Netanyahu fa bombardare Libano e Siria Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 23 marzo 2025 Pagina: 14 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Risposta ai missili terroristi su Israele: Netanyahu fa bombardare Libano e Siria»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/03/2025, a pag. 14, con il titolo "Risposta ai missili terroristi su Israele: Netanyahu fa bombardare Libano e Siria", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Altri razzi dal Libano contro il nord di Israele. Per la popolazione israeliana che abita nel nord torna l'incubo dei bombardamenti. L'IDF risponde con raid contro i terroristi in Libano e in Siria.
Per gli israeliani il 22 marzo è stato un lungo deja vu. Andati a letto il 21 sera dopo un nuovo allarme a causa di un attacco con missili balistici dal lontano Yemen per mano degli Huthi, ieri mattina i residenti del nord sono tornati nei rifugi e nelle camere di sicurezza per un allarme diverso. Ad attaccare, questa volta, non erano né gli Huthi né Hamas dalla Striscia di Gaza ma qualche non meglio identificato aggressore libanese. In direzione di Metulla, cittadina vicina alla Linea Blu, dal sud del Libano sono stati esplosi sei missili a corto raggio: tre di questi non hanno raggiunto l’obiettivo ma sono caduti sulle teste dei libanesi. Altri tre sono stati intercettati e distrutti dall’Iron Dome, lo scudo missilistico israeliano che, guerra, pace o tregua, monitora senza sosta i cieli dello stato ebraico. Era dalla fine dello scorso novembre, da quando è entrata in vigore la tregua fra Israele ed Hezbollah, che non si registrava un attacco missilistico in quella regione.
La reazione israeliana non si è fatta attendere: secondo fonti libanesi, sabato mattina la Israel Air Force ha colpito 18 obiettivi di Hezbollah nel sud del paese dei Cedri, uccidendo due persone. Ore dopo le Forze armate libanesi (Laf) hanno ammesso di aver trovato «dei lanciarazzi rudimentali nei pressi di Arnoun, nel governatorato di Nabatiyeh, a nord del fiume Litani». Un riferimento geografico non casuale: secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 1701 del 2006 poi confermata dalla tregua di fine novembre, Hezbollah deve ritirarsi a nord del corso d’acqua lasciando che solo le Laf presidino il sud del paese. Quella fascia smilitarizzata serve proprio a impedire che i missili a corto raggio di Hezbollah cadano in territorio israeliano. Per le Israeli Defense Forces (Idf) l’attacco contro Metulla è stata «una palese violazione dell'intesa tra Israele e Libano e una minaccia diretta per i cittadini dello Stato di Israele», mentre «lo Stato del Libano è responsabile del mantenimento dell'accordo». Il ministro della Difesa Israel Katz ha parlato chiaro: «Non tollereremo gli attacchi alle comunità della Galilea dal Libano». E ancora: «Il destino di Metulla è lo stesso di Beirut». Un messaggio che il primo ministro libanese, Nawaf Salam, ha subito colto, avvertendo i propri cittadini che «tutte le misure di sicurezza e militari devono essere prese per dimostrare che il Libano decide su questioni di guerra e pace». Traduzione: questi attacchi Hezbollah rischia di farci perdere la faccia davanti al mondo e trascinarci in una nuova guerra con Israele. Questa volta però la bellicosa milizia sciita ha negato ogni addebito. «Quando svolgiamo un'operazione contro le forze di occupazione israeliane, la annunciamo», ha scritto Hezbollah, accusando Israele di cercare «ogni pretesto per attaccare». Chi da Arnoun ha sparato allo scopo di far salire la temperatura nella regione è certamente riuscito nell’intento. Alle 20, ora locale, l’aviazione israeliana ha condotto nuovi bombardamenti nei pressi di Tiro, nella valle della Beqaa a est e nella zona di Hermel nel nord del Libano.
Come già il giorno prima, ieri sera sono tornati a sparare anche gli Huthi. Il missile balistico lanciato contro Israele è stato però intercettato dalla marina militare statunitense impegnata da alcuni giorni in una serie di attacchi contro l’alleato dell’Iran nel remoto Yemen (2.500 km a sud di Israele). Ieri Yahya Saree, portavoce degli Huthi, ha dichiarato: «A sostegno del popolo palestinese oppresso e della sua coraggiosa resistenza, le nostre forze missilistiche hanno preso di mira con successo l'aeroporto Ben Gurion a Jaffa occupata (Tel Aviv, ndr) con un missile ipersonico Palestine 2». Da giorni le Idf si astengono dal reagire agli attacchi degli Huthi su esplicita richiesta dei generali americani. I media siriani riportano un raid aereo israeliano nei pressi della cittadina di Najha, alle porte di Damasco. Lo ha rilanciato il Times of Israel sottolineando che non vi è ancora un commento da parte dell’Idf.
Alta tensione anche sul fronte politico. Durante una protesta antigovernativa ieri sera nella “Piazza degli Ostaggi” di Tel Aviv, il capo dell’opposizione Yair Lapid ha accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu «di fare di tutto per iniziare una guerra civile: non lasceremo che accada; usano la parola ‘unità’ per metterci a tacere ma combatteremo per il paese». Tanto Lapid quanto l’ex laburista Yair Golan del partito «I democratici» hanno minacciato di organizzare uno sciopero generale se il governo sfiderà la Corte suprema che ha sospeso il decreto con cui l’esecutivo ha licenziato il capo dell’intelligence interna (lo Shin Bet) Ronen Bar.
Le minacce dell’opposizione non sembrano preoccupare troppo la maggioranza. Dopo Bar, silurato dopo che ha proposto una commissione d’inchiesta sulle responsabilità del 7 ottobre, l’esecutivo punta a dare il benservito alla procuratrice generale e avvocato dello stato Gali Baharav-Miara, nominata dal governo precedente e detestata dai partiti che sostengono Netanyahu in Parlamento.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante