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Libero Rassegna Stampa
22.03.2025 Grane per Netanyahu, buone notizie per Hamas
Commento di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 22 marzo 2025
Pagina: 12
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Da giudici e industriali grane per Netanyahu»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/03/2025, a pag. 12, con il titolo "Da giudici e industriali grane per Netanyahu", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Il licenziamento di Ronen Bar (capo dello Shin Beth) da parte dei Netanyahu ha provocato uno scontro istituzionale in Israele. I giudici e anche gli imprenditori si schierano contro il primo ministro. Con gran gioia di Hamas, che ora terrorizza un paese diviso.

Alta tensione politica e giudiziaria in Israele mentre procede la guerra contro Hamas. A gettare benzina sul fuoco delle dimostrazioni di piazza di chi è contrario alla recente ripresa delle ostilità contro il gruppo terroristico palestinese spalleggiato dall’Iran è arrivata giovedì la decisione del governo di silurare il capo dello Shin Beth, Ronen Bar. Al numero uno dello Shabak, con questo altro nome è meglio conosciuto il servizio di intelligence interna, l’esecutivo contesta il fallimento che ha portato al disastro del 7 ottobre 2023, quando migliaia di tagliagole di Hamas misero a ferro e fuoco il sud d’Israele, stuprano, uccidendo e sequestrando migliaia di civili. Lo Shabak, e con esso tutto l’apparato di scurezza, si ritrovò impreparato. E come settimane fa era già successo al capo di stato maggiore Herzi Halevi, ora è arrivato il turno per Bar di fare le valigie. Il ragionamento non farebbe una grinza se non fosse che, in ultima analisi, il massimo responsabile della sicurezza di Israele è il capo del governo.
E da mesi Bar chiedeva la costituzione di una commissione d’inchiesta per indagare sulle deficienze e mettere in luce le responsabilità di quel “sabato nero”. Una scelta contestata da Netanyahu secondo il quale adesso bisogna solo concentrarsi sulla guerra a Hamas, da cui l’invito a Ronen Bar a sloggiare dal 10 aprile. In un quadro di forte tensione politica non poteva mancare l’intervento della Corte suprema che, sollecitata d’urgenza dai partiti d’opposizione, ha sospeso il licenziamento «fino a nuovo ordine» dell’uomo alla guida dello Shabak dal 1993. «Si può immaginare che lui continui a lavorare senza la fiducia del governo ma sulla base di una decisione della corte?», ha chiesto Bibi durante una riunione di gabinetto. «Non può accadere e non accadrà», ha insistito ribadendo che si tratta di uno scenario inammissibile in un paese democratico. Ma mentre la maggioranza pensava al nome di chi succederà a Bar, un nuovo elemento della società civile è entrato a gamba tesa nella tenzone: ieri l’Israel Business Forum, un’associazione che rappresenta circa 200 alti dirigenti di altrettante grandi aziende ha inviato un messaggio molto duro all’esecutivo: «Se il governo non rispetta l'ordine della corte spingendo il paese a una rottura costituzionale, esorteremo il pubblico a smettere di riconoscere le decisioni del governo nella loro interezza e a bloccare l'economia israeliana». Una serrata che avrebbe motivazioni economiche. «Una violazione di un ordine della Corte o di qualsiasi sentenza del tribunale è una linea rossa da cui non c'è ritorno. Una tale violazione trasformerebbe Israele in un paese del terzo mondo, allontanando gli investitori stranieri». Anche una quarantina di enti locali e alcune università hanno spalleggiato la Corte mentre i partiti di maggioranza facevano quadrato attorno al premier.
In questo clima continua la guerra con Hamas che ieri ha esploso alcuni missili contro Ashqelon, città costiera nel sud d’Israele. Ore dopo il portavoce in arabo delle Israeli Defense Forces (Idf), Avichay Adraee, ha emanato un ordine di evacuazione per i residenti di BeitLahiya, nel nord della Striscia accusando Hamas «di continuare a lanciare missili da aree abitate da civili: vi abbiamo allertato più volte, per la vostra sicurezza abbandonate subito la zona e spostatevi più a sud».
Sempre le Idf hanno reso noto venerdì sera di aver eliminato Osama Tabash, fra i dirigenti dell’intelligence di Hamas nel sud della Striscia. Tabash era accusato di aver ordito diversi attacchi suicidi contro Israele nel 2005.
«La sua eliminazione indebolisce la capacità di Hamas di raccogliere intelligence e di nuocere alle Idf attive nella zona».
Dagli Stati Uniti, intanto, è arrivato un nuovo endorsement alla strategia del governo di Gerusalemme di dare la caccia al gruppo terrorista. Durante una sessione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York, la vice ambasciatrice degli Usa all’Onu, Dorothy Shea, ha affermato che «Hamas resta pienamente responsabile del conflitto in corso e per la ripresa delle ostilità. Ogni decesso sarebbe stato evitato se Hamas avesse accettato la proposta ponte degli Stati Uniti (di prolungare la tregua in cambio della liberazione di altri ostaggi, ndr) offerta mercoledì scorso».

 

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