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Libero Rassegna Stampa
27.02.2025 Zelensky va alla Casa Bianca
Cronaca di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 27 febbraio 2025
Pagina: 4
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Zelensky va a Washington a firmare la pax mineralis. Trump: «Dazi all’Europa»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/02/2025, a pag. 4, con il titolo "Zelensky va a Washington a firmare la pax mineralis. Trump: «Dazi all’Europa»" la cronaca di Matteo Legnani.

Zelensky e Trump si incontreranno venerdì alla Casa Bianca per firmare l'accordo sullo sfruttamento delle terre rare in Ucraina. E' diventato un punto fondamentale nel processo di pace, al punto che si parla già di "pax mineralis": minerali in cambio della garanzia di sicurezza dell'Ucraina.

Qualcuno l’ha già soprannominata pax mineralis, la “pace dei minerali”. Perché, se fino a qualche settimana fa l'accordo tra Stati Uniti e Ucraina sulle cosiddette “terre rare” pareva essere uno dei passaggi del processo di pace tra Kiev e Mosca, è invece andando assumendo rilievo con il passare dei giorni, al punto da diventare la conditio sine qua non per l’avvio dei colloqui per fermare la guerra. Questo dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto non uno, ma ben due accordi con Washington sulle “terre rare”, ossia l’apertura da parte dell’Ucraina alla possibilità da parte degli Stati Uniti di accedere alle ricchezze minerarie del Paese come forma di “risarcimento” per i miliardi fin qui spesi dagli americani in aiuti e armi all'Ucraina e fondamento della futura collaborazione politica e militare tra Kiev e Washington in chiave anti-Mosca. DUE

SPONDE

Il fatto che Zelensky abbia respinto le prime due bozze di accordo, perché a suo dire non contenevano sufficienti garanzie circa il mantenimento della sicurezza e della pace in Ucraina, ha spinto l’amministrazione Trump a rivolgersi all’altro interlocutore, la Russia di Vladimir Putin, per intavolare le prime discussioni sulla fine del conflitto.
La mossa, condita con alcune uscite forse un po’ eccessive sull’effettivo ruolo di Mosca e Kiev nel conflitto, parrebbe tuttavia aver funzionato, se è vero che (probabilmente) Zelensky sarà già domani alla Casa Bianca per firmare insieme al presidente degli Stati Uniti quella che sarà la terza versione dell'accordo tra Usa e Ucraina sulle “terre rare”.
Una bozza che, come sottolinea il New York Times che ha potuto vederla, contiene effettivamente un riferimento al futuro e alla sicurezza dell’Ucraina laddove dice che «gli Stati Uniti supportano lo sforzo dell'Ucraina per ottenere le garanzie di sicurezza necessarie per instaurare una pace duratura».
Il presidente ucraino si è detto soddisfatto per l’aggiunta di questo passaggio, ma non abbastanza da non considerare l’intesa solamente come «un accordo quadro», «una cornice» il cui successo dipenderà da quanto Donald Trump saprà garantire in termini di sostegno al suo Paese.
«Voglio una frase sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina, è importante che ci sia. Voglio trovare un percorso per la Nato o qualcosa di simile. Se non avremo garanzie di sicurezza, se non avremo un cessate il fuoco, allora non funzionerà niente» diceva ancora ieri il numero uno ucraino. Da Trump è arrivato l’invito a «scordarsi dell’adesione alla Nato, perché probabilmente è stata la ragione per cui la guerra è iniziata».
L’avvicinamento tra le parti c’è, ma la situazione è ancora fluida a poche ore dalla prevista visita ufficiale di Zelensky a Washington. Quello che il presidente ucraino pare non aver capito è il fatto che l’esistenza stessa dell'accordo fornisce sostegno a Kiev e che il concretizzarsi di interessi economici americani in Ucraina funzioni di per sé come deterrente a una futura nuova aggressione delle forze di Mosca. «Se ci saremo noi lì, nessuno ci farà degli scherzi», ha ribadito ieri il presidente americano, definendo quello con Zelensky «un grande accordo», che prevede, nella versione datata ieri, l’apertura di un fondo a cui Kiev contribuirà al 50% degli introiti dello sfruttamento delle risorse minerarie di proprietà dello Stato, grazie alla «futura monetizzazione» di litio, grafite, cobalto, titanio, terre rare come lo scandio, ma anche gas e petrolio, e delle logistiche associate. Il fondo potrà essere usato anche per successivi progetti americani di investimento in Ucraina.

STOP AL DEBITO

L'intesa - precisa il Financial Times- non riguarda il flusso già attivo di proventi di attività di estrazione. Non viene citata la quota degli Stati Uniti nel fondo. Ci si riferisce solo ad accordi di «proprietà congiunta» che dovranno essere dettagliati in fasi successive. E non viene più citata la cifra di 500 miliardi di dollari di «debito» che Trump aveva chiesto a Kiev in un primo momento.
Se Trump ieri era in vena di “zuccherini” per l’Ucraina, altrettanto non lo è stato con l’Europa, poche ore dopo aver ricevuto nello Studio Ovale il presidente francese Emmanuel Macron e a poche ore dalla visita del premier britannico Keir Starmer. «Io amo i Paesi della Ue, ma siamo onesti l'Unione Europea è nata per fregare gli Stati Uniti e sta facendo un buon lavoro, ma ora sono io presidente». Così il presidente Usa ha confermato l'intenzione di imporre dazi del 25% sulle importazioni dalla Ue, tornando ad accusarla di «approfittarsi degli Usa, non accettando le nostre auto, niente da noi. Annunceremo i dazi contro l'Ue molto presto.
Saranno al 25% sulle auto e su altre cose» ha detto nel corso della prima riunione con il suo gabinetto alla Casa Bianca.

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