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Free Palestine è uno slogan sionista 21/03/2025


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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
26.02.2025 Se Churchill non è più un eroe, ma un razzista
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 26 febbraio 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Se Churchill non è più un eroe ma un razzista, l'Occidente è spacciato»

Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Se Churchill non è più un eroe ma un razzista, l'Occidente è spacciato".


Giulio Meotti

"Churchill era un razzista", la protesta dell'estrema sinistra woke in Inghilterra se la prende con lo statista che sconfisse Hitler e salvò l'Europa. Se l'Occidente perde tutti i suoi migliori punti di riferimento storici, la sua anima è persa.

“Siamo all’Anno zero politicamente corretto”. Così scrivo in un nuovo libretto in uscita questa settimana e una serie di notizie su Winston Churchill sembrano uscite dalla sua quarta di copertina.

Si intitola Manicomio Occidente. Gender, woke, multiculturalismo. Anatomia di un suicidio.

“Per combattere il razzismo e liberare gli oppressi, le istituzioni occidentali devono essere radicalmente trasformate fin dalle loro fondamenta. Centrale nel wokismo è la presa di coscienza dello strettissimo rapporto tra storia e potere. La storia sarebbe semplicemente un significante vuoto. Una costruzione ideologica nata per camuffare le storie di repressione che hanno portato l’Occidente a essere quel che è. Al centro delle storie vi sarebbero una molteplicità di lotte per l’egemonia perse dalle minoranze. Ora è arrivato il momento della vendetta. Il potere è l’unica realtà dietro queste facciate e il realismo woke non ha nulla da invidiare al realismo socialista. Solo che non è schierato in un singolo Paese, ma a livello globale”.

I ritratti di Winston Churchill sono stati rimossi da Westminster dopo la schiacciante vittoria del partito laburista alle elezioni, rivela il Telegraph.

Un vero manicomio. “Secondo la cultura dominante solo l’accoglienza incondizionata dell’altro, idealmente non occidentale, attraverso l’Islam, l’immigrazione e il wokismo, permette di intravedere la speranza di una redenzione e di una rigenerazione sulle rovine di un mondo secolarizzato” scrivo in Manicomio Occidente. “Siamo un misto di decadenza e barbarie”.

Disegni, stampe e fotografie del leader della Seconda guerra mondiale sono stati tolti di mezzo. Una fotografia rimossa da Portcullis House, l’edificio principale degli uffici del Parlamento, mostra Churchill in piedi al Cenotafio nel 1945, dopo la vittoria su Hitler.

Perché nascondere Churchill?

Una volta ammiravamo statisti, generali e soldati che combattevano per il proprio paese e per la libertà, prima che ci insegnassero a vedere le guerre come un gioco di prestigio globale in cui gli uomini combattono e muoiono come burattini dei banchieri internazionali. Quell’atteggiamento corrosivo, coltivato con cura dai marxisti, ha quasi condannato l’Europa occidentale prima della Seconda guerra mondiale e l'ha prosciugata durante la Guerra fredda, lasciandoci uomini che non avrebbero più combattuto per nulla. Furono i marxisti a insegnarci che la guerra era una cospirazione, che le nazioni erano burattini di industriali e capitalisti che avviavano conflitti insensati per profitto e per distrarre la classe operaia dalla rivoluzione. Alla fine questa posizione cinica è stata ampiamente accettata, diffusa dal mondo accademico e dall’industria dell’intrattenimento, e ora è ovunque, sebbene in forme diverse.

Gli europei occidentali, che un tempo erano disposti a distruggere un continente per terre e identità, ora cedono liberamente le loro città. Speriamo che ritrovino il coraggio di ripulire le stalle di Augia della Jihad nelle loro capitali.

“Free Palestine” sul Cenotafio ai caduti di guerra

Il Consiglio comunale di Westminster che ha in carica il Cenotafio - il monumento più importante della Gran Bretagna ai caduti in guerra - di fronte ai fan di Hamas ha ordinato la rimozione delle bandiere, il tributo della nazione ai suoi “Gloriosi Morti”. Per non irritare le cheerleader dei macellai palestinesi, gli stendardi dell'esercito britannico, della Royal Navy e della Royal Air Force sono stati abbattuti. Tutte le volte che sono stato a Londra e ho camminato a Whitehall, non ricordo di non aver visto le bandiere. Quindi questa era la prima volta e le prime volte hanno sempre un certo significato.

Oggi non abbiamo più neanche il diritto di cacciare i medici inglesi che glorificano i massacri di Hamas. E la BBC realizza documentari su Gaza in cui arruola il figlio di un vice ministro e leader di Hamas.

Se la tv pubblica britannica Channel 4 accusa Churchill di “apartheid”, le lettere di Churchill sono finite sotto censura, perché chiama i tedeschi “unni” e l’Islam “una religione di proselitismo militante e la più grande forza retrograda al mondo. Se non fosse per la Cristianità, potenziata dalle armi della scienza, la civiltà dell’Europa moderna crollerebbe, proprio come è crollato a suo tempo l’Impero romano”.

Come vedeva lungo, Churchill. E ora l’Europa cade come l’Impero romano.

I funerali di Churchill a St Paul

La cattedrale di St Paul ha bollato Churchill come un “imperialista sfacciato” e un “suprematista bianco”. Parliamo della chiesa dove si sono svolti i funerali di stato di Sir Winston nel 1965. La cattedrale di St Paul ha tenuto intanto il suo primo “iftar interreligioso”.

