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Libero Rassegna Stampa
28.02.2025 Hamas continua a uccidere ebrei
Cronaca di Dario Mazzocchi

Testata: Libero
Data: 28 febbraio 2025
Pagina: 8
Autore: Dario Mazzocchi
Titolo: «Hamas consegna le salme e continua a uccidere ebrei»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/02/2025, pag. 8, con il titolo "Hamas consegna le salme e continua a uccidere ebrei", il commento di Dario Mazzocchi. 


Dario Mazzocchi

Terrorista si lancia con l'auto sulla folla a Haifa: 13 feriti. Non fa notizia, ma il terrorismo continua, tutti i giorni. Alla fine della prima fase della tregua, Hamas continua a uccidere ebrei.

Almeno tredici feriti, di cui uno in gravi condizioni: è il bilancio dell’attentato avvenuto ieri pomeriggio nei pressi di Haifa, nel nord di Israele, dove un’auto si è lanciata su alcuni pedoni. L’autore sarebbe un uomo arabo di 24 anni, originario della comunità di Ma’ale che sorge a nei pressi della città situata nel nord del Paese. La polizia ha confermato l’uccisione dell’attentatore, mentre una ragazza di 17 anni è stata portata d’urgenza in ospedale.
La notizia è arrivata nel giorno che ha sancito la fine della prima fase di tregua con Hamas e che si era aperta nella notte tra mercoledì e giovedì quando il gruppo terrorista aveva consegnato i corpi di quattro ostaggi israeliani ancora in suo possesso.
Si tratta di Ohad Yahalomi, Tsachi Idan, Itzhak Elgarat e Shlomo Mantzur: mentre i primi tre hanno trovato la morte durante la prigionia, Mantzur era rimasto ucciso negli attacchi del 7 ottobre 2023. Il suo cadavere era stato trasferito subito a Gaza come merce di scambio.
Proprio riguardo alle azioni terroristiche di Hamas di un anno e mezzo fa, le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno presentato sempre ieri un’inchiesta che sottolinea come, nel corso delle tre ondate dell’operazione, «in totale circa 5.000 terroristi si sono infiltrati nel territorio israeliano». Il documento mette in luce le carenze e gli errori dell’esercito nell’organizzare una risposta immediata: dal materiale di intelligence mal interpretato all’eccessiva dipendenza dallo stato di preallarme prima di mettere in moto le fasi di difesa, oltre alla netta inferiorità delle truppe rispetto alle forze nemiche nella zona interessata e all’incapacità di realizzare in breve tempo cosa stesse davvero accadendo.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu si è rivolto intanto a chi aspetta ancora il rientro dei famigliari dalla Striscia di Gaza: «Continueremo a lavorare instancabilmente finché non riporteremo tutti gli ostaggi indietro», ha assicurato e ha dato il via libera alla squadra di negoziazione per raggiungere Il Cairo dove si terranno i nuovi colloqui perla seconda fase della tregua. La conferma è giunta dal ministro degli Esteri Gideon Sa'ar: «Siamo pronti a estendere il quadro della fase uno in cambio del rilascio di altri ostaggi. Se è possibile, lo faremo». Il ministro ha invitato così ad attendere l’esito del compito affidato alla delegazione composta da una quindicina di alti funzionari, giunti in serata nella capitale egiziana.
All’appello mancano ancora 58 ostaggi e oltre la metà di loro –è il timore delle autorità israeliane – sarebbero morti. Dei 33 che invece hanno fatto ritorno a casa, otto erano senza vita, compresi i piccoli Ariel and Kfir e la loro madre, Shiri Bibas, di cui solo mercoledì sono stati celebrati i funerali. Oltre 1.700 i palestinesi che invece hanno lasciato le prigioni israeliane: a quelli già liberi, si sono aggiunti i 643 di ieri.
Si procede con tutta la prudenza del caso, considerando le tensioni che rimangono molto alte. Hamas ha accusato Israele di violare l’accordo di cessate il fuoco perché si rifiuta di ritirare l’esercito dal cosiddetto Corridoio Filadelfia, la zona cuscinetto tra Egitto e Gaza, come al contrario era previsto con la conclusione della prima fase di tregua. «Non permetteremo agli assassini di Hamas di aggirarsi di nuovo per i nostri confini con pick-up e armi e non permetteremo loro di riarmarsi tramite il contrabbando», si legge in un comunicato governativo trasmesso ai media nazionali.
Dal mondo arabo che nelle scorse ore si è riunito in Arabia Saudita per varare un piano sulla gestione della Striscia di Gaza giungono voci di dissenso. Per la testata egiziana Al-Ahram, «alcuni partecipanti al vertice di Riad erano esitanti nell'impegnarsi per la ricostruzione prima di un'uscita completa di Hamas dalla scena, mentre altri hanno sostenuto che aspettarsi una semplice scomparsa di Hamas sia irrealistico». Dopo tutto, è lo stesso gruppo terroristico, nella sua frangia più intransigente, a pretendere di restare a Gaza per poter muovere le fila dalle retrovie e proseguire nella lotta armata contro lo Stato di Israele.

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