8/5/02 Morti palestinesi = strage; Morti israeliani = incidente Si interrompe in anticipo la visita a Washington
Testata: La Repubblica Data: 07 maggio 2002 Pagina: 1 Autore: VITTORIO ZUCCONI Titolo: «Non tratto più con Arafat»
Si interrompe in anticipo la visita a Washington Il presidente americano dopo la strage: "Sono disguistato" Sharon lascia gli Usa "Non tratto più con Arafat" No secco del premier israeliano all'invito di George W.Bush
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON - La bomba di Tel Aviv esplode nello Studio Ovale alle 16.15 ora di Washington,
Le bombe non esplodono negli studi diplomatici. Influenzano la diplomazia, ma esplodono fra la gente, non sulla carta.
Perchè le bombe contro Israele sono sempre così asettiche, mentre i morti palestinesi così romanzati? mentre Sharon stava, come amico ma anche come imputato, seduto davanti a un Bush che tentava invano di convincerlo a negoziare con il nemico Arafat.
invano? Cosa faceva lì Sharon, perchè è andato da Bush? Per la quotidiana partitina a carte?
Una bomba caricata con un perfetto meccanismo politico a orologeria che distrugge ogni remota ipotesi di ammorbidimento israeliano.
Cosa stiamo dicendo, Zucconi, che la bomba fa comodo ad Israele?
Un timing esemplare per chi non vuole la pace,
Già CHI non vuole la pace?
il cui solo risultato certo è stato spargere il sangue di altri ebrei innocenti in una sala da biliardo e fortificare il muro di "no" che Sharon aveva innalzato e difendeva davanti agli assalti di Bush. Esattamente come la strage nel mercato di Gerusalemme alla vigilia dello shabbat, esplosa mentre Powell atterrava in Israele per esortare Sharon a fermare i suoi tanks, così l'esplosione di ieri sera ha colpito chi cominciava a pensare il pensiero impossibile di un negoziato.
Chissà come c'è un'aura di "compagni che sbagliano", una sensazione di rimprovero paterno, del tipo "lo so che siete disperati e che avete ragione, ma così fate il loro gioco"
Non sarebbe certamente cominciata la pace, nello Studio Ovale dentro la Casa Bianca, e Sharon aveva portato il suo "piano" che dalla pace voleva escludere Arafat ed era dunque, come gli avevano giá detto gli Americani, un "non starter", un punto dal quale niente sarebbe potuto partire. Ma chiunque abbia organizzato la tentata strage
TENTATA? TENTATA?! 16 MORTI E 55 FERITI SONO UNA TENTATA STRAGE???!!!!!
nella sala da biliardo di Tel Aviv non poteva non sapere che Sharon avrebbe consegnato proprio a quell'ora il "dossier Arafat", quella fustella di 103 pagine compilate soltanto per dimostrare che, appunto, Arafat é un terrorista e con i terroristi, si chiamino Al Quaeda, Hamas o Jihad, non si negozia ARAFAT NON E' UN TERRORISTA?
I DOCUMENTI FIRMATI DELLA KARINE A?
I DOCUMENTI FIRMATI TROVATI A RAMALLAH DELLA VENDITA DI CINTURE ESPLOSIVE E QUANT'ALTRO UTILE AL LAVORO DELL'UOMO-BOMBA?
FIRMATI DA LUI
E quando un assistente della Casa Bianca é entrato nello studio alle 16,15, portando il dispaccio con la notizia dell'attentato il previsto "nyet" nyet? di Sharon é divenuto assoluto.
Il disaccordo fra Washington e il governo israeliano su quella "conferenza di pace" annunciata senza fare i conti con l'oste oste? Sharon ma è proprio un personaggio da vignette umoristiche questo grasso ometto di nome Sharon!, troppo presto e troppo ottimisticamente, era stato preventivato, ma ora é scritto con il sangue di nuovi morti e di diecine di feriti. Eppure Sharon non era riuscito a convincere Bush che Arafat fosse il Bin Laden di Palestina e Bush non aveva convinto Sharon che senza Arafat, nessuna soluzione reale é possibile. E tutti e due avevano dato l'impressione di voler prendere tempo, l'israeliano per tenersi libere le mani in Palestina, Bush per non farsi accusare di indifferenza dal mondo. Fino alle 16,15.
