Testata: Libero Data: 23 marzo 2025 Pagina: 14 Autore: Mauro Zanon Titolo: «Aria di guerra palestinese Fatah: Hamas via da Gaza»
Riprendiamo LIBERO di oggi, 23/03/2025, a pagina 14, con il titolo "Aria di guerra palestinese Fatah: Hamas via da Gaza", la cronaca di Mauro Zanon
Mauro Zanon
Hamas deve cedere il potere! Stavolta, a chiederlo non c'è solo Israele, ma anche l'Autorità Palestinese di Abu Mazen. Per realismo: l'alternativa è la sconfitta totale sul terreno.
«Hamas mostri compassione per Gaza, i suoi bambini, le sue donne e i suoi uomini, e lasci il potere», perché solo così potrà evitare «la fine dell’esistenza dei palestinesi» nella Striscia. È questo l’appello lanciato ieri da Fatah, il partito rivale di Hamas che fa capo al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Abu Mazen. «Mettiamo in guardia da giorni difficili, duri e dolorosi per gli abitanti della Striscia di Gaza» dopo le minacce di Israele, ha dichiarato Mounther al-Hayek, portavoce di Fatah, sottolineando che Hamas deve «abbandonare la scena governativa e rendersi pienamente conto che la battaglia imminente porterà alla fine dell’esistenza dei palestinesi». A nulla sono serviti anni di tentativi per riconciliare le due principali fazioni palestinesi, che competono dal 2006 – anno delle elezioni legislative vinte da Hamas e dell’inizio della guerra civile conclusasi nel 2007 con la cacciata di Fatah dalla Striscia – per garantirsi il controllo dei territori della Palestina.
Nel marzo dello scorso anno, Fatah, in riferimento ai massacri del 7 ottobre 2023 in Israele, ha accusato apertamente Hamas di essersi «imbarcato in un’avventura che ha causato una catastrofe, soprattutto per gli abitanti di Gaza, ancora più orribile e crudele della Naqba del 1948», l’esodo (forzato soprattutto dagli Stati arabi) della popolazione palestinese dopo la nascita dello Stato di Israele.
L’ultimo tentativo di accordo, mediato dalla Cina nel luglio del 2024, quando 14 fazioni palestinesi, compresi i rappresentanti di Fatah e Hamas, hanno firmato a Pechino una “dichiarazione di riconciliazione”, è finito in un nulla di fatto. E ora il principale partito dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), forte dell’appoggio della Lega Araba, manovra per riprendere il controllo della Striscia e contrastare il progetto del presidente americano, Donald Trump, di fare della Striscia un lungomare di lusso senza due milioni di palestinesi. A inizio marzo, al Cairo, i Paesi della Lega Araba hanno approvato un piano alternativo che vedrebbe Hamas tagliato fuori dalla gestione dell’enclave a favore di un comitato di tecnocrati palestinesi indipendenti, in vista del ritorno dell’Anp nel territorio. «L’Egitto chiede che questo piano venga approvato affinché il popolo palestinese possa ricostruire il proprio Stato e rimanere sulla propria terra», dichiarò il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi. Abu Mazen, al vertice, si disse pronto a tenere le elezioni entro il prossimo anno, annunciando che le forze di sicurezza palestinesi assumeranno il loro «ruolo dopo aver ristrutturato e unificato i quadri presenti nella Striscia di Gaza» e averli formati in Egitto e in Giordania.
Il piano arabo per Gaza ha ricevuto l’appoggio dell’Onu attraverso un discorso del suo segretario generale, Antonio Guterres, e dell’Ue, tramite il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che ha preconizzato che l’Anp «svolgerà un ruolo cruciale nella governance di Gaza». Insomma colmerà il vuoto che dovrebbe essere lasciato da Hamas. Gli Stati Uniti stanno cercando un interlocutore a cui affidare la Striscia quando finirà la guerra, Israele non vuole un vuoto politico e prima o poi dovrà accettare di parlare con l’Anp. Se vuole tornare a Gaza, tuttavia, l’Anp dovrà dimostrare forza e soprattutto competenza, di essere capace di evitare il ritorno di Hamas, che, anche se sconfitto militarmente, continuerà ad avere proseliti nella Striscia e cercherà di riorganizzarsi approfittando del caos.
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