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Bet Magazine Rassegna Stampa
13.03.2025 In Italia, l’odio per gli ebrei è ormai legittimo e accettato, specie se legato a Israele
Analisi di Nathan Greppi

Testata: Bet Magazine
Data: 13 marzo 2025
Pagina: 10
Autore: Nathan Greppi
Titolo: «In Italia, l’odio per gli ebrei è ormai legittimo e accettato, specie se legato a Israele»

Riprendiamo dal BET Magazine numero di marzo 2025, l'analisi di Nathan Greppi dal titolo "In Italia, l’odio per gli ebrei è ormai legittimo e accettato, specie se legato a Israele".


Nathan Greppi

Anche in Italia cresce il nuovo antisemitismo. Ed è stato praticamente sdoganato, considerato "legittimo" se legato alla guerra di Israele. In pratica, se odi gli ebrei, ma lo fai "per la Palestina", allora sei in regola.

Quando, il 29 gennaio 2025, un bambino ebreo di otto anni è stato aggredito a Roma da un rifugiato egiziano, mentre passeggiava con la mamma, con la kippà in testa, non tutte le reazioni sono state di solidarietà nei confronti della vittima: sui social, non sono mancati coloro che hanno cercato di giustificare l’accaduto come una specie di “ritorsione” per la guerra a Gaza. In particolare, sotto un tweet della senatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, che denunciava l’accaduto, si sono accumulati diversi commenti di utenti filopalestinesi che giustificavano l’aggressione.

Questo è solo uno dei tanti esempi di come, dopo il 7 ottobre, l’antisemitismo sia sempre più sdoganato e giustificato nel dibattito pubblico, spesso utilizzando la guerra tra Israele e Hamas come foglia di fico. Un clima d’odio confermato anche da dati e statistiche, come emerge dall’ultima relazione annuale su atti e discorsi di odio antisemiti in Italia elaborata dall’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea).

I dati del 2024

Stando al rapporto, a seguito di 1.384 segnalazioni, sono 877 gli episodi di antisemitismo registrati, di cui 600 riguardano l’antisemitismo in rete (solo quelli segnalati all’Osservatorio antisemitismo) e 277 sono atti avvenuti nel mondo reale. Questi ultimi sono particolarmente gravi, poiché spesso vanno a ledere dei diritti costituzionali, come l’impossibilità, per ebrei e/o israeliani, di frequentare le università oppure il fatto di dover cambiare scuola o comunque essere costretti a nascondere la propria identità. “Il clima intimidatorio creato dagli ‘antisionisti’ (si pensi agli inviti di estremisti a ‘segnare le case degli agenti sionisti’) di varia matrice ha reso problematico frequentare anche vari luoghi di aggregazione (ad esempio le palestre) – si legge -.  Anche i periodici delle Comunità ebraiche (es. Bet Magazine, Shalom, Pagine ebraiche) vengono ora distribuiti nascondendo la testata per evitare reazioni ostili”.

Il documento è introdotto da un quadro sociologico del contesto italiano con dati statistici sulla percezione di sicurezza e benessere della popolazione; una cornice necessaria a contestualizzare l’antisemitismo, che tiene conto anche delle conseguenze del conflitto in Medio Oriente.

Viene messo anche l’accento sulla comune degenerazione dei linguaggi e un uso distorto dei termini. “Si pensi al fatto che ‘sionismo’ ha perso il suo significato originale di Risorgimento ebraico per assumere quello di ‘colonialismo e razzismo’ mutuato dalla propaganda sovietica ed islamista – continua il documento. Il livello di aggressività è cresciuto anche poiché si è ampliata l’accettazione sociale per l’antisemitismo legato ad Israele: se i ‘sionisti’ sono uguali/peggio dei nazisti combatterli è democratico, lecito e addirittura auspicabile, e gli antisionisti spesso si atteggiano a ‘nuovi partigiani’. Dopo il 7 ottobre, il 25 aprile Festa della Liberazione ha frequentemente assunto il volto di un antisionismo violento oltre che distorsivo della verità storica, tale da rendere difficile o addirittura impossibile per membri di comunità ebraiche il prendervi parte”.

Come spiega a Bet Magazine Stefano Gatti, ricercatore presso l’Osservatorio Antisemitismo, “uno dei principali cambiamenti rispetto agli altri anni è proprio l’accettazione e lo sdoganamento di discorsi d’odio da parte delle élite. Basti pensare a certe dichiarazioni di alti prelati, che hanno riesumato i classici stereotipi dell’antigiudaismo cristiano, o alla pavidità di sindaci e rettori universitari difronte alle azioni dei collettivi pro-Palestina”.

Per quanto riguarda l’antisemitismo online, la ricerca fa emergere 600 casi, ma sono solo quelli segnalati all’Osservatorio Antisemitismo dagli utenti e analizzati. L’Osservatorio monitora e processa direttamente durante l’anno un numero infinitamente maggiore di post ed episodi di antisemitismo in rete. Nel 2024 ne ha analizzati direttamente circa 4mila. L’antisemitismo in rete non è quantificabile in termini numerici, operazione che nessun istituto di ricerca persegue poiché priva di fondamento scientifico (infatti i post vengono continuamente riprodotti e rimbalzati, molti vengono rimossi direttamente dalle piattaforme social).

