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Libero Rassegna Stampa
21.03.2025 Sulla tregua Zelensky più lucido dei leader UE
Commento di Giovanni Sallusti

Testata: Libero
Data: 21 marzo 2025
Pagina: 1
Autore: Giovanni Sallusti
Titolo: «Sulla tregua, Zelensky più lucido dei leader dell'Ue»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/03/2025, a pag. 1 con il titolo "Sulla tregua, Zelensky più lucido dei leader dell'Ue" il commento di Giovanni Sallusti.

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Giovanni Sallusti

Zelensky dimostra lucidità e pragmatismo in un momento in cui si decidono le sorti del suo paese. Molta più lucidità rispetto ai leader dell'Ue. Giovanni Sallusti, però, che parla di "parodistico bellicismo" della von der Leyen, forse dimentica che è la Russia che sta invadendo l'Ucraina. E semmai l'Europa, sinora, si è offerta di difendere il paese aggredito (mentre Trump ha cambiato la politica americana di colpo).

C’è un curioso cortocircuito che s’innesca dalla cronaca e cambia le carte sul tavolo della storia. I giornali eurotalebani non lo registrano, perché coinvolge la loro beniamina, quell’Unione Europea che per il comico (involontario) Benigni è «la più grande istituzione degli ultimi 5mila anni». Epperò, ogni giorno che passa il contrasto è sempre più evidente: Volodymyr Zelensky è diventato più lucido, più duttile, più politicamente realista dell’intera leadership europea (dove s’intende eurocratica: Ursula Von der Leyen e i governi appiattiti sul suo parodistico bellicismo dell’ultima mezz’ora, Francia e Germania in testa).
Il presidente ucraino si sta calando nel cambio di paradigma impresso al corso della guerra da Donald Trump molto più della (pseudo) élite riunita attorno all’asse Bruxelles-Parigi-Berlino, e per molti versi è una notizia controintuitiva.
Nessuno più di lui, che guida una nazione invasa, martoriata, straziata nei suoi civili dall’Orso putiniano, avrebbe diritto di irrigidirsi, di impuntarsi anche contro la logica e il responso del terreno, di ammainare il principio di realtà. Ma per converso, proprio perché è inghiottito dalla tragedia quotidiana, e non si trastulla spostando piani quinquennali dall’industria del green a quella delle armi, sarebbe obbligato a tenere la barra, e (non era scontato) l’ha capito.
La barra, oggi, è quella di Donald Trump. Che Zelensky ha ripreso nella sua formulazione originaria: «L’importanza del concetto di pace attraverso la forza del Presidente Trump». Pace attraverso la forza significa continuare a utilizzare contro i carri russi i micidiali missili Javelin («che Trump è stato il primo a fornire nel suo impegno per la pace»), incassare la disponibilità ad ulteriori forniture di missili Patriot (seppur tra quelle già dislocate in Europa), continuare a usufruire dell’impareggiabile sistema d’intelligence americano nonché della rete satellitare Starlink. Nello stesso tempo, aderire al nuovo schema significa esplicitare l’obiettivo strategico, quello di «una vera fine alla guerra e una pace duratura».

CESSARE IL FUOCO

Quindi, dichiarare la disponibilità ad implementare «la fine degli attacchi all’energia e ad altre infrastrutture civili» (corrispondendo al primo, timido e tatticista, passo di Putin) e rilanciare sul «cessate il fuoco incondizionato». Insomma, cestinate le sfuriate degli inviati dal loro divano, coraggiosissimi a giocare con la vita degli ucraini: Zelensky oggi sta totalmente dentro lo schema-Trump. Reggo sul campo grazie alla differenza specifica, militare e tecnologica, americana (dell’altisonante retorica europea purtroppo non se ne fa molto, nelle steppe del Donbass) e perseguo nello stesso tempo la strategia Usa: l’ottenimento della pace. Ha abdicato alla schizofrenia mostrata nell’ormai famigerato incontro alla Casa Bianca, il leader ucraino: non posso incalzare l’America smentendola. Dopodiché, proprio perché pratica il realismo, si videocollega col Consiglio Europeo, sprona i leader sul riarmo, li titilla sull’ «indipendenza tecnologica» del Continente, li invita a «premere su Putin» e a «mantenere le sanzioni»: per lui, sono tutti punti tattici. E infatti incassa il “sostegno incrollabile” dell’Ue. Ma non è catturato dal loro illusionismo, non crede neanche per un secondo alla deterrenza o magari perfino alla guerra a oltranza senza l’America, vede tutti i buchi dell’ombrello (portatile) francese e del riarmo tedesco non sa che farsene, non è l’ad di Volkswa gen.
Non a caso, termina annunciando che lunedì si incontreranno in Arabia Saudita le delegazioni di Ucraina e Stati Uniti (nello stesso luogo e contemporaneamente al summit russo-americano). La strategia non è la vostra (che peraltro non esiste), la strategia è il negoziato, andate (si spera) in pace.

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