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La Repubblica Rassegna Stampa
19.06.2002 19/6/02 Palestinesi pazzi furiosi: fermiamo gli israeliani!
un articolo di cronaca dal titolo decisamente ambiguo

Testata: La Repubblica
Data: 19 giugno 2002
Pagina: 1
Autore: Sandro Viola
Titolo: «caccia all' uomo»

Questa potrebbe essere la sintesi di un editoriale di Sandro Viola pubblicato su Repubblica di mercoledi 19 giugno,a fianco di un articolo di cronaca dal titolo decisamente ambiguo ( "caccia all' uomo" viene definita la spasmodica ricerca del terrorista sfuggito ai controlli, ben sapendo che la sua mancata cattura avrebbe causato la morte di molti innocenti; e "la campagna contro i mezzi pubblici" è la definizione un pò sindacale ed un pò pubblicitaria di aggressioni terroristiche che Hamas intende condurre contro obiettivi indifesi e per definizione gremiti di civili, in particolare donne e bambini).
Ma veniamo a Viola. Per lui, fin dalla prima riga, quel che fa inorridire sono "le stragi in Palestina": Gerusalemme è Palestina esattamente come lo è Amman, ma non crediamo che scrivendo di Amman Viola la definirebbe "Palestina"; dunque, a priori Viola inorridisce per i morti israeliani solo se al loro fianco può immaginarsene di palestinesi?
L' editoriale è costruito in modo da apparire critico nei confronti degli Stati Uniti e delle indecisioni di Bush; ma in realtà pretende di convincere che l' unica soluzione possibile per "far ragionare" Sharon ed Arafat è che si interpongano fra palestinesi ed israeliani osservatori e forze militari di altri stati.
La cosa singolare è che, nel medesimo contesto, Viola descrive con toni realistici il terrorismo palestinese ("furia omicida", "pazzia irrefrenabile", "impulso (ad uccidere) che non ha mai una sosta"), ma poi insiste nel porre sul medesimo piano il terrorismo palestinese e la politica di autodifesa di Israele: "la spirale attentati palestinesi - rappresaglie israeliane non può produrre altro che una crescita inarrestabile della barbarie" ( e si noti l' eleganza di quella definizione "barbarie" che non vuole distinguere fra l' uccisione premeditata di decine di civili ed operazioni di polizia che hanno per scopo arresti di criminali ).
"I due nemici non sono capaci di fermarsi", scrive Viola: ma è una menzogna, Israele si era fermato un anno fa, e per alcune settimane aveva proposto ad Arafat di stringere i tempi di un accordo politico - ma gli attentati terroristici non si sono mai fermati in quel periodo; ora, dopo l' occupazione delle città palestinesi a seguito della precedente ondata di stragi, l' esercito israeliano si è ritirato, ritenendo che i criminali arrestati potessero costituire un deterrente, ma non è servito che a diradare il numero degli attentati od a scoprire in tempo i terroristi, non a fermare la violenza omicida delle organizzazioni palestinesi.
Continua, Viola, ricordando che "la spirale attentati - rappresaglie" è scattata venti mesi fa; ma non ricorda (LUI non lo ricorda, ma noi lo ricordiamo bene) che venti mesi fa NON è scattata "la spirale attentati - rappresaglie", bensì il rifiuto di Arafat, buttato in faccia a Clinton e Barak, di sottoscrivere un accordo di pace molto lungimirante, e la sua scelta già premeditata e preordinata di usare tutti gli strumenti della violenza più feroce per costringere Israele alla resa.
Bush "non vuole, o non può, o non è pronto ad imporre alcunché al governo d' Israele": ma perchè dovrebbe farlo? E' Arafat che deve essere ricondotto alla ragione, e messo dinanzi alle responsabilità di chi tollera che le proprie organizzazioni, da sole ed insieme ad altre, organizzino spaventose stragi di bambini, di giovani, di donne, di gruppi familiari.Se e quando Arafat accetterà di farsi carico di questa responsabilità, allora non vi sarà bisogno di convinceree men che meno di costringere Sharon a riaprire i negoziati di pace coi palestinesi.
La strada giusta è, forse, quella finalmente scelta dall' Europa, di considerare organizzazioni terroristiche anche quelle legate personalmente e politicamente ad Arafat, e di tagliare loro ogni finanziamento. Ugualmente, l' Europa dovrà riconsiderare i propri aiuti umanitari all' Autorità Palestinese alla luce delle prove sul' uso di tali sovvenzioni per finanziare le organizzazioni terroristiche, e delle prove che dimostrano che Arafat trattiene per sé il 25% degli aiuti umanitari elargiti all' Autorità Palestinese (5,1 milioni di dollari su quelli elargiti dll' Arabia Saudita sono l' ultima cifra emersa e provata).
Nessuna forza di interposizione potrà mai fermare un singolo terrorista che voglia salire su un autobus: ma dimostrare che se non si fermano alla radice le organizzazioni del terrore ne deriverà un danno economico certo alla nomenklatura palestinese, questò sì potrà essere un efficace deterrente.



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