmana. Poi, racconta la Reuters, è iniziata la battaglia islamica a Oxford per poter chiamare alla preghiera dal minareto. “Oxford è una piccola città universitaria” scrivono gli americani liberal un po’ scemi del Brookings Institute. “Ma Oxford ha cinque musulmani nel consiglio comunale, dozzine di studiosi musulmani nei vari college di Oxford, quattro moschee e più ristoranti halal in ognuna delle sue strade rispetto all'intero stato del Delaware negli Stati Uniti, che ha lo stesso numero di musulmani”.
A Stoke-on-Trent, dove Tolkien trascorreva le vacanze con il figlio Christopher, le chiese diventano moschee. E in tutta la “contea” vengono eletti sindaci musulmani.
Prima della fine di questo decennio, saremo in una fase completamente nuova.
Basta andare a Luton per vederla.

Luton
Un cambiamento epocale di costumi, civiltà e cultura. A Luton, scrive il Wall Street Journal, il 32 per cento della popolazione è musulmana.
Nella fase nuova non si leggeranno più i sonetti di Shakespeare ma le fatwe dello Sheikh Speare, la chiesa anglicana sarà una moschea pakistana, il pub una macelleria halal, il negozio di vestiti un magazzino di hijab e la libreria un’agenzia di viaggi alla Mecca. Giudicate voi se l’esperimento sia stato un successo.
La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).
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