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La Repubblica Rassegna Stampa
21.03.2025 Riad, lunedì vertice Usa-Russia. Zelensky: più pressione su Putin
Cronaca di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 21 marzo 2025
Pagina: 8
Autore: Paolo Brera
Titolo: «Riad, lunedì vertice Usa-Russia Zelensky: più pressione su Putin»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/03/2025, a pag. 8, con il titolo "Riad, lunedì vertice Usa-Russia Zelensky: più pressione su Putin" l'analisi di Paolo Brera.


Paolo Brera

Secondo round di colloqui fra Usa e Russia in Arabia Saudita, dopo la telefonata fra Trump e Putin. Vediamo, adesso, se il presidente americano farà pressing sui russi, per farli smettere di combattere. Oppure, come si teme, cederà a tutte le loro richieste.

Saranno le porte scorrevoli di Gedda, lunedì, a dirci se dopo tre anni e un mese di guerra con minacce di escalation avremo imboccato la via di un raffreddamento del conflitto, cominciando dalle infrastrutture energetiche e civili: purtroppo gli umani verranno dopo. A tre anni dal fallimento del negoziato di Istanbul, russi e ucraini tornano al tavolo con seduta alternata o forse parallela, è lo stesso Zelensky a dire ai giornalisti di non saper quale sarà la formula. Li accoglieranno i mediatori americani e gli ospiti che mettono casa, i sauditi.

Le premesse non sono incoraggianti: mentre scriviamo decine di droni volano su Odessa, ed esplosioni sono già segnalate in varie regioni. Dopo il colloquio telefonico tra Putin e Trump, la Difesa russa avvertì che il Cremlino «ha dato ordine di cessare gli attacchi a energia e infrastrutture»; ma i russi hanno distrutto le sottostazioni elettriche di Sloviansk e Kramatorsk, poi hanno centrato due ospedali a Sumy. Mercoledì notte hanno spedito 21 droni a Kropivnytskyi, sulla base della 17esima unità di supporto tecnico dove si fa manutenzione degli aerei da combattimento; ma l’attacco ha ferito anche 4 bambini: «Eccolo il cessate il fuoco di Putin. La Russia prova gran piacere nell’attaccare i civili», denuncia l’eminenza grigia di Zelensky, Yermak.

A scanso di equivoci, il presidente presenterà «una lista delle infrastrutture civili» da salvaguardare. È evidente quanto sia complesso passare dagli annunci di principio agli accordi. Intanto i droni ucraini hanno centrato la base aerea Engels-2 nella regione russa di Saratov, a 700 chilometri dal confine: è una struttura chiave per l’aviazione strategica russa, ma è stato colpito anche un deposito di greggio. Il cessate il fuoco energetico è come non ci fosse.

Il corridoio di Gedda è strettissimo. Kiev è in difficoltà sul terreno e ha cronica mancanza di fanti: dopo la ritirata in disfatta dal Kursk mantiene una sottile fascia di Russia occupata, mentre i russi cercano di liberare la regione e battono a tamburo con artiglieria, droni e bombe plananti le comunità a nord di Sumy.

In questo quadro fosco, ieri Zelensky ha parlato all’Europa in Consiglio a Bruxelles. «Nonostante le parole di Putin, nulla è cambiato», dice, dunque «è necessario che il sostegno cresca» su «difesa aerea, assistenza militare e stabilità complessiva ». Chiede 5 miliardi di aiuti immediati e «investimenti nella produzione di armi in Ucraina e nei vostri Paesi ». Impartisce lezioni alla Ue che «deve avere modo di impedire ad alcuni membri di bloccare ciò che è necessario per tutti», il riferimento è all’Ungheria di Orbán. E dice che L’Europa «ha bisogno di indipendenza tecnologica nella produzione di armi» e «tutto deve essere prodotto qui». Infine ammonisce a non allentare le sanzioni: «Putin fa richieste inutili per prolungare la guerra. Dobbiamo continuare a premere».

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