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Libero Rassegna Stampa
22.03.2025 Il PD fa la guerra all’italiano
Cronaca di Elisa Calessi

Testata: Libero
Data: 22 marzo 2025
Pagina: 7
Autore: Elisa Calessi
Titolo: «Il governo vieta, a scuola, schwa e asterischi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/03/2025, a pag. 7 con il titolo "Il governo vieta, a scuola, schwa e asterischi", la cronaca di Elisa Calessi.

Elisa Calessi
Elisa Calessi

La Schwa, lettera del linguaggio "gender neutral" usata per le parole maschili e femminili. Assieme all'uso dell'asterisco è l'esempio del "linguaggio inclusivo" che però distrugge l'italiano. D'ora in avanti sarà vietato usare questi mezzucci almeno nelle comunicazioni ufficiali della scuola pubblica.

Nelle lettere del ministero, ma anche in quelle che ciascuna scuola italiana manda a genitori o docenti, non si potrà più usare l’asterisco e lo schwa, i segni da qualche anno introdotti da più parti come alternativa politicamente corretta al genere maschile o femminile. A deciderlo è stato il ministero dell’Istruzione e del merito, inviando a tutte le scuole una circolare.
Nella missiva si ribadisce che nelle comunicazioni ufficiali «è imprescindibile il rispetto delle regole della lingua italiana. L’uso di segni grafici non conformi, come l’asterisco e lo schwa, è in contrasto con le norme linguistiche e rischia di compromettere la chiarezza e l’uniformità della comunicazione istituzionale». A sostegno della decisione, si ricorda che «l’Accademia della Crusca ha più volte evidenziato che tali pratiche non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego, specialmente nei documenti ufficiali, ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi». E questo perché «l’uso arbitrario di questi simboli introduce elementi di ambiguità e disomogeneità, rendendo la comunicazione meno comprensibile e meno efficace». Dunque, «il ministero invita tutte le istituzioni scolastiche a mantenere l’uso di un linguaggio corretto e accessibile, nel rispetto delle norme linguistiche vigenti».
Nella circolare vengono citati i pareri dell’Accademia della Crusca. Il primo è del 24 settembre 2021. Si spiega che «l’asterisco non è utilizzabile, a nostro parere, in testi di legge, avvisi o comunicazioni pubbliche, dove potrebbe causare sconcerto e incomprensione in molte fasce di utenti, né, tanto meno, in testi che prevedono la lettura ad alta voce, stante in quest’ultimo caso l’impossibilità della resa fonetica». Quanto allo schwa, la circolare ricorda che «nello stesso parere si afferma che sul piano grafico il segno per rappresentarlo (la “e” rovesciata) non è usato come grafema neppure in lingue che, diversamente dall’italiano, hanno lo schwa all’interno del loro sistema fonologico».
In un secondo parere, del 9 marzo 2023, reso al Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione, l’Accademia della Crusca spiega che «va escluso tassativamente l’asterisco al posto delle desinenze dotate di valore morfologico (“Car* amic*, tutt* quell* che riceveranno questo messaggio...”). Lo stesso vale per lo scevà o schwa...».
Infine, si cita il parere del 10 maggio 2024, sempre con riferimento all’uso dell’asterisco e dello schwa, in cui «l’Accademia afferma che la lingua giuridica e burocratica» non è «sede adatta per sperimentazioni innovative che portano alla disomogeneità e compromettono la lineare comprensione dei testi».
Immediata la levata di scudi del Pd: «Il governo fa appello al rispetto della lingua italiana solo quando deve condurre battaglie ideologiche di retroguardia», ha protestato Irene Manzi, responsabile scuola del Pd, accusando il governo di aver messo in campo «l’ennesima armadi distrazione di massa». Invece di «impegnarsi per la costruzione di una scuola e di ambienti di apprendimento realmente inclusivi, anche nell’uso della lingua, anziché occuparsi di questioni cruciali come il precariato, il recupero dei tagli, il dimensionamento scolastico, l’edilizia scolastica, qualità degli apprendimenti, il ministro lancia una circolare ideologica, nel giubilo dei colleghi di partito. Basta fare ideologia sulla pelle dei ragazzi!».
Cecilia Guerra, invece, della segreteria Pd, ha puntato il dito contro un’altra presunta ambiguità, quella «di riferirsi a una donna con un sostantivo o un articolo maschile, quando la lingua italiana prevede il femminile: la presidente, del Consiglio ma non solo, la ministra, la sindaca, la direttrice ecc.? Se ne è dimenticato». È intervenuta anche Cecilia D’Elia: «Invece di preoccuparsi degli asterischi sarebbe stato più serio da parte sua affrontare i nodi veri e accogliere le richieste che vengono dal mondo della scuola».
Applaude, invece, la Lega che, con Rossano Sasso, parla di un «ulteriore passo avanti nella lotta contro l’ideologia gender», ricordando come la richiesta di eliminare questi segni grafici era contenuta in una proposta di legge della Lega a sua firma presentata lo scorso 6 marzo. «Ci voleva una circolare ministeriale per far rispettare la lingua italiana? Evidentemente per certi docenti e dirigenti scolastici ideologizzati, per fortuna pochi, sì». Così come esprime soddisfazione Fdi: la lingua italiana «è un patrimonio da tutelare», ha detto Fabio Rampelli, mentre Fabio Petrella, sempre di Fdi, ha fatto notare che «la chiarezza e l’uniformità della comunicazione istituzionale sono fondamentali per garantire un’educazione di qualità e il rispetto della nostra cultura linguistica».

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