Trump/Putin, la palude di Bruxelles Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 20 marzo 2025 Pagina: 1 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Che alternativa propone l’Ue alla (difficile) trattativa di pace avviata da Trump con Putin?»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 20/03/2025, a pag. 1, con il titolo "Che alternativa propone l’Ue alla (difficile) trattativa di pace avviata da Trump con Putin?", l'editoriale di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
La telefonata fra Trump e Putin è un primo difficile passo per ottenere almeno una tregua. Sarà difficile, ma i governi dell'Ue fanno male a giudicare, considerando che loro non hanno ottenuto nemmeno questo primo passo e non hanno piani in merito. Ma anche Trump deve stare attento a non diventare l'utile idiota di Putin, assecondando ogni sua richiesta a spese dell'Ucraina.
Non è necessario essere un sofisticatissimo cremlinologo dei tempi moderni per comprendere quanto sia stretta, difficile e in ripida salita la strada del negoziato tentato da Donald Trump con Vladimir Putin.
Per definizione, a Mosca (sia nella vecchia Urss che nell’attuale Federazione russa) si usa il racconto di un presunto accerchiamento subìto per giustificare le prepotenze fatte; si alza costantemente la posta; si dice “no” per concedere – a tempo debito – solo dei “sì” circoscritti. E, nel caso di Putin, uomo del Kgb, persona formatasi negli anni della Guerra Fredda, dirigente di intelligence e poi politico segnato dal crollo dell’Urss e desideroso di ridare oggi a Mosca almeno una parte della grandezza perduta nel post 1989, questa è l’occasione – più unica che rara – per ottenere il più possibile dal suo interlocutore. Dunque, a maggior ragione davanti a un Trump ben disposto verso di lui, l’uomo di Mosca non si accontenterà di poco, c’è da immaginare.
Si profila quindi – lo capisce anche un bambino – una trattativa lunga, complicata, incertissima nei suoi esiti. La telefonata dell’altro ieri, in questo senso, offre motivi sia per essere pessimisti (il cessate il fuoco accettato da Putin è parzialissimo, limitato alle infrastrutture energetiche, mentre Mosca continuerà a colpire ogni altro bersaglio) sia per essere più costruttivi (un filo di dialogo, per quanto esile, c’è: e nemmeno Mosca ha alcun interesse a spezzarlo).
Tutto ciò premesso, i maestrini europei che – da Parigi a Berlino, passando per Bruxelles – stanno con la matita blu in mano e il sopracciglio alzato, pronti a correggere inflessibilmente ogni errore vero o presunto di Trump, dovrebbero dirci per lo meno tre cose.
Primo: in questi tre lunghissimi anni, cos’hanno fatto loro per consentire all’Ucraina di vincere o per imbastire un’iniziativa diplomatica efficace?
Piaccia o no, i mezzi di difesa migliori li hanno forniti gli Usa (Trump stesso prima del conflitto iniziato nel ’22 con i missili javelin, e poi ovviamente l’amministrazione Biden). E incontestabilmente è solo a Trump che si deve l’avvio di un’iniziativa di pace che – in trentasei mesi – è stata l’unica a partire davvero.
Secondo: quelli che adesso strillano contro Trump cosa propongono in alternativa? Suggeriscono di far saltare il tavolo? Vogliono una prospettiva di guerra infinita e indefinita? E intendono imbarcarsi in questa impresa con zero satelliti (tanti ne ha l’Ue), pochi missili, scarse munizioni? È così che intendono “aiutare” Kiev?
Terzo: e tutto questo intendono farlo senza e contro l’opinione pubblica europea? Ma li guardano i sondaggi?
Pochissimi simpatizzano per Putin (meno male). Ma altrettanto pochi tra gli elettori dei principali paesi Ue desiderano avventure militari rischiose e non chiare negli obiettivi realisticamente raggiungibili.
Morale: non c’è alternativa rispetto alla necessità di supportare l’iniziativa diplomatica americana. Se necessario, correggendola, integrandola, completandola. Aiutando Trump a evitare le trappole di Putin: è impensabile, ad esempio, invertire l’ordine logico e cronologico tra la fine dei bombardamenti russi e la fine delle forniture di armi occidentali all’Ucraina.
Putin deve sospendere i primi, e allora potrà chiedere la fine delle seconde: non certo viceversa.
Ma – ciò detto – sarebbe assurdo e bambinesco mettersi di traverso rispetto al tentativo di Trump, o addirittura sperare che non abbia un esito positivo. Peggio ancora: sarebbe politicamente insensato (e devastante ai danni di Kiev) trasformare l’Ucraina nell’oggetto della divisione tra gli Stati Uniti e il resto dell’Occidente. Chi lo fa o è molto irresponsabile o è molto in mala fede. Ma è ammesso anche il cumulo delle ipotesi.
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