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Il Giornale Rassegna Stampa
26.02.2025 Ucraina e Israele il fronte è lo stesso
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 26 febbraio 2025
Pagina: 16
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ucraina e Israele il fronte è lo stesso»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 26/02/2025 a pag. 16 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Ucraina e Israele il fronte è lo stesso".


Fiamma Nirenstein

Zelensky e Netanyahu combattono sulla stessa barricata, anche quando votano all'Onu l'uno contro l'altro.  La sconfitta dell’uno o dell’altro degli aggrediti sarebbe un danno irreparabile per il mondo.

Israele e l’Ucraina sono sempre stati dalla stessa parte, contro l’aggressione sanguinaria che solo chi vive questa guerre dalla parte della libertà e della democrazia conosce fino in fondo. E’ una verità che tornerà a risplendere. I missili iraniani sparati da Putin contro Kiev, e a Gerusalemme dai fronti dell’odio contro Israele, raccontano tutta la storia vera: c’è un solo grande nemico, e vuole battere l’Occidente. La sconfitta dell’uno o dell’altro degli aggrediti sarebbe un danno irreparabile per il mondo. Le circostanze che hanno portato i due Paesi, talora, su campi separati fanno parte della dimensione tattica delle loro difficili rispettive guerre di sopravvivenza. Israele ha votato col fronte trumpiano all’assemblea dell’ONU due giorni or sono, e il mondo intero ne ha fatto titoli di testa; l’Ucraina fra il 2015 e il 2025 ha votato contro Israele all’assemblea ONU 122 volte e 41 si è astenuta, mai in favore. Kyev ha votato a gennaio addirittura a favore della mozione egiziana sostenuta dalla Giordania e dall’Autorità nazionale palestinese, sulla quale persino le nazione europee si sono astenute, per il bando del nucleare dal Medio Oriente: l’ambasciatore l’ha spiegato come un gesto di politica abitudinaria. Israele, aveva votato per la condanna dell’invasione Russa nel marzo del ’22.  Sharansky che è stato per dieci anni in prigione in Russia come dissidente ebreo racconta oggi che un anno di prima di essere assassinato da Putin, Navalny gli ha scritto che si trovava nella prigionia identica a quella da lui sofferta perché voleva partire per Israele. Israele lo sa, ma finchè la Russia, con minaccia molto consistente e insieme agli Hezbollah e agli uomini di Assad, ha minacciato Gerusalemme dal confine, ha potuto fornire all’Ucraina piuttosto che armi aiuti umanitari, ospedali da campo, strumenti per la difesa. Avrebbe, si può pensare, potuto fare di più, e forse ha fatto di più senza pubblicità, ma non ne sappiamo abbastanza. 

I due Paesi hanno mantenuto le distanze, mandandosi segnali di futura collaborazione, appena possibile. Zelensky ha solidarizzato per il 7 di ottobre e ha detto che sarebbe venuto non fosse stato per il viaggio contemporaneo di Blinken. Trump adesso, nega la verità evidente dell’aggressione di Putin, la sua depravata gestione che ha perfino rapito 20mila bambini; Zelensky ha il 57 per cento dell’approvazione, è un leader sostenuto dalla sua gente, e spesso in guerra si ritardano le elezioni. Anche Netanyahu è stato ed è spesso vituperato, anche Biden lo ha fatto ignorando la sua maggioranza. Nel terzo anniversario dell’aggressione di Putin, non c’è giornale in Israele che non esalti l’eroismo degli ucraini, e non condanni i crimini di guerra russi. Israele ha un naturale atteggiamento di vicinanza con l’Ucraina. La necessità di mantenere un rapporto solido con l’amministrazione americana, l’unica che capisce e agisce in base al pericolo di vita che corre Israele, è palese, evidente ed è alla base del voto all ONU. Israele e l’Ucraina si sono talvolta reciprocamente neglette, e invece si devono abbracciare e combattere insieme: la loro è un’unica battaglia. Nel dicembre del 2002, ho ricevuto il premio Irina Alberti per il senso etico della professione insieme a Anna Politkovskaja, eroina assassinata da Putin. Insieme, lei contro Putin, fino all’ultimo, io contro il terrorismo, difendevamo la democrazia. La stessa guerra continua. 

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