Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "La sinistra italiana islamicamente corretta, tutta cachemire e Corano".

Giulio Meotti
A Torino, gli accademici di lotta e di governo oggi sono riusciti ad annullare un accordo con Israele. La stessa Università di Torino che ha 16 accordi con l’Iran, il doppio di quelli con Israele. Ma Teheran sì che è di sinistra.
Il 5 marzo all’Università Sapienza di Roma, dove non hanno fatto parlare Papa Ratzinger, verrà presentato il libro di Yahya Sinwar, leader di Hamas e mente del 7 ottobre.

Se lo spot di Trump su Gaza ha scandalizzato tutti a sinistra (molto più del libro di un tagliagole alla Sapienza), il video su Gaza di Nicola Fratoianni è pura comicità involontaria: sembra un campus del Massachusetts, non c’è una sola donna burqizzata, in compenso ci sono bambini ebrei e arabi che si abbracciano.
Una specie di Mulino Bianco versione Qatar.
Si fa presto a dimenticare che gli unici bambini ebrei a Gaza erano i Bibas. E non c’è bisogno di intelligenza artificiale: questo video me l’ero immaginato nel novembre 2023 quando scrissi il viaggio a Gaza di Schlein, Conte e Fratoianni.Forse il video su Gaza Fratoianni se l’è fatto produrre da Al Jazeera: il leader della sinistra di lotta e di governo ha appena portato a Montecitorio il capo della redazione Al Jazeera di Gaza. Sarà lo stesso che organizza le coreografie di Hamas con gli ostaggi, bare infanticide comprese? Lo stesso capo di Al Jazeera a Gaza Wael Al-Dahdouh che ha dato la mano a Yahya Sinwar, il responsabile del 7 ottobre e dei civili utilizzati come scudi umani?

Nelle stesse ore, Gad Lerner e altri duecento ebrei italiani (fra questi, la famiglia Lerner al completo e tanti altri che anni fa sistemai in un pamphlet che mi valse una scomunica, Ebrei contro Israele) firmano un appello sulla Repubblica delle banane contro la “pulizia etnica” di Israele. C’è anche Roberto Saviano, che ebreo non è ma viene arruolato ad honorem.
Una decina di anni fa, sul Foglio, scrissi un articolo su Gad Lerner dal titolo “Maestro di soumission”. Siamo sempre lì e non c’è bisogno di aggiungere altro.
A Milano, il sindaco Beppe Sala ha appena deciso che non stava bene accendere Palazzo Marino di arancione per i fratellini Bibas.

Mica come il quartier generale del colosso editoriale Springer a Berlino, dove sono stati proiettati i volti dei Bibas. Unico giornale europeo a farlo. I volti di Shiri, Ariel e Kfir hanno brillato sul grattacielo Springer ad appena una settimana dall’accoltellamento al memoriale della Shoah diBerlino. “Proviamo una rabbia incontrollabile”, ha detto Jan Philipp Burgard, caporedattore della Welt. “Tutti coloro che banalizzano o relativizzano l’islamismo dovrebbero guardare in faccia i Bibas”.
Così parla un liberale, non la sinistra italiana tutta cashmere e Corano.

Per La Repubblica, tazebao della sinistra italiana, è il giorno del “ritorno alla libertà” quando Hamas fa sfilare gli ostaggi israeliani. Ci stanno dicendo che quello di Hamas è un regime di libertà? Che torna la libertà di pianificare il prossimo pogrom? Che considera i palestinesi felici di tornare sotto il pieno controllo dei tagliagole? Sì, a giudicare dal video di Fratoianni.
E poi sempre La Repubblica ha definito Ismail Haniyeh, il terrorista, “figlio di pescatori. La vita da mediano del professore di letteratura diventato leader politico Hamas”.
Del video di Trump su Gaza, la deputata grillina Stefania Ascari, capogruppo M5s in Antimafia, ha detto: “Aberrante, disumano e inaccettabile”.

OK, ma un po’ meno aberrante della partecipazione di Stefania Ascari cinque mesi prima del 7 ottobre, in Svezia, a una conferenza organizzata dai pro Hamas. Tra i loro ospiti c’era anche Mohammad Moussa Al Sharif, teologo islamico saudita che ha difeso i matrimoni con bambine e accusato cristiani, atei e “fornicatori” di essere una minaccia ai diritti umani (alla sinistra libertina saranno fischiate un po’ le orecchie).
Ha ragione Michel Onfray, che sul Journal du dimanche picchia duro: “Il 7 ottobre è la prova tangibile dell’esistenza di questo islamo-goscismo che i suoi agenti hanno dichiarato, come per la teoria del gender, non esisteva: la menzogna fa parte della strategia di coloro che avanzano sotto mentite spoglie. Tra gli islamo-goscisti, l’Islam prende il posto dell’avanguardia illuminata del proletariato dopo il crollo dell’impero sovietico”.
Basta prendere Dominique de Villepin, l’ex premier francese: in tv ha appena detto che “l’Algeria non è una dittatura” (tanti saluti a Boualem Sansal).
Sono tornati i collaborazionisti.
Intanto è ricomparso Massimo D’Alema. A Montecitorio si presenta il nuovo numero di Italianieuropei, la rivista dell’omonima fondazione che presiede. “Da giovani gridavamo che l’imperialismo americano era barbarie, poi abbiamo passato la nostra età adulta a pentircene, ora invece Trump sembra dar ragione alla nostra giovinezza”, ha detto D’Alema. Poi la perla: “Anche io se fossi nato in un campo profughi sarei un terrorista”.
D’Alema in versione fedayn. In effetti di terroristi un po’ se ne intende. A Beirut, da ministro degli Esteri, fece una passeggiata a braccetto con un leader di Hezbollah.
D’altronde D’Alema, davanti alle telecamere del regime cinese New China TV, ha rievocato la sua visita a Pechino nel 1978, quando era segretario del giovani comunisti italiani ed elogia lo “straordinario salto verso la modernità e il progresso” compiuto dalla Cina che, sottolinea, “è il grande merito storico del Partito comunista cinese”. D’Alema non deve essere mai tornato dalle vacanze ad Artek, nella Crimea sovietica, dove cantava l’Internazionale…
Oggi è tornato in libertà il terrorista palestinese che ha fatto strage di una mamma e dei suoi due bambini. Non i Bibas, ma gli Ohayon. Cambiano i nomi, ma la morale resta sempre la stessa.
Non Nir Oz, ma il kibbutz Metzer. Il terrorista è entrato dal cancello principale, poco prima di mezzanotte. Ha ucciso una donna vicino a una stalla, poi un guardiano. Ha tirato un calcio alla porta della casa più vicina. Nell’attacco vennero uccisi Revital Ohayon e i suoi due figli, Matan di cinque anni e Noam di quattro. Il commando penetra in una dimora scelta a caso, e in pochi minuti stermina l’intera famiglia, madre e due figli, tutti bambini neanche adolescenti. I piccoli li ammazza a letto, nei loro pigiami, abbracciati ai loro orsacchiotti.
Cazzo, questo sì che è “aberrante, disumano e inaccettabile”. Ma forse adesso è anche un po’ di sinistra.
La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).
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