Il "piano di pace Sharon", portato alla Casa Bianca per non umiliare completamente il capo del stato amico, era stato accolto con prevedibile scetticismo, perché proponeva di rinchiudere i palestinesi entro una sorta di cintura fortificata e perché escludeva ogni partecipazione ad Arafat. Negare una sedia ad Arafat significa oggi,
liberarsi del miglior amico del terrorismo islamico, quello che lo rende accettabile agli occhi del mondo? no eh?
qualunque sia il giudizio che si dá sull'inaffondabile palestinese sììì titanico... Inaffondabile Palestinese Potenkin!, silurare ogni ipotesi di conferenza seria che attacchi le cause, e non soltanto gli effetti orribili, della catastrofe arabo-israeliana. Ma fino all'esplosione, Sharon stava diventanto pericolosamente il responsabile del no. Dopo l'esplosione, la responsabilitá puó essere scaricata sui terroristi.
Sharon aveva ascoltato per un'ora con pazienza e con imbarazzo, il "plea", l'appello di Bush perché ad Arafat fosse data l'ultima chance
vedasi la vignetta in copertina per la voce "ultima chance"
di mostrarsi "un vero leader", di ripulire l'autoritá palestinese dalla corruzione che secondo gli americani la infesta e dai terroristi che secondo Tel Aviv si nascondono dietro la facciata politica. Ma Sharon aveva quelle 103 carte del "dossier Arafat" che aveva depositato sulla scrivania del Presidente, per dimostrare "in maniera inconfutabile" che Arafat é il burattinaio, il finanziatore, l'ispiratore degli uomini bomba che dilaniano avventori dei caffé. Le "prove" evviva le virgolette!
in quell'incartamento sono, come tutto quello che riguarda il medio oriente, contestate e non dimostravano, se sono vere, altro che Arafat ha autorizzato piccoli pagamenti, ora di 400 ora di 600 dollari, a organizzazioni legate al suo Fatah e a loro volta vicine agli uomini bomba.
Sì cosucce... Tipo i già citati documenti ritrovati a Ramallah, o anche messaggini tipo "200 martiri per conquistare Gerusalemme" e altre bazzeccole...
Ma la bomba ha dato credibilitá a ció che era parso forzato forzato?, ha umiliato le colombe ed esaltato i falchi all'interno della stessa amministrazione, del ministro Rumsfeld, del suo vice e durissimo Paul Walfowitz, del vice presidente Cheney, di Condi Rice, la consigliera principale, contro i quali parla soltanto un Colin Powell in gravissima difficoltá e costretto addirittura, brutto segno, a "smentire la sua intenzione di dimettersi".
La mossa del suicida, e di chi lo ha mandato a morire e a uccidere, ha messo George Bush in una situazione impossibile, proprio quando stava lentanamente, faticosamente, piegandosi alla necessitá di premere su Tel Aviv e su Ramallah perché tornassero a negoziare. Disintegra la sua finzione di fare qualcosa, di muoversi, di non mostrarsi a rimorchio, ma alla testa degli avvenimenti. Bush aveva convocato a Washington anche il re Giordano Abdullah, il moderato, e il ministro degli esteri saudita principe Al-Faisal, nella speranza che Sharon trovasse qualche minuto, tra corone deposte al cimitero degli eroi e discorsi davanti alla Lega ebraica "anti diffamazione",
Com'è che Sharon è sempre impegnato ai cimiteri o contro la diffamazione?
per incontrarli, per discutere di quel piano saudita che prevede il riconoscimento solenne di Israele in cambio del ritorno alle frontiere del 1967, quelle frontiere che questo governo respinge categoricamente. Anche a quello Sharon ha opposto, addirittura davanti a una telecamera, il suo triplice "no, nein, nyet"ed ecco che torna il fumetto. E la bomba delle 16,15 ha fatto il resto.
Il nazi-sionista Sharon e la bomba palestinese... Che coppia!
Non una parola sulle conseguenze reali di quella bomba, non un accenno alle vittime, non una voce ai massacrati. Il giornalista opinionista guarda freddamente l'accaduto e, cauto, ne individua subito le conseguenze diplomatiche... Niente di nuovo, Zucconi, sulla pelle dei morti israeliani questa è ordinaria amministrazione.
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