Termini e bersagli

725 episodi degli 877 casi totali di antisemitismo coinvolgono ebrei e/o enti ebraici indefiniti, descritti sulla base del più vetusto e arcaico catalogo di pregiudizi giudeofobici: ebrei crudeli, sanguinari, razzisti, ricchi, astuti, tirchi, tendenti al dominio e alle cospirazioni.  Ecco alcuni dei vocaboli più utilizzati per indicare gli ebrei: sionisti, nazisionisti, sionazisti, giudeonazisti, nazisti ebrei, sionisti suprematisti ebrei, ashkenaziti, kazari, talmudisti, cabalisti, nasoni, massoni, Illuminati, Shlomo, saponette, saponi. Sionista (con molteplici variazioni lessicali: nazi-sionista, sionazi, sionisti suprematisti, etc.) è il termine maggiormente usato per identificare gli ebrei, evita l’accusa di antisemitismo e conferisce ai pregiudizi afflati democratici e antirazzisti. 

Al “sionista” è possibile attribuire senza remore le accuse più tetre dell’archivio antigiudaico (odio verso il genere umano, esclusivismo, assassinio e cannibalismo rituale, deicidio, etc.), come fa anche una giornalista sul suo profilo Facebook: “Le notizie che arrivano da Gaza sono una collezione di orrori. Corpi sventrati con organi sottratti, una pratica che Israele adopera da decenni sui cadaveri palestinesi”. Frequente anche l’uso dell’appellativo “ashkenazita” per indicare gli ebrei, al fine di demonizzarli secondo i consueti canoni narrativi (razzisti, esclusivisti, tendenti alla violenza, vittimisti, etc.) evitando, come per l’uso del termone sionista, l’accusa di antisemitismo: “Non nutro ostilità verso gli ebrei ma solo contro i falsi ebrei ashkenaziti odiati dagli stessi ebrei”, è una frase riportata e ricorrente.

L’impiego in chiave complottista-antisemita del termine ashkenazita ha le sue radici nell’ideologia dell’estrema destra “rosso-bruna” e in quella cospirativista, che forzano in chiave esoterica i contenuti del libro di Arthur Koestler, La tredicesima tribù. Storia dei Kazari dal Medioevo all’Olocausto ebraico (UTET, 2004). Sionista ed ashkenazita nelle loro molteplici variazioni lessicali, vengono utilizzati in modo trasversale (dalla destra, sinistra, islamisti, complottisti, wokeisti, etc.) sia da chi si dichiara (talvolta “orgogliosamente”) antisemita, come da coloro che preferiscono la definizione antisionista.

Sono 152 i casi che riguardano individui ebrei (o ritenuti tali) e/o enti ebraici (o ritenuti tali), anch’essi stereotipati e demonizzati secondo consolidate generalizzazioni negative. Le vittime principali continuano ad essere figure pubbliche spesso al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione. Queste persone sono oggetto di attacchi antisemiti indipendentemente da ciò che fanno; l’esempio paradigmatico è quello della Senatrice Liliana Segre, sempre travolta da invettive di peculiare virulenza anche quando non proferisce verbo, basta la sua presenza. I principali target (presi di mira più volte), oltre alla Segre, sono: i giornalisti David Parenzo e Maurizio Molinari, il consigliere comunale di Milano Daniele Nahum e l’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane).

Passare al contrattacco

Al termine del report, vengono indicate anche una serie di attività svoltesi nel 2024 per contrastare l’odio e i pregiudizi. Oltre ai seminari organizzati da enti come il CDEC e l’Associazione Figli della Shoah, è segnalata l’Associazione Setteottobre, nata nel 2023 subito dopo il “sabato nero”, che nel 2024 ha organizzato varie manifestazioni e incontri pubblici, oltre a pubblicare una ricerca sulla normalizzazione del 7 ottobre nel dibattito pubblico. Inoltre, nel corso del 2024, il Coordinatore per la lotta contro l’antisemitismo Pasquale Angelosanto ha convocato un tavolo permanente per la realizzazione della nuova Strategia nazionale. All’inizio del 2025 la bozza finale è stata consegnata alla Presidenza del Consiglio.

Quali i Libri per capire

È stata anche redatta una bibliografia di libri utili per capire il fenomeno dell’antisemitismo, sia in relazione al contesto post-7 ottobre che da una prospettiva storica di lungo periodo: tra questi, si segnalano La nuova caccia all’ebreo di Pierluigi Battista (Liberilibri), Sugli ebrei. Domande su antisemitismo, sionismo, Israele e democrazia di Gadi Luzzatto Voghera (Bollati Boringhieri), Il nuovo antisemitismo: Interventi 1969-1978 di Jean Améry (Bollati Rodinghieri) e Il nemico ideale di Nathania Zevi (Rai Libri).

 

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