Nei consigli comunali, i dipinti di Churchill sono accompagnati da descrizioni del suo “razzismo”.

La fondazione istituita per onorare Churchill ha rimosso tutte le sue foto dal sito Web e ha cambiato nome dopo aver criticato le sue opinioni “inaccettabili" sulla razza. Il Winston Churchill Memorial Trust si è ribattezzato Churchill Fellowship e ha cancellato un articolo che parlava di Churchill come di un "leader molto amato". Anche un elenco dei suoi successi è stato eliminato. L’ente è stata fondato il 1 febbraio 1965, due giorni dopo il funerale di Churchill, cui la Regina estese il patrocinio della monarchia.

Una scuola nel Sussex ha invece eliminato il nome di Churchill, mentre il Churchill College – fondato nel 1958 in sua memoria a Cambridge - ha tenuto un dibattito sul “suprematismo bianco” del leader inglese.

Il premier laburista Keir Starmer ha anche rimosso un dipinto di William Shakespeare.

E allora perché non mettere sotto censura anche i dipinti di Botticelli, dalla Primavera alla Nascita di Venere? Sta succedendo davvero e non nell’Afghanistan dei Talebani, che sono fieri delle università britanniche.

“Non credo che ‘Uomini e topi’ sia una lettura appropriata per la scuola”. In un’intervista alla BBC di un anno fa, una studentessa di 16 anni di Belfast, Angel Mhande, ha sollevato un nuovo dibattito sui classici della letteratura. Questa volta tocca al Nobel John Steinbeck e al suo grande romanzo, datato 1937, che racconta uno spaccato dell’America di un secolo fa. Angel Mhande disse: “Sono preoccupata per il modo in cui questo libro parla ai giovani neri e ai giovani bianchi”. Secondo Mhande la lettura di Uomini e topi dovrebbe essere esclusa dal curriculum.

Il Corriere della Sera ne fece un articolo: “Steinbeck ‘è razzista, togliamolo da scuola’. Minacce a una ragazza nera di 16 anni per le parole su ‘Uomini e topi’”. Dunque la storia sono gli attacchi alla ragazzina che vuole cancellare il Nobel per la letteratura.

Detto fatto. Uomini e topi è stato appena rimosso dal curriculum scolastico. E pensare che il romanzo appassionò talmente Cesare Pavese che nel 1938, in pieno fascismo quando non si portavano molto i romanzi americani, realizzò la prima traduzione di Steinbeck per Bompiani.

Pensavo che fosse una censura che poteva arrivare soltanto dalla Turchia di Erdogan, dove Uomini e topi è considerato un “libro immorale” e per questo da bandire dall’insegnamento scolastico. Invece ora succede anche in Occidente. Questa settimana anche le opere di Shakespeare sono finite sotto censura nell’università di West England (le università britanniche stanno accelerando sul woke).

Nell’ultimo anno, molte case editrici hanno riscritto i romanzi che “offendono”, come Agatha Christie con Dieci piccoli negri e Joseph Conrad con Il Negro del Narciso. E anche il grande romanzo di Ernest Hemingway Il vecchio e il mare è ora sotto censura nelle università per evitare di turbare gli studenti.

Tutto si riduce alla dicotomia indicata dalla bravissima Melanie Phillips: civiltà o barbarie? Churchill knows better…

Un piccolo capolavoro costruito intorno a una semplice domanda: cosa spinse il numero 10 di Downing Street a sostenere l’idea di uno stato ebraico? Il saggio di Jill Hamilton, Il dio in armi, è una lettura indispensabile per coloro che non hanno capito che Israele è un destino e anche perché ce l’hanno tanto con Churchill e la sua generazione di eroi.

Uno stato ebraico non sarebbe mai sorto se non fosse stato per il primo ministro britannico (1916-1922) David Lloyd George. Dei dieci uomini del suo gabinetto, tre erano figli di ministri di culto e uno sarebbe diventato pastore della Chiesa riformata. Lo schemà Israel (ascolta Israele) esercitava un potere talismanico sulle loro decisioni. Ammaliato dai racconti su Giaffa, Gerico e Gerusalemme, le vallate di pino ed eucalipto, Lloyd George diceva di aver imparato i nomi dei fiumi e delle montagne della terra santa prima di quelli del Galles. Chaim Weizmann, il biochimico russo dell’Università di Manchester che fece da ponte fra i sionisti e Londra, diceva che “uomini come Balfour, Churchill, George erano profondamente religiosi e credevano nella Bibbia. Per loro il ritorno del popolo ebraico era una realtà”. Così il cancelliere Lord Ashley, un devoto evangelico che riformò il lavoro in fabbrica, la legge contro la schiavitù, quella sugli orfanotrofi e l’obbligo di istruzione, sosteneva di essersi ispirato all’Antico Testamento e che per questo doveva servire la causa ebraica. Il ministro delle Colonie, l’unitariano Joseph Chamberlain, si convinse che “l’antica città del popolo di Dio sta per riprendere un posto fra le nazioni”.

Geoff Russ ha giustamente scritto che “Churchill è una figura più divisiva oggi che nel 1941”. Churchill aveva capito prima degli altri la minaccia del nazismo, del comunismo, dell’islamismo e delle democrazie come tigri di carta.

E per fortuna ai tempi dell’eroe con la bombetta e il portasigari, l’identikit dello statista occidentale non era tarato su Kamala Harris o Elly Schlein, altrimenti oggi avremmo la svastica e la falce e martello a dividersi l’Europa. Quanto alla mezzaluna, è già dentro e fuori Westminster.

La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).

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